Quel 25 aprile e oggi – 14

Che Liberazione festeggiamo?

di Christiana de Caldas Brito (*)  

Piuttosto che pensare il 25 aprile come festa della Liberazione dal nazifascismo, sarebbe utile pensare a come rendere attuali i valori della Resistenza.

Cosa significa festeggiare il 25 aprile? Ricordare la fine dell’Olocausto? Essere solidali con l’inaudita sofferenza dei popoli perseguitati e deportati? Far vivere nella memoria le decine di milioni di morti?

Purtroppo, non possiamo ancora festeggiare la fine dell’ideologia che ha provocato tanti orrori. Le idee che hanno dato impulso all’ultima guerra continuano a vivere. Con tristezza e repulsione vediamo il sorgere di svariati focolai di nazifascismo in Europa, con la discriminazione di nuovi “diversi”.

Non esiste però un’ideologia che ci liberi. La vera liberazione è interiore. Ci vuole un 25 aprile personale.

A questo proposito, vorrei commentare «Il silenzio del mare», un breve racconto scritto da Vercors, pseudonimo del francese Jean Bruller.

Di solito associamo il silenzio alla calma e alla tranquillità, ma Vercors nel titolo si riferisce al silenzio che regna in fondo al mare, agitato e mosso, con le lotte e i combattimenti degli animali che ci vivono.

E proprio il silenzio ha un ruolo fondamentale nel suo racconto.

Nel 1941, durante l’occupazione tedesca in Franca, due francesi, uno zio e sua giovane nipote, sono obbligati a ospitare un ufficiale tedesco nella loro casa. L’unico tipo di resistenza che zio e nipote possono offrire al nemico che alloggiano è non rivolgergli mai la parola. Così, lo rendono inesistente. Ma il giovane ufficiale è un uomo di educazione raffinata, un compositore musicale, una persona colta che ha sempre amato la Francia. In qualche modo l’ufficiale vede la Francia stessa nella padrona di casa.

Per entrare e per uscire, lui deve passare per il salotto rimasto ai padroni di casa. E lui non solo bussa sempre alla porta ma saluta con delicatezza i due francesi. Ogni volta, anche senza ricevere una parola, lui parla di sé, racconta la sua vita, rivela – al signore e alla signorina – l‘ammirazione che ha per gli eccelsi scrittori francesi i cui libri si trovano sulla libreria del salotto.

Il lettore si rende conto che durante le conversazioni in cui solo il tedesco parlava, i due francesi erano d’accordo con le idee dell’ufficiale.

Quando zio e nipote non sentono i passi irregolari del tedesco e non lo vedono uscire di casa per una settimana, si domandano cosa possa essergli successo. Sentono la sua mancanza. Desiderano continuare ad ascoltarlo.

L’autore suggerisce che se si impara a conoscere una persona è impossibile impedire il personale coinvolgimento nella vita di quella persona. Diventa impossibile odiarla.

Giorni dopo, l’ufficiale si presenta per dir loro che è stato trasferito. È venuto per dire addio. Il sentimento si dimostra più forte del silenzio che si era imposto la signorina francese. Il tedesco dice «Addio» e lei manifesta la sua fedeltà ai valori umani che ha scoperto in lui. Rompe la sua muta Resistenza e dice anche lei «Addio».

Grazie ai valori condivisi, lei e l’ufficiale si erano sottratti all’atmosfera dell’odio. Senza che lo sapessero, stavano vincendo ambedue la guerra. Festeggiavano il loro 25 aprile.

(*) Oggi un blog speciale con 24 post, uno ogni ora, su Liberazione e sulla resistenza – sia minuscola che maiuscola – al nazifascismo. Nella piccola redazione (un po’ allargata per l’occasione) abbiamo discusso l’idea, partita da David, di scegliere 24 testi o immagini che raccontassero quel giorno e l’oggi; che mostrassero qualcosa (o qualcuna/o) importante da ricordare; che attualizzassero e/o problematizzassero la Liberazione e la Resistenza. Alcuni post sono firmati, gli altri sono nati – come già è successo – nel lavoro comune che possiamo chiamare Qbea cioè Questo Blog E’ Antifascista.

 

Redazione
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