Oggi è sciopero generale: ma…

ma se è dimezzato a chi fa paura?

Vincenzo Miliucci riassume il punto di vista dei Cobas (e non solo?) sulle “oscillazioni” di Cgil e Uil

OBBEDISCO !

La resa di CGIL-UIL nello scontro con il governo Merloni-Salvini è stata ignobile quanto scontata : non potevano infrangere le stesse regole di cui sono stati complici in funzione anti-sindacati conflittuali.

Anche la conferenza stampa Cgil-Uil di replica a Salvini è stata una messinscena, una pantomima, mentre è del tutto evidente l’autogol.

Cornuti e mazziati. Una lezione che speriamo possa servire ai tanti lavoratori che ancora seguono questi postulanti; nonostante le tante batoste sofferte a causa loro sia nel rinnovo di contratti bidone, sia nelle moltiplicate precarietà e povertà, sia nelle mancate risposte al carovita e alle bollette, sia nell’assenza di sostegno a sanità-pensioni e nella perseveranza della truffa dei Fondi Privati Sanità-Pensioni di cui i sindacati “istituzionali” sono cogestori.

Quanto allo smarcarsi della Cisl niente di nuovo, da sempre è accodata al carro governativo.

ATTENZIONE: Cgil-Uil vogliono far passare il loro agire perdente «per sconfitta dei lavoratori». Ma… IL DIRITTO DI SCIOPERO E’ SOTTO ATTACCO DA SEMPRE. Sopratutto da quando è stata istituita la «Commissione di Garanzia sullo Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali» (CGSSE) con la legge 146 del 12 giugno 6 1990 (articolo 12 e successive modifiche limitanti ed estensive).

Di questo attacco sono responsabili i governi di centrosinistra e centrodestra, i loro partiti di riferimento, i sindacati in particolare Cgil-Cisl-Uil+UGL e le organizzazioni “gialle”.

E’ stata proprio l’insorgenza COBAS da fine anni ’80 in poi – con il grande seguito di lotte e scioperi in tutte le categorie – a far correre ai ripari governi, padroni e sindacati “storici” con l’introduzione della repressione antisindacale, con le famigerate precettazioni e le salatissime multe ai singoli lavoratori e alle organizzazioni che disobbedivano ai diktat della Commissione.

La Confederazione Cobas e le altre organizzazioni sindacali di base si sono sempre opposte a ogni limitazione, mantenendo vivo e operativo il diritto a scioperare.

I Cobas sono discendenti dello storico movimento mondiale dei lavoratori che nell’800 conquistò il diritto di sciopero, facendolo poi diventare con la Repubblica nata dalla Resistenza un Diritto Costituzionale. E sono discendenti del movimento egualitario degli anni’70 fino a quello del 21°secolo di «un altro mondo è possibile». E i Cobas intendono mantenere ben saldo questo patrimonio per consegnarlo arricchito alle future generazioni di emancipatori.

Ritenendo lo sciopero un’arma potente in mano ai lavoratori e alle classi meno abbienti, pensiamo ne vada fatto il giusto utilizzo all’insegna della massima convergenza-unità d’azione per ottenere risultati tangibili, rispetto democratico e ripudio della guerra.

Da qui la critica-rifiuto Cobas sia degli scioperi generali agiti in via strumentale dai sindacati concertativi (in funzione dell’esclusivo monopolio della rappresentanza e contrattazione) sia dei pluri-scioperi generali indetti da alcune organizzazioni sindacali di base “certificanti l’esistenza in vita di chi li promuove”.

Lo sciopero generale – in quanto politico e universale – deve puntare al massimo del consenso e della comprensione, utili per consolidare i diritti e per rinnovare la società.

La vignetta è “vecchia” (ma sempre vera): cambiano in apparenza i governi ma negli ultimi anni comunque si definiscano… fanno a gara per togliere diritti. La redazione della “bottega” ha sintetizzato alcuni passaggi del testo inviato da Vincenzo Miliucci… senza avere il tempo di sentirlo; se qualcosa va spiegato un po’ meglio noi siamo qui.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Un popolo che elegge i fascisti al governo, non è vittima, è complice!

  • Gian Marco Martignoni

    Sinceramente l’intervento dell’amico e compagno Vincenzo è fuori luogo e non in sintonia con la nuova fase dello scontro di classe. A questo proposito è consigliabile, pena il confinarsi nella ben nota irrilevanza sociale e politica, la lettura dell’articolo in prima pagina de La Stampa di oggi, a firma Marco Revelli, ” Se i dimenticati battono un colpo “.

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