Non prenderò un gelato su Marte

Chi frequenta codesto blog ha forse notato che il lunedì scrivo in una rubrica dall’ironico titolo “Brevi cenni sull’universo noto” e il martedì invece viaggio nella fantascienza (e dintorni) con “di Marte si parte”. In varie occasioni, ma anche in “Mi fido d’io?” (qui in alto), spiego che vivo – senza schizofrenie – in entrambe queste dimensioni: sia nel mondo cosiddetto reale che nei territori del fantastico o, come preferisco dire, di altri possibili universi, di altri “domani”. Scrivendo ieri dei 50 anni dal volo di Gagarin ho mescolato il mio fortissimo o forse “folle” desiderio delle stelle con la triste consapevolezza di vivere attualmente in un mondo dove si trovano montagne di soldi per lo spazio (almeno in quella fase storica dove interessano le ricadute militari-strategiche) e non per gli esseri umani.

Mi piace dunque – per oggi – fare questo gioco. Oggi che è “di marte” tornate sulla Luna (lunedì?) o nello spazio con Gagarin cioè con il mio articolo di ieri dove però trovate la mia voglia di mangiare un gelato su Marte. Da lì rimbalzate qui e di nuovo lì. Ecco, è così che – per la maggior parte della mia vita- mi sento: qui e lì insieme. Penso che alcune persone appassionate di fantascienza mi comprendano. Spero che accada anche a chi non ha mai letto (finora?) neanche un rigo di Asimov, Brown, Dick, Ursula Le Guin, Robert Sawyer…

Questo non-articolo come quello (lungo) di ieri è dedicato alla memoria di Riccardo Mancini, un’assenza-presenza nel mondo cosiddetto reale come in quegli altri dove la razza umana ha già raggiunto le stelle o è sul punto di farlo.

 

Redazione
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