RRS 14 – «Infiniti mondi possibili»

Si chiude oggi – con la quattordicesima puntata (*) – la Round Robin Story (**): le regole prevedevano che db, colpevole di aver iniziato il gioco, lo concludesse tirando i fili della trama che altre/i avevano tessuto o talvolta aggrovigliato. Ah, grazie a Peppino, in-consapevole motore.

polipoNuovo-5

«Sono belli vero? Giovani, forti, senza una preoccupazione…». La calda voce di Duz irruppe nei suoi pensieri: «… o dovrei dire senza un pensiero».

Bebn si girò a guardarla: bella come sempre ma ostile a lui, armata di rabbia, ironia e intelligenza, tre armi terribili.

«Buon giorno Duz, se per te esiste un giorno buono … da passare con me». Bebn cercò di mettere sarcasmo nel tono ma non era il suo genere; e comunque tutto scivolava sulla “corazza” di Duz. «Non ti fa piacere, mia sposa, vedere che questi nostri figli – o scusa dovrei dire il figlio e la figlia, visto che ci tieni tanto a marcare la differenza – sono felici?».

«Mio sposo» replicò lei, e le prime due parole sembravano uscite da un freezer, «sai bene che amo vedere ragazze e ragazzi, nati da noi o da altri, godersi la vita. Ma che ci sono alcuni… problemini». L’ultima parola somigliava a un siluro e anche la faccia di Duz sembrava quella di un sommergibilista che al periscopio ha deciso quale nave nemica dovrà affondare – “mors tua vita mea” – prima che da lassù sgancino le bombe di profondità.

«Già» rispose Bebn: «problemi vecchi 16 anni fra noi»

«E vecchi… millenni, fuori di noi» aggiunse lei.

«Quel che conta però è domani. I nostri due gemelli dovranno scegliere cosa fare da grandi»: la voce di Bebn si fece decisa, autoritaria più del solito

«Ma tu non dirai loro tutta la verità, come al solito». Prese fiato Duz poi partì rabbiosa: «Sono belli. Te lo ripeto: giovani, forti, senza una preoccupazione. Sudano solo per sport o per giocare. O per fare l’amore… E non fare quella faccia da ipocrita, perché sai benissimo che a 15 anni spesso si fa sesso. Del resto mi hai voluta, anzi mi hai preso quando ne avevo neppure 14. Non mi interrompere. E guardami, ascoltami, staccati un attimo da quella finestra dove ti godi la giovinezza e la bellezza altrui mentre la tua è passata, ti resta solo il potere. Soprattutto slacciati il cervello per una volta… se ne sai capace. I nostri gemelli sono belli e felici, come i loro amici e le loro amiche, perché altre persone giovani soffrono per garantire questo paradiso. C’è chi suda perché si ammazza di fatica, lo sapevi? … no, mio potente signore e mio dolcissimo uomo, tu ignori queste miserie. Ma chissà che accada ai nostri figli quel che accadde al Buddha, uscendo nel mondo reale».

«Chi è Buddha?» si smarrì Bebn.

Una risata quasi irrefrenabile scosse Duz: «la tua ignoranza è davvero senza limiti, a che ti serve avere qui tutti i libri del mondo se non li leggi?».

Bebn le girò le spalle e uscì, furente. Duz rimase seduta a lungo, faccia da sfinge ma cuore in tumulto: pensieri velocissimi, sentimenti a cozzare fra loro come in quel gioco dell’autoscontro.

Ovviamente, come sempre, Bebn non tornò. Né lei lo aspettava. O sperava. Aveva smesso di credere in lui quasi lo stesso giorno che lo aveva incontrato, lui padrone e lei serva. Di certo aveva iniziato a odiarlo quando l’aveva presa con la forza. Se ogni tanto si illudeva che in lui ci fosse il germe di una diversa umanità, bastavano poche sue frasi a farle cambiare idea. Lui era un nemico.

Duz non avrebbe saputo dire se fosse passata un’ora o pochi minuti quando udì prima aprirsi una porta e poi la voce di Zadiz: «Mamma, posso parlarti?».

