Parigi, Siliqua, ovunque: libri come resistenza
Cosa accade alle librerie indipendenti di Parigi e perché il blocco al fondo comunale ci riguarda?
A Parigi la destra di Changer Paris ha bloccato i fondi comunali per le librerie indipendenti contestando un libro esposto da Violette and Co. Un precedente che è un allarme per la libertà culturale.
di Michela Calledda1, da Italia che cambia
Ci sono storie che, viste da lontano, sembrano riguardare solo le grandi città, i grandi poteri, le loro tensioni interne e le librerie lontane. Ma basta cambiare angolo, guardare da uno dei margini – quelli che la provincia conosce così bene – per accorgersi che ciò che accade altrove parla anche di noi. Sempre. La rubrica “Tutto il mondo è paese” nasce proprio da qui: dalla convinzione che i luoghi periferici non siano posti minori, ma punti d’osservazione privilegiati. Che da una libreria di un paese, da strade che non compaiono nelle mappe del potere, si possa leggere con più chiarezza ciò che succede nelle capitali.
Perché ciò che accade a una libreria di Parigi non resta mai solo a Parigi: attraversa il mare, le pianure, i confini amministrativi e arriva fino a noi, nelle comunità che sanno cosa significa difendere ogni giorno un presidio culturale senza protezioni. Ed è da questa consapevolezza che parte il racconto di oggi: da un fatto apparentemente lontano che, se guardato con attenzione, rivela qualcosa di molto vicino. Perché la cultura è fatta anche di luoghi fragili e questi luoghi, ovunque siano, condividono lo stesso destino.
Parigi e il fondo bloccato per le librerie indipendenti
A Parigi nelle ultime settimane è accaduto qualcosa che non può essere archiviato come un semplice scontro politico. Un fondo comunale destinato alle librerie indipendenti è stato bloccato con un atto del gruppo Changer Paris, formazione della destra parigina legata a Les Républicains, che ha chiesto e ottenuto la sospensione dell’intera sovvenzione per trasformare in caso politico un libro esposto in vetrina da Violette and Co, storica libreria femminista e LGBTQ+.
Non è il gesto in sé a essere anomalo: è il principio, l’idea che un’amministrazione – o una parte politica con sufficiente forza istituzionale – possa intervenire direttamente sulla vita di una libreria a partire da ciò che quella libreria espone, propone, difende.
Una soglia che in una democrazia non dovrebbe mai essere oltrepassata. Ed è qui che la vicenda mostra il suo aspetto più inquietante.
Le librerie non sono negozi come gli altri. Sono snodi di senso, punti di ascolto
Perché ciò che emerge non è solo la volontà di condizionare un settore, ma l’idea che la politica possa intervenire sulla libertà culturale, decidendo quali voci sono accettabili e quali no. È un segnale che attraversa tutte le librerie – e, più in generale, tutti i luoghi indipendenti di cultura – lasciando intendere che una semplice scelta di vetrina possa trasformarsi in un terreno di scontro politico. Un clima che non tutela il pluralismo, ma lo rende vulnerabile.
E questo accade mentre in Francia, proprio nelle settimane precedenti, diverse librerie sono state bersaglio di raid fascisti: irruzioni, intimidazioni, volantini minacciosi, azioni coordinate contro librerie femministe, LGBTQ+ e politiche. Episodi documentati anche nel vademecum diffuso dal Syndicat de la librairie française, che ha invitato le librerie a riconoscere, segnalare e affrontare queste aggressioni. Un contesto che rende ancora più chiaro quanto il terreno culturale sia diventato uno spazio di attacco politico.
Librerie, presidi di complessità
Le librerie non sono negozi come gli altri. Sono snodi di senso, punti di ascolto, luoghi in cui le storie scomode trovano spazio, in cui la complessità può essere nominata. Sono spazi che non rispondono alla logica del consenso, ma a quella della libertà. E proprio per questo sono esposte.
Il fatto che la punizione sia arrivata attraverso un meccanismo economico non la rende meno politica: Changer Paris, in continuità con la linea di Les Républicains, ha usato lo strumento che oggi permette di intervenire senza dichiararlo apertamente – tagliare, bloccare, restringere lo spazio materiale della cultura. Non si discute un libro, si colpisce chi permette ai libri di esistere. Non si attacca un’idea, si mette a rischio il luogo che la ospita.
Il caso di Parigi ci riguarda da vicino. Perché racconta quanto sia fragile la linea di confine tra autonomia culturale e intervento del potere; quanto sia facile trasformare una libreria in un bersaglio; quanto sia pericoloso il precedente che si crea quando un’amministrazione decide che un titolo in vetrina può diventare materia di sanzione politica. E qui, davvero, tutto il mondo è paese. Perché anche altrove – nei piccoli centri, nelle periferie, nelle città dove la cultura non ha protezioni – le librerie indipendenti vivono dentro la stessa esposizione: margini minimi, nessun apparato alle spalle, nessun potere compensativo. Solo la propria coerenza e una comunità che le riconosce come presidi civili.
Quando una libreria viene colpita, è la qualità stessa della democrazia a essere messa in discussione. Perché la libertà culturale non viene mai negata tutta insieme: comincia a incrinarsi ogni volta che un potere – oggi a Parigi, domani altrove – decide che una vetrina è troppo ingombrante, troppo libera, troppo capace di dire ciò che non si vuole ascoltare.
Questo articolo fa parte della rubrica “Tutto il mondo è paese” a cura di Michela Calledda della Libreria La Giraffa di Siliqua2.
da QUI
Link
https://www.violetteandco.com/
https://www.facebook.com/LaGiraffaLibri
https://www.italiachecambia.org/sardegna/
Michela Calledda in Bottega
https://www.labottegadelbarbieri.org/la-scuola-e-il-margine/
NOTE
1 Michela Calledda, Operatrice culturale, ha scritto per varie riviste fra cui Gli Asini e Sardinia Post, dal 2021 libraia, fondatrice della libreria indipendente La Giraffa a Siliqua, un piccolo centro a 40 km da Cagliari. https://www.italiachecambia.org/author/michela-calledda/

