Noè, il carpentiere e noi

Recensione a «Imparare dalle catastrofi» di Stefano Caserini ed Enrico Euli

Non è che apocatastasi sia termine di uso comune ma è indispensabile per accompagnare questo «Imparare dalle catastrofi» (sottotitolo «Guida galattica per sopravvivere al futuro»: edito da Altreconomia, 1260 pagg per 10 euri). Come spiega la voce apposita «apocatastasi è una catastrofe che reintegra, alla fine dei tempi, la creazione e la rigenera in nuove forme». Se dunque dalle parti della fine del mondo come lo conosciamo troveremo un nuovo inizio qualcosa si salverà. A meno che non sia l’ultima illusione che «ci permette di continuare a sopravvivere, di tappar falle, di agitarci e di non deprimerci». Di notizie buone il lombardo Stefano Caserini e il sardo Enrico Euli ne danno ben poche nel loro libretto (160 pagine per 10 euri) aperto da una vignetta di Altan e chiuso da una interessantissima postfazione di Luca Mercalli il quale una speranziella la regala: «la catastrofe ambientale è già iniziata ma può ancora essere guidata, gestita, illuminata dalla conoscenza, dalla fantasia e dalla creatività». Da tempo sappiamo che la direzione di marcia è l’abisso, spiega Mercalli che però conclude: «Speriamo dunque di non estinguerci ben informati ma raccogliamo ancora una volta l’invito a immaginare altri mondi possibili».

In una delle 37 voci di questo vocabolario – «Rimozioni» – si legge che «la gente reagisce come se non sapesse quello che sa». Si potrebbe obiettare che solo ristrette elites conoscono davvero le coordinate della marcia verso il baratro ma la conclusione non cambia: perché non si progetta una via d’uscita, in primo luogo arginando i danni e cambiando rotta? Eppure fra le voci finali di questo prezioso memorandum ve ne sono due («Ultima speranza» e «Zig zag») che ci ricordano la forza dell’imprevisto. Per un’ironia dell’alfabeto la voce in mezzo è «violenza» dove si rammenta che viviamo in una gabbia auto-costruita («non ci sono guardiani che fanno uscire o entrare») dominata da «una violenza strutturale molto rigida, stabile e profonda». Un cammino di liberazione da questo contesto di guerre e di un pianeta asfissiato è ancora possibile? Se sì  la traversata verso altri mondi dovrebbe «dare nuovi significati all’educazione, alla formazione, al gioco» ma anche al lavoro e alle profezie. C’è – alla voce «Futuri anteriori» – un apologo di Gunther Anders che immagina Noè sbeffeggiato da tutti ma «a sera un carpentiere bussò alla sua porta e gli disse: Lascia che ti aiuti a costruire l’arca perché quello che hai detto diventi falso».

CONSUETA NOTA

Questa mia recensione è stata pubblicata (al solito: parola più, parola meno) il 19 gennaio nelle pagine culturali del quotidiano «L’unione sarda». Il libro merita senz’altro altre considerazioni e spero che altre/i interverranno qui in blog. (db)

 

Redazione
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