Pena di morte: la barbarie negli Usa (e non solo)

Tre articoli del Comitato Paul Rougeau. A seguire presentazione e indice del «Foglio di collegamento» numero 300 (il primo uscì nel ’93).

KEVIN JOHNSON GIUSTIZIATO IN MISSOURI

PER UN OMICIDIO COMMESSO NEL 2005

Condannato a morte per aver ucciso all’età di 19 anni, il 15 luglio 2005, un agente che gli notificava un mandato di arresto per aver violato le norme sulla libertà vigilata, il nero Kevin Johnson è stato infine ucciso nella prigione di Bonne Terre in Missouri il 29 novembre.

Kevin Johnson

Il 37-enne Kevin Johnson, un detenuto del Missouri condannato a morte per aver ucciso in un’imboscata un agente di polizia nei pressi di St. Louis nel 2005, che riteneva responsabile della morte di suo fratello, è stato giustiziato la sera del 29 novembre.

Johnson è stato ucciso con un’iniezione di pentobarbital nella prigione di Bonne Terre. Altre due esecuzioni sono state programmate in Missouri nel mese di gennaio.

Gli avvocati difensori non hanno negato che Johnson quando aveva 19 anni uccise l’agente William McEntee ma hanno sostenuto che fu condannato a morte perché nero. 

I tribunali e il governatore repubblicano Mike Parson hanno rifiutato di fermare l’esecuzione.

  L’agente McEntee aveva 43 anni. Marito e padre di tre figli, era tra gli agenti inviati a casa di Johnson il 5 luglio 2005 per notificare un mandato di arresto. Johnson era in libertà vigilata per aver aggredito la sua ragazza, e la polizia riteneva che lui avesse violato le norme della libertà vigilata.

  Johnson vide arrivare gli agenti e svegliò suo fratello di 12 anni, Joseph “Bam Bam” Long, che fuggì in una casa accanto. Una volta lì, il ragazzino, che soffriva di un difetto cardiaco congenito, collassò.

Johnson testimoniò al processo che McEntee impedì a sua madre di entrare in casa per aiutare suo fratello, che morì poco dopo in ospedale.

McEntee era nella sua auto intento ad interrogare tre bambini quando Johnson gli sparò attraverso il finestrino aperto, colpendolo alla gamba, alla testa e al busto. Un bambino fu colpito ma sopravvisse. Johnson entrò nella macchina e prese la pistola di McEntee.

Nel fascicolo del tribunale è scritto che Johnson ha camminato per strada e ha detto a sua madre che McEntee “ha lasciato morire mio fratello e ha bisogno di sapere come ci si sente mentre si muore”. Anche se lei gli disse: “Non è vero”, Johnson tornò sulla scena della sparatoria e trovò McEntee ancora vivo, in ginocchio vicino all’auto di pattuglia. Johnson sparò a McEntee alla schiena e alla testa, uccidendolo.

Gli avvocati di Johnson in precedenza avevano chiesto ai tribunali di intervenire per altri motivi, tra cui una storia di malattia mentale e la sua età – 19 anni – al momento del crimine. I tribunali si sono sempre più allontanati dalla condanna a morte di adolescenti da quando la Corte Suprema nel 2005 vietò l’esecuzione di criminali che avevano meno di 18 anni al momento del loro crimine.

Johnson è stato dichiarato morto alle 19:40’. Non ha rilasciato alcuna dichiarazione finale. L’esecuzione è stata portata a termine dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha negato, con solo due giudici dissenzienti, una richiesta di sospensione. Il giorno precedente, anche la Corte Suprema del Missouri aveva negato la sospensione, dopo aver ascoltato la richiesta di Johnson che affermava di aver subito discriminazioni razziali durante le varie fasi del suo iter giudiziario.

Anche il governatore del Missouri, il repubblicano Mike Parson, ha rifiutato il giorno prima dell’esecuzione di concedere clemenza: “Il Sig. Johnson ha ricevuto ogni tutela prevista dal Missouri e dalla Costituzione degli Stati Uniti, e la sua incriminazione e condanna restano valide per il suo crimine orrendo e spietato. Lo stato del Missouri eseguirà la condanna del Sig. Johnson secondo gli ordini della Corte e farà così giustizia.”