«Sì, figlio mio, certo. Ma tua sorella dov’è?» rispose, tornando velocemente in quel mondo-prigione che poteva abbandonare solo volando sui desideri.

Zadiz sorrise: «Ihihs è qui». E aprì la porta per farla entrare.

Che belli sono” pensò Duz, vedendoli vicini, ancora tutti sudati per i mille giochi fatti sulla spiaggia là fuori. Come ogni volta si stupì che i gemelli si somigliassero tanto pur essendo “opposti”: non solo perché Zadiz era un maschio e Ihihs no ma perché sembravano il positivo e il negativo di una vecchia fotografia; scuro lui, tutta chiarissima, quasi albina lei. “La genetica è una strega burlona” disse fra sé. Poi rivolgendosi ai figli domandò: «Mi cercavate per un motivo particolare?».

I due si guardarono, come per un immaginario pari-dispari a decidere chi dovesse parlare. Evidentemente “vinse” Ihihs perché attaccò lei: «Cos’è questo colloquio importante che nostro padre ci minaccia – e sorrise un po’ nel dirlo, non troppo però – da giorni? Domani sapremo tutta la verità?».

«La verità…» sorrise Duz: «come se ce ne fosse una sola». Zadiz accennò a un gesto di protesta ma lei lo stoppò: «Lo sapete, vostro padre non mi autorizza a parlare né di una verità, la sua, né di altre verità possibili… Le donne non hanno saperi o autorità, solo certi maschi posseggono la conoscenza. E il potere».

Di nuovo i gemelli si guardarono. A chi tocca adesso? Evidentemente a Zadiz: «Lo sappiamo. Per questo abbiamo spiato nostro padre. E’ appena uscito con il casco in testa e la faccia scura. Quando fa così sta in moto anche due ore e così….». Esitò.

«E così…?» incalzò Duz.

«Così…» dissero insieme i due gemelli e risero per la coincidenza. Poi Zadiz lasciò di nuovo la parola alla sorella: «Così forse questo è il momento di sapere un’altra verità, la tua».

«E se è qualcosa di brutto… ormai siamo grandi» sibilò Zadiz e Ihihs assentì. «Perché domani è un giorno importante vero?» proseguì quasi sottovoce.

Forse due ore” pensò Duz: “pochissime per svelare un mondo, molti mondi”. Sentì una stretta in un punto imprecisato fra cuore e gola. “Sì, è vero: domani è un giorno importante – rifletté – e poi Bebn è un grande oratore, è loro padre, è il potere. Se non approfitto di questo momento forse poi sarà tardi”.

Li guardò, inspirò, poi partì.

«Dovete ascoltarmi in silenzio. Poi se ci resta tempo sentirò le vostre domande e risponderò per quel che so». Li guardò, aspettando che siglassero il patto: tutti e due fecero un cenno d’assenso deciso.

«Un’altra premessa. Vi dirò cose strane, incredibili. Alcune potete controllarle sui libri o sulle memorie che vi è consentito vedere. Fatelo. Molti altri documenti invece sono vietati. Vi dirò dove forse potete trovarli solamente se alla fine di questo colloquio… me lo chiederete. Siete d’accordo?».

I gemelli chinarono il capo, quasi solennemente: era un sì. Ma esitante Zadiz alzò una mano. Duz lo invitò a parlare. E lui, rosso in viso, sussurrò: «E se torna nostro padre e ci trova qui?».

Un sorriso orgoglioso attraversò il viso di Duz: «Io sarò punita ma non preoccupatevi, non è la prima volta e ho la pelle dura. Forse sarete puniti anche voi e questa sarebbe… una novità o quasi. Siete disposti a rischiare?».

Nessuna incertezza nelle facce dei gemelli che comunque aggiunsero un superfluo «sì» corale.

«Bene allora» fiatò Duz. Ma fra sé pensò “O male, chissà”.

Prese fiato: «Sapete cos’è un cronoscopio?».

