Parigi / ”Ne cédons pas à la peur”

da Zic – Zeroincondotta

ParigiIn seguito ai terribili attacchi terroristici della sera del 13 novembre a Parigi, il presidente della Repubblica francese Francoise Hollande ha decretato lo stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale. Fino a nuovo ordine, in Francia sono stati rinforzati i controlli alle frontiere e sono state imposte delle forti restrizioni alla libertà pubblica e politica. Una condizione che non si verificava dalla fine della Seconda guerra mondiale: è nelle possibilità di un prefetto bloccare l’accesso ad un quartiere; le autorità amministrative possono procedere a perquisizioni domiciliari e possono operare una forma di controllo sulle informazioni divulgate dalla stampa. Viste queste enormi limitazioni, i collettivi francesi denunciano sulle pagine dei siti autogestiti il divieto allo svolgimento delle manifestazioni in programma nelle prossime settimane. In particolare, per evitare gli assembramenti vietati dal ministero, sono stati annullati i cortei in solidarietà a Silvan promosso dalle organizzazioni curde, la manifestazione organizzata dalla rete migranti e un presidio in difesa dell’occupazione abitativa Attiéké sotto sgombero.

Intanto, mentre i commenti razzisti si susseguono sui social network e i movimenti invitano a continuare a proteggere i più deboli, oggi a Lille, durante un presidio in solidarietà alle vittime delle stragi parigine, un gruppo di fascisti di estrema destra ha fatto irruzione nella piazza lanciando petardi e slogan islamofobi.

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> Il comunicato della rete “No Pasaran (traduzione di Zeroincondotta):

Sabato 14 novembre 2015 – Non cediamo alla paura!

Una strage. 11 mesi dopo le mitragliate di Charlie Hebdo e il massacro antisemita dell’Hyper Casher, questo sabato 14 novembre 2015, la Francia si sveglia in un mare di sangue. Nella notte tra il 13 e il 14 novembre, una serie di attentati coordinati nella regione parigina ha fatto circa 130 morti. Questo attentato, rivendicato dall’entità “Stato Islamico”, costituisce il più cruento compiuto sul territorio francese dalla seconda guerra mondiale.

Mentre le vittime non erano ancora tutte identificate, abbiamo visto diffondersi nei media accozzaglie differenti e dichiarazioni guerrafondaie, come il politico di estrema destra che mette in causa una presunta “moscheizzazione della Francia”. Nella scia, il governo ha immediatamente decretato lo Stato d’Emergenza per la prima volta dopo un decennio, così come la chiusura delle frontiere. Lo Stato d’Emergenza implica, tra le altre cose, la sospensione delle procedure giudiziarie legali a vantaggio delle Prefetture e del Ministero degli Interni in innumerevoli casi (perquisizioni, copri-fuoco, divieti di dimora, arresti domiciliari, divieto di manifestare o di riunirsi). È anche una sospensione della libertà di stampa, poiché ormai, il Ministero dell’Interno e i Prefetti possono prendere “qualsiasi misura per assicurare il controllo della stampa e della radio”. L’esercito è dispiegato un po’ ovunque sul territorio nazionale e vede il suo potere fortemente accresciuto a livello giuridico.

Queste nuove misure liberticide, prese in seguito a questa strage, meritano di essere rimesse in causa, sapendo che i controlli alle frontiere erano già stati rinforzati in previsione della COP 21 (Paris Climat Conference), al fine di impedire a dei cittadini di altri paesi di partecipare alle manifestazioni contro questa mascherata politica sull’ecologia. Effettivamente, gli attivisti ecologisti non hanno potuto avere accesso, così come i migranti. Cosa che non è avvenuta per i terroristi. Constatiamo dunque che la messa in campo di queste misure risponde più a un obiettivo politico che a una volontà di proteggere delle popolazioni: la chiusura delle frontiere, come le molteplici misure securitarie (piano Vigipirate, e ora dello Stato d’Emergenza) si dimostrano ogni volta inefficaci contro dei terroristi dall’incontrollabile determinazione. Al contrario, in un clima sempre più xenofobo, queste misure rinforzano la paranoia, la paura, e i coacervi di dubbi.

Non dimentichiamo che contemporaneamente, e Beirut, in Libano, decine di persone sono morte in un attentato terroristico compiuto dentro ad un centro commerciale. Ancora, una strage che ci ricorda, al contrario dei coacervi di dubbi che si riversano nei media, che l’entità “Stato Islamico” colpisce ovunque nel mondo, soprattutto nei paesi a maggioranza musulmana.
Il nostro pensiero va ovviamente in primo luogo alle vittime di questi atti spaventosi, così come ai loro cari. L’emozione suscitata da tali azioni ci impone di continuare a combattere la reazione, il fanatismo, l’odio assassino, ovunque esso si trovi.