Ma siamo proprio sicuri che quanto affermato dal Governatore in merito alle tutele della Costituzione sia vero?

Gli avvocati di Johnson hanno sostenuto nei documenti del tribunale che la discriminazione razziale ha avuto un ruolo importante nel suo processo, indicando nella loro mozione per una sospensione l’esistenza di “pregiudizi razziali di lunga data e pervasivi nella gestione di questo caso e di altri perseguiti nella contea di St. Louis, comprese le decisioni dell’ufficio su quale tipologia di reato accusare, quale sanzione chiedere e quali giurati selezionare”.

Mentre era in carica, l’avvocato dell’accusa aveva chiesto la pena di morte contro 4 di 5 imputati – tutti neri, mentre il 5° era bianco – processati per l’omicidio di agenti di polizia. Nel caso dell’imputato bianco, dice la richiesta di Johnson, il pubblico ministero invitò gli avvocati della difesa a presentare prove attenuanti che avrebbero potuto persuadere l’ufficio a non cercare la morte – un’opportunità non offerta agli imputati neri.

Inoltre, la difesa di Johnson aveva indicato uno studio condotto dall’Università della Carolina del Nord su 408 procedimenti per omicidio passibili di condanna a morte, durante il mandato di questo pubblico ministero, in cui era stato scoperto che l’ufficio in gran parte chiedeva la pena di morte quando le vittime erano bianche.

A ottobre, Mary Elizabeth Ott, la giudice del circuito di St. Louis, ha nominato un procuratore speciale per rivedere il caso. Il procuratore speciale, E.E. Keenan, ha presentato una mozione per annullare la condanna a morte, affermando che la razza è stata un “fattore decisivo” per la sentenza di morte. Tuttavia la giudice Ott ha rifiutato di bloccare l’esecuzione.

Bob McCulloch, il procuratore di lunga data di St. Louis che fu allontanato dall’incarico nel 2018 dopo 27 anni, ha ovviamente negato di aver trattato gli imputati bianchi e neri in modo diverso. “Mostratemi un caso simile in cui la vittima era nera e io non ho chiesto la morte”, ha detto alla St. Louis Public Radio all’inizio di novembre a proposito del suo periodo in carica. “E allora avremo qualcosa di cui parlare. Ma quel caso semplicemente non esiste”

Dopo l’esecuzione, la vedova di McEntee ha dichiarato che il marito fu ucciso dalle persone al servizio delle quali aveva dedicato la sua vita: “Quando andò al lavoro quella mattina, non avremmo mai immaginato che sarebbe stato giustiziato da uno di quelli che proteggeva a costo della vita. Bill non ha potuto combattere per salvarsi. Non ha avuto la possibilità di essere ascoltato da una giuria, che potesse decidere se doveva vivere o morire.”

In varie città ci sono state manifestazioni in favore di Kevin Johnson e contro la pena di morte: prima dell’esecuzione, i sostenitori della clemenza per Johnson hanno manifestato a Jefferson City, Columbia, St. Louis, Kansas City e Bonne Terre.

Una trentina di persone, che si sono radunate fuori dalla Governor’s Mansion a Jefferson City, hanno cantato e esibito cartelli, tra cui un grande striscione rosso con su scritto “Stop State Murder”.

Nel centro di St. Louis, un gruppo persone si è riunito martedì pomeriggio davanti al Palazzo dei tribunali civili per protestare. “Questo colpisce particolarmente il cuore. Mi vergogno di vivere in uno stato così sanguinario”, ha detto Margaret Phillips, presidente della sezione di St. Louis di Missourians for Alternatives to the Death Penalty.

  A Kansas City, un gruppo di persone ha manifestato contro l’esecuzione. 

  Fuori dalla prigione di Bonne Terre, una folla di oltre 50 persone si è radunata per protestare contro l’esecuzione, tra cui alcuni che hanno preso un autobus charter fornito dall’arcidiocesi di St. Louis. Il gruppo ha cantato, pregato e osservato momenti di silenzio per Johnson. Alcune persone che lo conoscevano – tra cui due ex insegnanti e un compagno di scuola superiore – hanno parlato di Johnson e dell’eredità che lasciava.