I due si guardarono, poi Ihihs esitante: «grosso modo, serve a guardare nel passato, giusto?… ma esiste davvero?».

«Sì» rispose secca Duz: «poi vi dirò dove cercare altre notizie. E sapete cos’è un artiglio temporale?».

Stavolta sul viso di Ihihs c’era smarrimento mentre il fratello farfugliò «serve a prelevare cose o persone dal passato, vero? Ma è fantascienza… o realtà?».

«In determinate circostanze l’artiglio funziona. A volte invece no, per ragioni che sono del tutto incomprensibili persino ai suoi costruttori. E talora il suo uso ha avuto effetti catastrofici ma su questo c’è una specie di segreto assoluto. Vi dirò dove potete saperne di più». Duz esitò, cercò nella sua mente di farsi una scaletta delle mille cose da dire: «Credo che domani di questo vi parlerà Bebn, vostro padre. O che presto vi affiderà a qualcuno che vi spiegherà come funzionano le macchine per scrutare il passato o per accedere a certi suoi frammenti. Ci sono molte cose che io ignoro… di quello che vostro padre e uomini come lui pensano che le donne mai debbano sapere».

Pausa: «Può darsi che presto vi separino».

«No» urlò Ihihs e in contemporanea «impossibile» sibilò il fratello.

«Possibile, anzi probabile» fece Duz secca. «Pensateci da adesso. Deciderete voi se c’è modo, magari attraverso un gioco, per restare in contatto se vi allontanano. Io…» esitò e la voce per un attimo quasi si spezzò «io vi posso dare qualche consiglio forse sul modo di comunicare senza essere intercettati dai “grandi”. Non oggi però. Prima devo sapere cosa vi dirà vostro padre. Se poi sarà possibile parleremo, magari di notte. Se sarà impossibile dovrete fare a meno di me, forse per sempre»

Lesse un misto di disperazione e stupore sul volto dei figli. Le venne voglia di carezzarli, stringerli. Ma il tempo correva e non poteva permettersi di consolare; doveva dir loro tutto quello che poteva. Poco… ma forse troppo per due ragazzi così giovani.

«Voi vivete nell’oro perché l’infinita ricchezza di questo mondo è nelle mani di pochissime persone, l’1 per cento all’incirca degli esseri umani. Vostro padre è fra quelli. Milioni, miliardi di persone soffrono per garantire a voi, a pochi altri, ogni agio. Ho detto “voi” perché io sono stata prelevata dall’altra parte: io sono nata nel 99 per cento, non mi sento da questa parte. Vostro padre è un nemico per me». Esitò un attimo, pensando “sono stata troppo dura? No, sanno che odio Bebn, è evidente in ogni mio sguardo”. Poi dette corsa a quel pensiero di poco prima: «Mi sono illusa varie volte di fargli cambiare idea ma è stato inutile. Lui mi ha usata ma io sono stata una serva infedele e una moglie ingrata, dunque mi odia e sono ancora qui solamente perché Bebn è convinto che voi due abbiate bisogno di una madre…» il tono si fece amaro «… per farvi ogni tanto le coccole che lui non è capace di darvi».

Ihihs alzò una mano.

«Dopo» disse Duz ma la ragazza non capì o fece finta: «Come sai del cronoscopio e dell’artiglio se sono cose segrete? E se nostro padre non si fida di te… chi te ne ha parlato?» domandò.

Non riuscì a trattenere un sorriso Duz rispondendo: «Vostro padre ha fatto molti errori ma il più tremendo per lui è stato lasciarmi accesso alla sua immensa libreria e agli altri archivi. Non interrompetemi però. Vi ho detto dell’infinita ricchezza, mal divisa, di questo mondo ma ci sono infiniti mondi, paralleli al nostro credo… ma di questo non sono sicura; dovrete studiare se volete capir meglio. Anche questi mondi sono sfruttati, indirizzati dal nostro o meglio da persone come vostro padre, dall’1 per cento. Non so dirvi come, ma sono certa che è così. Questi altri mondi, tanti e forse infiniti, devono essere saccheggiati e controllati. Perciò molte persone vengono private della memoria; chi ha il potere ha paura dei saperi altrui e dunque nasconde le idee, le canzoni, i libri, i video dove si parla di un altro modo di vivere, più giusto per tutte e per tutti. In alcuni di questi mondi però la ribellione ha vinto, in altri la lotta continua».

