NON CAPIAMO
(Roba del Pabuda…)
di primo mattino,
sulla panchetta grigia
d’ardesia dura
in fondo al giardino
col caffè che si raffredda
nella tazza
sospesa a mezz’aria
e il sedere
che ghiaccia sull’ardesia:
tra un sorso e l’altro
ascoltiamo
l’insistente gracchiare
d’una cornacchia:
ci scappa senza pensarlo
un risolino:
di quel verso d’uccello
facciamo automatica
una traduzione comica,
carnevalesca, umanoide:
non capiamo
se nella lingua sua
di cornacchia
nel mattino umido
quel verso
di cornacchia umida
e mattiniera
sia forse
un bellicoso segnale
per ribadire l’arrogante pretesa
di dominio territoriale,
un richiamo allarmatissimo
e disperato
alla figliolanza scomparsa dal nido
o uno straziato lamento
per il bisogno quasi doloroso
d’un impellente,
irrimandabile, accoppiamento.
noi, come marionette:
ridiamo: meccanicamente
a sentir ripetere
quel gracchiare intraducibile:
neanche facciamo ipotesi:
non capiamo niente.
Traduco: cra.