Non è la Storia che si ripete ma ….

di Giorgio Chelidonio

L’aver visto, nello spazio di pochi giorni, due film, assai diversi, mi ha suggerito alcune riflessioni.

Il primo film si intitola «La belle époque» ed è stato recensito come «uno dei migliori dell’anno» [LINK 1] ma con la Storia e con l’epoca suddetta non ha nulla da spartire. In estrema sintesi, è una storia malinconico/nostalgica magari interessante come idea-chiave ma con uno svolgimento troppo spesso “sopra le righe” nel dialogo e nelle battute. Oltretutto, il titolo poteva anche essere «Roxy bar» perché La belle époque è solo il nome di un finto bar parigino anni ’70 ricostruito per far da fondale a una costosa rivisitazione del proprio passato, scegliendone un “momento” ricordato come ideale di felicità. Insomma, una versione per ricchi (nel film pare costasse circa 20.000 dollari per rappresentazione) in qualche modo simile alle cosiddette “escape room” [LINK 2] di cui fino a poco tempo fa non conoscevo neppure l’esistenza ma che non possono non ricordarmi l’involutiva parabola socio-digitale di Second Life [LINK 3].
L’altro film, di tutt’altro spessore, è «
L’ufficiale e la spia» [LINK 4]. Ripercorre, senza lasciar fiato, il cosiddetto “affare Dreyfus”, una storia di autoreferenzialità borghese accaduta, pure a Parigi, proprio sullo sfondo della parte iniziale della “belle époque” [LINK 5]. Con questa definizione si indicò «un periodo di pace, di grande sviluppo economico e di fiducia nelle sorti della civiltà borghese europea» [LINK 6] durato quasi 4 decenni ma sprofondato nelle carneficine della Prima Guerra Mondiale.
In entrambi i casi non è “la Storia” che si ripete, né tantomeno le storie (quelle individuali, micro o macro) ma sono i difetti – e i pochi ma importanti pregi – dell’animo umano. A questo proposito, Konrad Lorenz [LINK 7] dedicò un intero capitolo di riflessioni evolutive sul concetto degli «Effetti perversi di comportamenti originariamente teleonomici»: ad esempio, «il piacere della crescita quantitativa» (e del suo possesso) e «il piacere competitivo». Sebbene non sia questa la sede adatta ad approfondire le complesse relazioni fra teleologia [LINK 8] e teleonomia, si può semplificare osservando i nessi comportamentali fra “specialismo”, “rinuncia alla comprensione” (cioè usare manufatti senza comprenderne la natura, perché troppo specialistica), “pubblicità”, “entusiasmo collettivo di tipo aggressivo”, “propaganda politica” e “domesticazione”. In altre parole, si tratta di comportamenti acquisiti come positivi (e perciò profondamente radicati) dalla selezione evolutiva degli ominini ma che nei comportamenti di massa dei tempi storici sono diventati “pericolosi”, anzi “distruttivi” della loro stessa finalità di esistere.
In etologia animale è illuminante il caso dei cervi maschi: selezionati come maschio-alfa dalle stesse femmine in base alla grandezza delle corna (dette palchi: vere e proprie “armi” di difesa-offesa, oltreché indice di robustezza e longevità) ne subiscono non solo un aggravio biologico (dovendo riprodurle, dopo ogni perdita stagionale) ma anche un pericoloso impedimento nel muoversi nei loro ambienti forestali, rendendoli progressivamente “a rischio” per aggressioni da parte di predatori. Per meglio inquadrarli nella dimensione socio-evolutiva degli umani, Konrad Lorenz attribuiva la “distruttività” dei comportamenti equivalenti alla «discrepanza tra la velocità di viluppo dell’evoluzione culturale e dell’evoluzione genetica».
Infine, per calare queste riflessioni nella complessità del nostro tempo, sembra utile citare una recente intervista ad Alessandro Barbero. Si apre sulla domanda «
Stiamo tornando al medioevo?» seguita dall’affermazione che «Si è sempre barbari di qualcun altro». Invitandovi a leggerla [LINK 9] ne propongo un passo illuminante: «A che cosa potremmo paragonare, allora, l’attuale regressione del dibattito politico? Potremmo dire che stiamo tornando all’inizio del medioevo, quando le invasioni barbariche hanno avuto, tra gli altri effetti, anche l’abbassamento della capacità di ragionare. Perché è vero che gli intellettuali del VI e VII secolo non sono molto forti in logica: ragionano più per associazioni di idee e frasi ad effetto. Oggi in certi ambiti pubblici funziona così: la logica nei discorsi non conta».

LINKS

  1. http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/unfilmalgiorno/2019/11/06/la-belle-epoque-ode-malinconica-allamore_333bb172-3a6e-46ee-9332-922e60de294a.html
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Escape_room
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Second_Life
  4. http://www.cineforum.it/recensione/L-ufficiale-e-la-spia
  5. http://www.treccani.it/enciclopedia/belle-epoque/
  6. https://storiaestorie.altervista.org/blog/la-belle-epoque/?doing_wp_cron=1575550138.9376449584960937500000
  7. Lorenz K., 1985: «Il declino dell’uomo», A. Mondadori Editore, Milano.
    https://www.angelomercuri.it/wp-content/uploads/2018/10/Il-declino-delluomo.pdf
  8. http://www.treccani.it/enciclopedia/teleonomia/
  9. https://www.tpi.it/costume/alessandro-barbero-barbari-italia-intervista-20191201508014/

Link per l’immagine: rielaborato da: https://wallhere.com/it/wallpaper/929451

 

Giorgio Chelidonio

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