Ne avevamo parlato su queste pagine pochi giorni fa, in occasione di altre due morti per freddo, ovviamente non basta. Parole anche le mie naturalmente, niente di più, soltanto parole, come tutti del resto o quasi, se togliamo le associazioni laiche e cattoliche che con i loro volontari cercano disperatamente di indirizzare i senzatetto verso strutture in cui passare almeno le ore più fredde delle notti romane e di indirizzare le politiche di Comune e Municipi verso una rete sociale efficiente che eviti le morti da povertà. Certo, il web si commuove per il clochard che privo di tutto festeggia il compleanno del suo cane con tanto di torta e candeline, sia perchè tanto sta in Colombia e quindi possiamo far finta di essere buoni perchè estraneo alle nostre vite sia perchè dopo che ne hanno parlato i giornali è scattata una raccolta fondi per aiutarlo a dimostrazione che quando i giornali ne parlano le persone non restano insensibili.
E infatti, a meno che il cane del clochard non faccia il salto mortale o sappia contare con la coda fino a cento, i giornali non ne parlano mai, se non per registrare il decesso come nell’ultimo caso del Pigneto. Si potrebbe pensare che non ne parlino per disinteresse, perchè non fa vendere copie, ma non è così. Non ne parlano perchè bisognerebbe poi andare fino in fondo al problema ed è pericoloso per chi tutti i giorni deve comunque restare in cointatto con il potere, fosse anche quello decentrato di un ente locale. Si dovrebbe andare dal sindaco di Roma Gualtieri e dall’assessora ai servizi sociali Funari a chiedere conto di che fine hanno fatto le promesse annunciate in occasione delle due morti precedenti durante quest’inverno. Sono stati utilizzati i 5 milioni di euro inutilizzati dalla giunta Raggi per trovare sistemazioni? Come sono stati utilizzati i fondi aggiuntivi che l’assessora a dicembre diceva di aver stanziato per i Municipi per l’accoglienza temporanea dei senza fissa dimora? E’ stato previsto un processo non basato soltanto sul volontariato per far conoscere ai senzatetto la possibilità di trovare riparo dal freddo?
Domande che nessuno fa in un Paese dove i giornalisti si sono trasformati da watchdog a semplici dog del potere, che applaudono il potente di turno e anzichè alzarsi e andarsene quando alle conferenze stampa il conferenziere non accetta domande, un’usanza introdotta nel comune di Roma da Virginia Raggi, restano a scrivere il dettato senza osservazioni critiche o sussulti di dignità. E allora se non si fanno le domande che almeno si dia spazio alle risposte dinanzi agli occhi di tutti: c’è una responsabilità precisa e criminale nelle morti per freddo a Roma e che si chiami Alemanno, Raggi, Gualtieri o fosse anche la buonanima di Petroselli, le responsabilità di queste morti per freddo sono del comune di Roma e della mancata messa in atto di politiche di prevenzione sociale. Sul caso indaga la polizia, si scrive sui giornali. Quando muore un giovane della Roma bene per l’assunzione di droghe si cerca immediatamente il pusher e lo si accusa di omicidio come conseguenza di altro reato. Ma quando muore un clochard, un senzatetto, un barbone privo di reddito e di diritti a nessuno viene in mente di rilevare che quella morte è conseguenza di una serie di omissioni d’intervento pubblico che potevano salvargli la vita. Per questo motivo le morti per freddo, quest’ultima del Pigneto come quelle che presto seguiranno, sono in realtà omicidi annunciati.