Duz esitò “questo segreto mi può costare la libertà o la vita” – riflettè – “se però non mi fido di loro due… su chi posso fare conto?”.

Si decise: «Ho usato di nascosto il cronoscopio e ho visto alcuni di questi mondi. Ve lo ripeto: non sono sicura di aver capito tutto ma se voi avrete accesso al cronoscopio dovete cercare le storie di David, Horty e Ursula. Da lì si diramano molte altre vicende. Se voi…».

Il rumore lontano di una motocicletta gelò i tre.

«Abbiamo pochissimi minuti. Ascoltate bene. Poi io farò finta di farmi una doccia e voi correte su a giocare. Anzi no, andate incontro a vostro padre e chiedetegli se oggi mangia a casa, qualche stupidaggine per distrarlo in modo non si accorga che eravate qui dove sono anche io».

«Due cose ancora faccio in tempo a dirvi. Velocemente» e Duz alzò un dito: «non odiate le macchine. Se a un certo punto vi sembrerà che la colpa di tutto quello che non va sia nella scienza… no – e Duz quasi urlò – no, ricordate che è colpa degli esseri umani, di alcuni esseri umani, e non delle macchine. Anche io ho pensato che fosse colpa della scienza. No invece, dobbiamo studiare, riprenderci le macchine, cambiar loro verso… Mi capite? Spero che lo comprenderete poi. Siamo noi a decidere, non loro».

Il rumore della moto era vicinissimo.

«Seconda cosa» alzando l’altro dito Duz parlò ancora più veloce di prima : «Sapete cos’è la fantascienza, no? Bene, molti uomini e donne l’hanno usata per riflettere, per diffondere un altro modo di guardare la vita e persino per nascondere lì alcune informazioni che il potere voleva cancellare. Perciò leggetela anche così. Ricordate i nomi di David, Horty e Ursula che vi ho fatto. Li ritroverete in alcuni libri. E anche in una Round Robin Story, da lì si dipanano molte storie e…».

La moto era entrata nel cortile e il motore tacque di botto.

«Eccolo. Separiamoci, oggi non posso dirvi altro. Ma se voi cercherete altre verità le troverete. Pensate con la vostra testa e se deciderete di ribellarvi dovete trovare altre persone per organizzarvi. Fuori da questa prigione dorata è possibile, scappate dunque. Spero di vedervi ancora».

Le ultime parole Duz le disse stringendo i figli insieme, in un solo abbraccio: avrebbe voluto che quei secondi fossero ore. “Il mio tempo è finito, forse comincia il loro” pensò. E corse via.

(*) Le puntate precedenti sono in bottega: https://www.labottegadelbarbieri.org/tag/round-robin-story/

(**) Cos’è una «Round Robin Story»? E’ un gioco di scrittura. Una storia dove autori/autrici si susseguono, a turno, per scrivere “al buio” (cioè senza accordi preventivi) pezzi di una storia; di solito chi inizia è “condannato” anche a concludere, cioè a tirare fuori il finale. Divertente ma difficile. Qui in “bottega” 12 persone hanno giocato. Noi ci siamo divertiti e lo stesso SPERIAMO per chi ci ha seguiti.

