Palestina e fumetti: Joe Sacco sotto attacco per…
… per il premio Esner: viene accusato di propaganda antisemita.
di Fabrizio Melodia
Il fumetto tra arte e politica: la controversia sul Premio Eisner a Joe Sacco
Il mondo del fumetto si trova al centro di un acceso dibattito che tocca questioni di arte, politica e memoria storica. La recente assegnazione di un Premio Eisner a Joe Sacco per la sua opera “War on Gaza” ha scatenato una controversia che va ben oltre i confini del settore, sollevando interrogativi profondi sul ruolo del fumetto come strumento di documentazione e sulla sottile linea che separa il reportage dalla propaganda.
La voce dei fumettisti israeliani
L’Associazione degli autori israeliani di fumetto ha reagito con particolare durezza alla decisione della giuria degli Eisner Awards. Uri Fink e Michel Kichka, rispettivamente presidente e vice-presidente dell’associazione, hanno espresso il loro dissenso con parole che non lasciano spazio a interpretazioni: “Will Eisner si starà rivoltando nella tomba!”
La scelta di richiamare la figura di Will Eisner non è casuale. L’autore di “Contratto con Dio”, al quale è intitolato il prestigioso premio, era di religione ebraica, e secondo i critici israeliani questa circostanza rende ancora più dolorosa l’assegnazione del riconoscimento a un’opera che considerano profondamente antisemita e antisionista.
Per Fink e Kichka, “War on Gaza” rappresenterebbe “un pamphlet sottile che oltrepassa il confine tra reportage e pura propaganda, uno strumento di odio antisemita e antisionista”. Una posizione condivisa da altri autori come Itzik Samuha, che definisce l’opera di Sacco “un’opera di propaganda palestinese estremamente superficiale”, accusandola di presentare “versioni distorte della verità” e di dipingere la società israeliana come “un collettivo omicida senza individualità”.
Il fumetto come testimonianza storica
La controversia assume una dimensione ancora più complessa se si considera il precedente collaborativo tra Art Spiegelman e Joe Sacco. I due maestri del fumetto d’autore hanno infatti realizzato insieme “Mai più” (Never Again and Again), pubblicato su Internazionale e The New York Review of Books, un’opera che affronta direttamente il conflitto israelo-palestinese attraverso gli occhi di due autori che hanno fatto della memoria storica e del reportage i pilastri della loro produzione artistica.
Spiegelman, Premio Pulitzer per “Maus”, ha dedicato la sua carriera a esplorare i traumi del Novecento attraverso il linguaggio del fumetto. La sua capacità di trasformare la Storia in narrazione grafica lo ha reso un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia comprendere le potenzialità espressive del medium fumettistico applicato ai grandi temi del nostro tempo.
Joe Sacco, dal canto suo, è universalmente riconosciuto come il pioniere del giornalismo a fumetti. Con opere come “Palestina” e “Gorazde. Area protetta”, ha dimostrato come il fumetto possa essere uno strumento di indagine giornalistica tanto rigoroso quanto emotivamente coinvolgente, capace di restituire la complessità umana dei conflitti contemporanei.
L’editore e la responsabilità della pubblicazione
Fantagraphics, la casa editrice che ha pubblicato “War on Gaza” negli Stati Uniti, ha cercato di chiarire la propria posizione attraverso un comunicato che tenta di bilanciare le ragioni delle parti in conflitto. L’editore ha dichiarato di essere “al fianco della popolazione innocente di Gaza” pur condannando “con forza il massacro di civili israeliani innocenti perpetrato da Hamas il 7 ottobre”, specificando tuttavia che questo “atto barbaro non autorizza Israele a commettere i propri crimini di guerra”.
Questa presa di posizione evidenzia la complessità di pubblicare opere che affrontano conflitti in corso, dove ogni parola e ogni immagine vengono scrutinate alla ricerca di tendenze politiche o di presunti schieramenti ideologici.
Il fumetto nell’epoca della polarizzazione
La controversia attorno al Premio Eisner a Joe Sacco rivela quanto il fumetto sia diventato un campo di battaglia culturale nell’epoca della polarizzazione globale. Se da un lato il medium ha conquistato una legittimità artistica e giornalistica senza precedenti, dall’altro si trova esposto alle stesse dinamiche di scontro politico che attraversano tutti i settori della cultura contemporanea.
La questione centrale rimane quella del confine tra arte e propaganda, tra testimonianza e manipolazione. Il fumetto, con la sua capacità di coniugare immagini e parole in una sintesi narrativa potente ed emotivamente coinvolgente, si trova particolarmente esposto a questo tipo di critiche, soprattutto quando affronta temi di estrema attualità e sensibilità politica.
Verso un nuovo paradigma critico
La vicenda del Premio Eisner a Joe Sacco impone al mondo del fumetto una riflessione profonda sui criteri di valutazione delle opere. Come distinguere tra il legittimo impegno civile dell’artista e la propaganda? Come garantire che il riconoscimento del valore artistico non venga confuso con l’adesione a posizioni politiche specifiche?
Questi interrogativi non hanno risposte semplici, ma la loro urgenza dimostra quanto il fumetto sia cresciuto come forma d’arte capace di influenzare il dibattito pubblico. La controversia attorno a “War on Gaza” rappresenta, in questo senso, un momento di passaggio verso una nuova consapevolezza critica del medium, chiamato a confrontarsi con le proprie responsabilità etiche e artistiche in un mondo sempre più frammentato e polarizzato.
L’assegnazione del Premio Eisner a Joe Sacco rimarrà probabilmente un caso di studio per comprendere come il fumetto contemporaneo navighi tra le esigenze dell’arte, del giornalismo e dell’impegno civile, in un equilibrio tanto precario quanto necessario per la sopravvivenza del medium come forma d’espressione libera e indipendente.
Per approfondire:
https://www.tcj.com/the-war-on-gaza-1-26-24/