Réseau No Pasaran 

alexik

2 commenti

  • LE LORO GUERRE, I NOSTRI MORTI

    Ancora sangue a Parigi, ancora sangue a Beirut. Nell’arco di quarantotto ore lo Stato Islamico rivendica le stragi nei quartieri sciiti di Beirut, quaranta morti, e nel centro di Parigi, più di centotrenta morti. Senza contare le bombe in Turchia che hanno lasciato a terra centinaia di morti.

    Nemmeno un anno fa, sempre a Parigi, gli islamofascisti dello Stato Islamico attaccavano la sede del giornale libertario Charlie Hebdo, massacrandone la redazione e cercando di mettere sotto scacco la libertà di espressione. Nemmeno un anno fa assistevamo agli ignobili exploit dei nostri fascisti locali -in camicia nera o con la più moderna tinta verde- che agendo da sciacalli quali sono cavalcavano il massacro di Parigi per i loro turpi giochetti elettorali.

    Anche oggi, dopo i centotrentadue morti di venerdì 13, oscurati i quaranta morti di Beirut e le centinaia della Turchia, non buoni per le esigenze di propaganda di chi spaccia la bufala dello scontro di civiltà, la canea fascista reclama il proprio spazio sul palcoscenico.

    Ma se spostiamo i nostri occhi dai grotteschi attori presenti sul palco, siano essi capi di governo o aspiranti tali, vediamo una realtà ben diversa. Una realtà in cui noi cittadini siamo la carne da macello delle loro guerre. Una realtà in cui lo Stato Islamico agisce principalmente in una guerra interna al mondo musulmano-mediorientale. Le azioni dell’ISIS sono state per lo più rivolte verso musulmani di altre correnti religiose, verso arabi laici, verso persone comuni della Siria e dell’Iraq. Per consolidarsi l’ISIS ha ricorso al più bestiale sfruttamento della manodopera locale nei campi petroliferi. Niente di nuovo sotto il sole: l’ISIS si è semplicemente sostituito alle aziende prima presenti che vendevano il petrolio ai colossi petrolchimici occidentali. E ora continua a venderlo agli stessi acquirenti grazie al compiacente governo turco.

    Nella realtà delle cose, ben lontana dalle retoriche istituzionali, i principali paesi europei sono alleati, tramite la NATO, con la Turchia governata dal dittatore assassino Erdogan, che appoggia l’ISIS in funzione anti-kurda. Nella realtà delle cose si vendono bombe prodotte in Italia all’Arabia Saudita, bombe che vengono usate per bombardare le città yemenite, per massacrare una popolazione inerme. Ma visto che quella gente non è occidentale, veste e parla in modo diverso da “noi”, a nessuno frega niente se viene massacrata.

    Nella realtà delle cose chi scappa dalle guerre in medio oriente scappa dalle azioni barbare dell’ISIS e dei vari governi regionali, scappa dall’inferno scatenato da quasi venticinque anni di interventi militari occidentali nell’area (almeno dal 1990, prima guerra del golfo), scappa da una situazione che hanno creato anche i governi europei e americani.

    Se si vuole lottare contro l’ISIS e i suoi alleati si deve lottare contro i meccanismi che permettono a questa gentaglia di prosperare sulla pelle di centinaia di migliaia di persone. Si deve lottare per l’ampliamento di tutte le libertà, per una società libera, giusta, solidale, internazionalista, per l’abolizione dello sfruttamento del lavoro e del dominio della merce, contro le religioni che sempre forniscono alibi e giustificazioni a chi vuole ammazzare qualcun altro: cristianesimo, islam o induismo che sia.

    E c’è già chi combatte sul campo, mentre qualche politicante nostrano blatera di bombardare a destra e a manca: i nostri compagni e le nostre compagne dei gruppi anarchici turchi e delle comunità autogestite kurde del nord del Rojava da mesi combattono e impongono sconfitte militari agli islamofascisti, liberando parti di territorio sempre più ampie. Solamente l’azione internazionalista, solidale, libertaria, che non si attardi ad aspettare salvatori americani o russi, capace di travalicare qualsiasi frontiera può mettere in crisi e sconfiggere quello che genera tutte le forme di terrorismo: la sete di potere e di denaro, il dominio dell’uomo sull’uomo.

    Federazione Anarchica Reggiana
    Reggio Emilia 16 novembre 2015

  • Volevo aggiungere che Parigi, che ora infligge alla sua gente misure liberticide, è la stessa che ha riempito di armi il Nord Africa e Medio Oriente, facendo affari sui conflitti. In proposito consiglio la lettura di:
    Come Parigi ha armato i dittatori d’Egitto
    http://popoffquotidiano.it/2015/11/16/come-parigi-ha-armato-i-dittatori-degitto/
    (non solo Egitto, ma anche Quatar, non solo Dassault ma anche Finmeccanica)

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