Kevin è per me un raggio di luce e lo sarà sempre”, ha detto Allison Adderley, che ha frequentato il liceo con Johnson. “Mi mancherà di giocare a Scarabeo con lui e perdere ogni volta.” 

Melissa Fuoss, un’insegnante di scuola superiore di Johnson, ha detto che lei e Johnson hanno parlato di come “correggere le disuguaglianze” nel sistema giudiziario. 

Ha così tanto rimorso”, ha detto Rachel Jenness, che ha insegnato a Johnson all’asilo e in prima elementare. “Per quanto folle sia stata quell’azione quel giorno, lui è anche altro”. 

La figlia 19-enne di Johnson, Khorry Ramey, voleva assistere all’esecuzione, ma una legge del Missouri proibisce a chiunque abbia meno di 21 anni di assistervi.  

Il fatto che alla figlia di Johnson sia stato impedito di assistere all’esecuzione ha infastidito Nina Shabazz, una tra i manifestanti, che ha detto: “Sua figlia non può nemmeno vederlo? Davvero?” 

Il Missouri ne ha già 2 esecuzioni in programma per l’inizio del 2023. L’omicida Scott McLaughlin morirà il 3 gennaio e l’esecuzione dell’omicida Leonard Taylor è fissata per il 7 febbraio. 

Dopo l’esecuzione di Johnson, Adolphus Pruitt, presidente della sezione di St. Louis della NAACP (1), ha dichiarato: “Spero che tutto questo contribuirà a suscitare una vivace discussione su ciò che effettivamente è la pena di morte”. 

Nessuno vince in questa situazione”, ha aggiunto Pruitt.

Il Governatore Parson, in una dichiarazione in cui annunciava l’esecuzione, ha detto: “Speriamo che questo porti un po’ di conforto ai cari del sergente McEntee che continuano ad angosciarsi senza di lui”. 

Johnson è stato il 2° detenuto ad essere messo a morte quest’anno in Missouri e il 93° da quando lo stato ha ripristinato la pena capitale nel 1989, il 17° detenuto ad essere messo a morte quest’anno negli USA e il 1.557° da quando gli Stati Uniti hanno ripreso le esecuzioni il 17 gennaio 1977.

(1) NAACP è la sigla della National Association for the Advancement of Colored People (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore), una delle prime e più influenti associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti.

ESECUZIONE ABORTITA IN ALABAMA

Il corpo di Kenneth Eugene Smith, condannato a morte in Alabama, è stato massacrato dai tentativi di inserirvi gli aghi per somministrare i farmaci letali. Nella tarda serata del 17 novembre la sua esecuzione è stata sospesa.

Kenneth Eugene Smith 

La sera del 17 novembre l’esecuzione di Kenneth Eugene Smith è stata sospesa in Alabama dopo un’ora di vani tentativi di inserire nel suo corpo gli aghi per somministrare i farmaci letali. 

Nelle ore precedenti si sono susseguiti ordini e contrordini: l’esecuzione di Smith viene sospesa dalla Corte d’Appello degli Stati Uniti per l’Undicesimo Circuito, poi la Corte Suprema degli Stati Uniti annulla la sospensione (con il dissenso dei tre giudici più liberali).

L’inserimento delle linee endovenose è stato un problema in tutte e tre le esecuzioni tentate dall’Alabama quest’anno, tra cui l’esecuzione pasticciata di Joe Nathan James e l’esecuzione non riuscita di Alan Miller.

I problemi sorti durante la fallita esecuzione di Smith sono ricorrenti in Alabama. 

Nel 2018, la squadra di esecuzione trascorse più di due ore cercando di inserire una linea endovenosa su Doyle Hamm. Più di 10 volte gli aghi furono inseriti nei piedi, nelle gambe e nell’inguine destro di Hamm, facendo sanguinare l’inguine e probabilmente perforando la vescica. 

L’autopsia dimostrò che il 28 luglio del 2022 durante l’esecuzione di Joe Nathan James, durata tre ore, furono prodotte numerose ferite da puntura, lividi, un’incisione profonda e lacerazioni cutanee. 

