Processo PFAS di Vicenza

Testimoniamo un documento chiave.

del Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro

 

Una premessa è d’obbligo. Nel processo a Vicenza contro Miteni di Trissino,  riteniamo un grave errore da parte degli avvocati limitarsi a  chiedere per  le Vittime  parti civili (le  vere vittime: le altre parti civili sono in gran parte avvoltoi degli indennizzi)  un risarcimento di danno per “patema d’animo”, cioè una manciata di euro a fronte di un pesante capo di imputazione di avvelenamento doloso delle acque destinate all’alimentazione (articolo 439 del codice penale! oltre 16 anni di reclusione!), dunque di un delitto che ha colpito, colpisce e colpirà duramente la loro salute. Un delitto arcinoto da almeno cinque anni prima  che scoppiasse il caso veneto.      

Tra gli imputati (2009-2015) del processo Miteni risulta Luigi Guarracino che a Spinetta Marengo per Solvay ha scaricato PFOA in Bormida-Tanaro-Po dal 2003 al 2008, direttore già condannato nei processi di Bussi (Pescara) e di Spinetta M. (Alessandria). Non abbiamo letto fra gli imputati il nome di Giovanni Costa, né sappiamo se è stato tra gli indagati. Presumibilmente sarà testimone chiave. Noi riteniamo che fosse quanto meno indagabile, essendo persona assai informata dei fatti, assai partecipe dei fatti, e i fatti qui consistono in particolare nell’avvelenamento dei lavoratori e dei cittadini tramite PFOA in acque e aria. Se utile ai fini processuali, rendiamo personale testimonianza e allegando (clicca qui) un documento – anno 2010-  inviato  dalla Sezione di Alessandria in carta intestata “Medicina democratica Movimento di lotta per la salute” e ampiamente diffuso. Dallo stesso risalta l’accusa  a Giovanni Coscia (e dunque ai suoi datori di lavoro, compreso l’ex direttore Luigi Guarracino… per 13 anni esperto di PFOA) di essere a conoscenza ovvero co-responsabile, quale  storico medico di fabbrica  sia della Miteni che della Solvay di Spinetta Marengo, dei danni provocati dal PFOA (poi C6O4), cioè di occultare la gravità della condizione sanitaria dei lavoratori e ingannando l’ignavia dell’Arpa.  Questo documento, ripetiamo: anno 2010, è entrato a far parte del corposo fascicolo degli esposti presentati alla procura della Repubblica di Alessandria con sottolineatura: “Noi riteniamo trattasi di una emergenza per Alessandria e il bacino del Po”. Lo stesso concetto lo divulgammo via internet e in assemblee sul territorio nazionale fin dal 2008.  Il documento è articolato in 24 dettagliatissimi punti, capi di imputazione quanto meno morali,  nell’ultimo dei quali a Giovanni Costa è esplicitamente  contestata -ribadiamo: anno 2010- la sua complice connivenza: Lei, pur sapendo di tutti gli studi (quarantennali) e divieti e risarcimenti (2005 Du Pont) internazionali nonchè dei livelli ematici di avvelenamento riscontrati in Spinetta e Trissino (donatori di sangue compresi), proprio Lei dovrebbe essere il primo a chiedere il bando della sostanza inesistente in natura e invece vende  la sua autorità per reiterare rassicurazioni  – mentendo anche in scandalose assemblee con i lavoratori – che essa non  provoca malattie, tumori/ malformazioni/alterazioni sessuali…  ma sarebbe pressoché innocua o benefica all’uomo. Lo sfidammo ad un confronto pubblico. Invano. Giovanni Coscia fa parte di quella categoria di medici che Maccacaro esecrava e denunciava.

(*) Fonte: Rete ambientalista

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