Nel settembre 2022, i membri del team di esecuzione hanno tentato di impostare una linea endovenosa per circa 90 minuti, colpendo Alan Miller con un ago ben 18 volte prima rinunciare all’esecuzione quasi a mezzanotte. Il commissario dell’Alabama Department of Corrections (ADOC) John Hamm ha dichiarato ai media: “alle 23:21, abbiamo deciso che non saremmo stati in grado di finire prima della mezzanotte”. Non ha risposto alla domanda di un giornalista sul numero di forature e ha specificato che c’era personale medico nella squadra di esecuzione.

Gli avvocati di Smith sospettano che il protocollo potrebbe non essere stato seguito dall’ADOC. Andy Johnson, un avvocato di Smith, ha scritto al giornale Montgomery Advertiser: “Ritengo che Smith sia rimasto legato alla barella per circa quattro ore la scorsa notte”.

Gli avvocati di Smith hanno chiesto che fossero conservate le prove e le comunicazioni relative all’esecuzione fallita. Essi intendono anche intervistare il loro cliente e chiedere una valutazione medica per documentare eventuali lesioni subite.

Dopo il tentativo di esecuzione, il governatore dell’Alabama Kay Ivey ha dichiarato: “Circa tre decenni fa, è stata fatta una promessa alla famiglia della vittima che “giustizia sarebbe stata fatta con una condanna a morte legalmente imposta… Anche se quella giustizia non è stata fatta stasera a causa dei tentativi legali dell’ultimo minuto di ritardare o annullare l’esecuzione, tentarlo è stata la cosa giusta”.

Criticando il tentativo fallito, Maya Foa, direttrice esecutiva di Reprieve U.S., ha dichiarato al Newsweek: “Essere preparati per l’esecuzione, legati a una barella e infilzati ancora e ancora con aghi mentre i funzionari della prigione cercano e non riescono a ucciderti, è tortura. È la definizione di ‘punizione crudele e insolita’ proibita dalla Costituzione. Anche i sostenitori della pena di morte devono riconoscere che è il momento che l’Alabama ci ripensi”.

Foa ha aggiunto che “i condannati spesso trascorrono le loro ultime ore in una terribile angoscia. Al ripetersi della scena raccapricciante nella camera della morte, vediamo le conseguenze del persistere in una pratica perversa”.

Il giorno prima dell’esecuzione di Smith, la Corte Suprema aveva negato una sospensione dell’esecuzione. Smith aveva contestato l’uso dell’iniezione letale da parte dell’Alabama dati i recenti casi in cui la squadra di esecuzione ha trascorso ore cercando di stabilire linee endovenose, con conseguenti ferite da puntura, lividi e tagli. Smith ha sostenuto che il modo in cui l’Alabama ha condotto le iniezioni letali avrebbe probabilmente provocato un “dolore aggiuntivo” al di là di qualsiasi dolore prodotto da una normale esecuzione.

Nel pomeriggio del 17 novembre, la Corte dell’Undicesimo Circuito ha ascoltato le argomentazioni sull’appello di Smith, e la sera la corte ha annullato il rigetto del suo caso da parte del tribunale distrettuale. Allo stesso tempo, la corte ha respinto come discutibile la richiesta di Smith di una sospensione in attesa dell’appello poiché stava decidendo l’appello nello stesso ordine. Sulla base della sentenza dell’Undicesimo Circuito, Smith ha chiesto una sospensione dell’esecuzione da parte del tribunale distrettuale federale, ma il tribunale distrettuale ha negato la sospensione e Smith ha fatto appello. Verso le 8 di sera, la Corte dell’Undicesimo Circuito ha concesso a Smith una sospensione.

L’Alabama ha fatto appello e la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la sospensione senza commenti dopo le 22. I giudici Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson hanno dissentito. 

Dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha permesso che l’esecuzione di Smith andasse avanti, lo stato lo ha perforato per un’ora per tentare di stabilire un accesso endovenoso. Lo stato ha cessato i suoi tentativi quando è divenuto chiaro che l’esecuzione non poteva essere conclusa prima di mezzanotte.

Dal 2018 nessuno stato tranne l’Alabama ha dovuto abbandonare un’esecuzione in corso. Prima di allora, l’ultima esecuzione interrotta dopo i tentativi di impostare le linee endovenose era stata quella di Alva Campbell in Ohio nel 2017. L’unica altra iniezione letale sospesa fu quella di Ronnell Broom, sempre in Ohio, nel 2009. Ciò significa che in Alabama vi sono state più iniezioni letali sospese negli ultimi anni che nel resto degli Stati Uniti.

NUOVE SPERANZE PER TOMMY ZEIGLER CONDANNATO A MORTE IN FLORIDA

Della situazione giudiziaria di Tommy Zeigler, rinchiuso nel braccio della morte della Florida dal 1976, ci siamo occupati molte volte. Tale situazione ha subìto nel tempo svolte negative e positive. Ora la concessione di test del DNA di nuovo tipo su tutte le prove fisiche ancora esistenti: pistole, ritagli di unghie delle vittime e abiti indossati sia da Ziegler che dalle vittime dell’omicidio, riaccende nuove speranze.

Tommy Zeigler

Di Tommy Zeigler, che languisce da 46 anni nel braccio della morte della Florida, ci stiamo occupando fin dal 2001, quando il suo caso fu portato alla nostra attenzione da Dale Recinella, che da decenni assiste spiritualmente Tommy ed è assolutamente convinto della sua innocenza (1).

Il delitto di cui fu accusato Zeigler fu atroce. Secondo l’accusa, la vigilia di Natale del 1975, Tommy Zeigler uccise nel suo negozio di mobili a Winter Garden sua moglie, i suoi suoceri e un’altra persona. Per contro Zeigler, che in quella occasione fu ferito da un colpo di arma da fuoco nel ventre, sostiene che furono tutti vittime di una rapina finita nel sangue (è infatti davvero assurdo che una persona, per discolparsi di un omicidio, si spari nel ventre con una pistola di grosso calibro, finendo in ospedale a lottare tra la vita e la morte per settimane!).

Al processo originario, la giuria voleva che il condannato vivesse. Sei giurati avevano chiesto per lui l’ergastolo (una giurata non voleva nemmeno che gli fosse inflitto l’ergastolo e le fu dato un Valium per tacitarla). Tuttavia il giudice ignorò la raccomandazione della giuria e condannò a morte Zeigler.

Per più di 4 decenni, gli interrogativi sulla colpevolezza di Zeigler non sono stati sciolti. L’anno scorso l’accusatrice Monique Worrell si era finalmente unita al team di difesa pro-bono di Zeigler per cercare risposte attraverso una nuova tecnologia del DNA non disponibile 40 anni fa. Ma la procuratrice generale, Ashley Moody, cercò di impedirlo. Il che stupì l’avvocato difensore di Zeigler, Terry Hadley: “È al di là della mia capacità di comprensione il fatto che l’accusatrice cerchi di fermare i test che potrebbero provare l’innocenza di Zeigler, quando gli stessi test sono stati accettati dall’accusatrice della contea di Orange-Osceola”, ha detto l’avvocato Hadley. “Non stiamo chiedendo un biglietto gratuito, solo la possibilità di testare a nostre spese le prove per stabilire la colpevolezza o l’innocenza una volta per tutte”.

La situazione pareva quindi nuovamente critica, e si profilava perfino la possibilità che una data di esecuzione venisse fissata per Tommy.

Invece, ecco un altro colpo di scena: in quello che il Tampa Bay Times ha descritto come “un’epica inversione di tendenza”, il 27 ottobre scorso, la giudice del Tribunale di Circuito Patricia L. Strowbridge (nella foto) ha detto che firmerà un ordine affinché tutte le prove fisiche ancora esistenti, comprese pistole, ritagli di unghie delle vittime e abiti indossati sia da Zeigler che dalle vittime dell’omicidio, vengano sottoposte al nuovo test sul DNA, come concordato dagli avvocati di Zeigler e dal procuratore di stato della contea di Orange/Osceola, Monique H. Worrell. La giudice Strowbridge ha ordinato agli avvocati di riscrivere e ripresentare l’ordine proposto per includere garanzie procedurali relative alla catena di custodia delle prove, comprese le informazioni relative al trasporto e all’archiviazione delle prove e chi sarebbe stato presente per il test.

La giudice Strowbridge ha affermato che la sua decisione è stata influenzata dalla “sentenza breve e relativamente criptica” emessa dalla Corte Suprema della Florida del luglio 2022 in un altro caso, quello di Henry Sireci, in cui il tribunale ha confermato una decisione del giudice Wayne Wooten di consentire un accordo tra Worrell e gli avvocati di Sireci in merito al test delle prove private e ha negato la mozione del procuratore generale della Florida Ashley Moody di bloccare i test a causa della mancanza di legittimazione. La situazione per Zeigler non è ancora definitiva, in quanto, nonostante la sentenza all’inizio di quest’anno, una portavoce dell’ufficio di Moody, Kylie Mason, ha dichiarato al Tampa Bay Times che “si assicureranno che i pubblici ministeri e gli avvocati della difesa non stipulino accordi collaterali in contraddizione con le regole e gli statuti esistenti” e che decideranno i passi successivi quando verrà firmato l’ordine per Zeigler.

La Corte Suprema della Florida ha aperto la strada nel luglio 2022 a Henry Sireci per ottenere il test del DNA su numerose prove fisiche che, secondo lui, dimostreranno la sua innocenza in un omicidio, anch’esso avvenuto 46 anni fa. Sireci era stato condannato alla pena capitale con l’accusa di aver pugnalato a morte il proprietario di un parcheggio di auto usate di Orlando, in una stanza di un motel. L’unica prova a suo carico fu prodotta sulla base di testimonianze scientifiche “spazzatura” secondo cui un capello trovato sul calzino della vittima era “microscopicamente identico” ai capelli di Sireci.

Nel suo ultimo appello, Zeigler ha scritto: “Mio suocero è stato picchiato brutalmente dal suo assassino o dal suo complice. Ulteriori test sui miei indumenti dimostreranno in modo tangibile che non c’è il sangue di mio suocero sui miei vestiti, come ci si aspetterebbe se lo avessi effettivamente picchiato e ucciso io.” E ha aggiunto: “Se i risultati del test confermeranno la teoria dello Stato, fugheranno i dubbi sul fatto che un uomo sia stato ingiustamente imprigionato per così tanto tempo. Se i risultati invece confermeranno la mia innocenza, come sostengo, le prove potranno essere utilizzate per liberarmi. Finalmente”.

L’udienza riguardante le nuove prove si terrà a febbraio; ci auguriamo tutti che nel frattempo i nuovi test del DNA possano essere realizzati e forniscano il risultato auspicato.

I tribunali della Florida hanno rifiutato settanta volte ai condannati a morte l’accesso al test del DNA, negando a 19 uomini – otto dei quali sono stati giustiziati – qualsiasi test e impedendo ad altri nove di ottenere test di prove aggiuntive o test del DNA più avanzati dopo che i test iniziali erano stati inconcludenti.

Ricordiamo che la storia e le domande sulla colpevolezza di Tommy Zeigler sono state oggetto di un libro, di un film e di diversi documentari.

(1) Vedi numeri 83, 88, 98, 105, 109, 111, 124, 149, 176, 185, 213, 230, 237, 238, 242, 245, 254, 255, 270, 284

 

LA PRESENTAZIONE DEL NUMERO 300

Ecco l’ultimo numero del nostro Foglio di Collegamento il cui sommario è riportato sotto. Si tratta del numero TRECENTO!!!    Il primo numero è uscito a giugno del 1993.

Il Foglio di Collegamento viene attualmente mandato per email a 540 persone (con il numero 260 è cessato l’invio della versione su carta).

Molte persone hanno lavorato negli anni per scrivere e inviare il FdC… ne citiamo alcune: Loredana Giannini, Maria Grazia Guaschino, Anna Maria Esposito, Paolo Cifariello, Maria Antonietta Lodoli, Christian  De Dampierre Raimondi, Simonetta Abenda…

Questo numero è dedicato quasi interamente agli USA, Paese vicino a noi per quanto riguarda la collocazione geopolitica ma distante da noi per quanto riguarda lo sviluppo del diritto alla vita.

Vi ricordo la pagina Facebook Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte. Nella pagina trovate articoli scritti da organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo, nonché appelli che potete firmare e diffondere, condividendoli con i vostri amici e conoscenti.

Gli articoli comparsi nei numeri precedenti del Foglio di Collegamento, ai quali rimandano le note in calce ad alcuni articoli di questo numero, si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org

Giuseppe Lodoli – per il Comitato Paul Rougeau

 

SOMMARIO

L’Oklahoma ha giustiziato Richard Fairchild che uccise un bimbo Messo a morte in Texas per aver strangolato la madre nel 2003 

Kevin Johnson giustiziato in Missouri per un omicidio commesso nel 2005   

Esecuzione abortita in Alabama                                   

Nuove speranze per Tommy Zeigler condannato a morte in Florida      

Implora il papa dal braccio della morte del Bahrein         

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 30 Novembre 2022

Scriveteci all’indirizzo paulrougeau@tiscali.it per comunicarci il vostro parere su quanto scriviamo, per chiederci ulteriori informazioni riguardo ai temi trattati, per domandarci dell’andamento delle nostre campagne in corso, per esprimere il vostro accordo o il vostro disaccordo sulle posizioni che assumiamo.

 

300 FOGLI DI COLLEGAMENTO IN 29 ANNI !

Cari amici, abbiamo raggiunto il numero 300 … TRECENTO!!!

Il primo numero uscì nel giugno del 1993, poco dopo la tragica esecuzione del nostro amico Paul Rougeau, l’uomo che ci spronò a continuare a batterci in suo nome contro la barbara pena di morte. Da allora il nostro Foglio ci ha accompagnati in tutti questi anni, comunicando ai nostri amici e sostenitori notizie sull’andamento della pena di morte nel mondo, le vicende del Comitato e delle nostre battaglie, come l’assistenza, dopo la morte di Paul, con i nostri pochi mezzi e le poche energie, di tanti altri amici: Joe Cannon, Gary Graham, Raymond Wike, Fernando Eros Caro, Running Bear (Ray Allen), Kenneth Foster, e di molti altri in modo più occasionale. Purtroppo sono quasi tutti già morti, o perché uccisi dallo Stato o perché deceduti per cause naturali dietro le sbarre. Ricordiamo ognuno di loro con grande affetto e riconoscenza per il prezioso contributo delle loro testimonianze e della loro amicizia.

Abbiamo fatto finora del nostro meglio per tentare di trasmettere il messaggio abolizionista e per sensibilizzare l’opinione pubblica. Siamo tutti abbastanza anziani ormai, ma cercheremo di continuare a batterci finché le forze ce lo consentiranno, sperando di avere la gioia di vedere un giorno abolita la pena di morte, se non nel mondo, almeno in quelle nazioni che si professano democratiche, soprattutto negli Stati Uniti.

E adesso qualche dato sul nostro piccolo ma importante Foglio di Collegamento.

Il Foglio di Collegamento viene attualmente mandato ogni mese per email a 540 lettori (con il numero 260 è cessato l’invio della versione cartacea).

Molte persone hanno lavorato negli anni per scrivere e inviare il Foglio di Collegamento; tra queste citiamo: Simonetta Abenda, Paolo Cifariello, Irene D’Amico, Christian de Dampierre Raimondi, Anna Maria Esposito, Loredana Giannini, Maria Grazia Guaschino, Antonio Landino, Giuseppe Lodoli (che si occupa anche della redazione del Foglio) Maria Antonietta Lodoli, Stefania Silva, oltre ad altri collaboratori occasionali, le cui lettere o articoli abbiamo pubblicato in occasioni particolari.

Con amicizia e gratitudine a tutti coloro che in questi anni ci hanno seguito e che apprezzano il nostro lavoro

Lo staff del Foglio di Collegamento del Comitato Paul Rougeau

AIUTIAMOCI A TROVARE NUOVI ADERENTI

È di vitale importanza per il Comitato potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti. Pertanto, facciamo affidamento sui nostri soci pregandoli di trovare altre persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte ad iscriversi alla nostra associazione.

Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.

Cercate soci attivi. Chiunque può diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau.

Cercate volontari disposti ad andare a parlare nelle scuole dopo un periodo di formazione al seguito di soci già esperti.

Cercate amici con cui lavorare per il nostro sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che mandi avanti i libri in corso di pubblicazione, produca magliette e materiale promozionale, organizzi campagne e azioni urgenti, si occupi della gestione dei soci, della raccolta fondi.

Se ogni socio riuscisse ad ottenere l’iscrizione di un’altra persona, l’efficacia della nostra azione aumenterebbe enormemente!

ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU

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Redazione
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