Qualche spiegazione è necessaria. La prima è semplice e ve la dò subito. Da tempo l’idea di fare una RRS, appunto Round Robin Story, in bottega mi titillava ma volevo avere almeno una buona ideuzza di partenza prima di cercare altre/i con cui iniziare il gioco. L’idea mi è stata data da una persona conosciuta – dieci minuti prima, quando si dice il caso, per la precisione a febbraio chiacchierando al Piccolo Teatro Patafisico di Palermo – ovvero da Peppino, all’anagrafe Giuseppe Nicolaci. Gli ronzava in testa un pensiero “fantascientifico” su una società che provasse a cancellare la memoria; me ne accennò e mi chiese di scriverla, «ché io non sono capace di metterla in pagina, tu sì». Spiegai a Peppino che io sono più giornalista che scrittore epperòperonpomperopero che l’idea mi piaceva, dunque ci avrei provato. In effetti le mie “rotelline cervelline” già cominciavano a girare: così nacque la prima puntata e da lì la ragnatela, la trama crebbe. Grazie Peppino, spero che alla fine i nostri giochi – o almeno 9/10 puntate su 14 – ti abbiano soddisfatto.

Altri chiarimenti? Beh a esempio ci sono “debiti” e “furti” – sia consapevoli che inconsci – nelle mie due puntate e presumo, con quasi certezza, anche nelle altre. E’ un ulteriore bel giochino scovarle TUTTE: nelle trame, nelle frasi, nei nomi, perfino nello stile forse. Chi vuole tentare… scriva alla “bottega”. Chi vuole chiedere… provi: forse la porta sottile che separa il saccheggio dalla citazione gli sarà aperta.

Ovviamente grazie anche a Energu che ha disegnato il “polipone” cioè il logo della nostra RRS, variandolo sempre un poco.

Arrivederci… a un prossimo anno o chissà. Chi passando per caso da codesta “bottega” magari strada facendo si è “incuriosito” della fantascienza, sappia che da anni quasi ogni Marte-dì qui può trovare due post, più spesso tre, che si muovono da quelle parti; talvolta la science fiction invade, per un attimo, anche qualcuno degli altri 6 giorni della settimana bottegarda. A conferma che ci sono infiniti mondi e possibilità. O per dirla con Paul Watzlawick – difficile a scrivere e pure a pronunciare – «fra tutte le illusioni la più pericolosa è credere che esista una sola realtà»; meglio vivere in molti mondi mentre si prova a rendere migliore questo che i più hanno deciso di chiamare Terra. (db)

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

6 commenti

  • Un finale che mi ricorda l’ultima stagione di Lost: la madre, due figli (entrambi maschi in quel caso) che giocano sulla spiaggia, un potere segreto da custodire. Da JJ a dibbì il passo è breve!

    Grazie per il degno epilogo di un racconto dalla trama così aggrovigliata che la teoria delle stringhe è nulla al confronto. Grazie a tutte e tutti per l’idea, l’invito e il divertimento. Alla prossima occasione.

    E a proposito di memoria, buona Festa della Repubblica in anticipo per i 70 anni del referendum e per la prima votazione a suffragio universale, donne comprese, della nostra nazione.

  • Francesco Masala

    e se fosse Lost ad aver copiato?

    bel finale di partita, da serie A

  • Daniele demiurgo ha messo in atto il suo ennesimo sberleffo (vedere sua fotina). In senso didascalico, ovviamente.
    Confessa, Diddi, l’ultima puntata l’hai scritta subito dopo aver scritto la prima, vero?
    Grazie a te e a tutte/i per il bel gioco che mi ha coinvolto e divertito assai.
    Ma soprattutto grazie a te, Daniele, continua a proporre le tue idee e le tue provocazioni. Per restare umani assieme.

  • Fra tutte le illusioni la più pericolosa è credere che esista un… solo “db” 😉
    Questa è una conclusione degna di una “RR Strory”, perchè le storie non finiscono mai.
    Grazie Daniele e grazie a tutti per questa avventura, che c’è di più bello dell’intreccio di tante “immaginazioni”.
    Buona libertà a tutti…

  • Daniele Barbieri

    Grazie delle lodi, delle critiche e degli epiteti (“demiurgo” mi mancava).
    Devo smentire Bianca: l’ultima puntata non l’ho scritta – e neppure pensata – subito dopo la prima: man mano che la RRS andava avanti mi venivano i sudori freddi; confesso invece di aver maledetto un paio di voi per «l’effetto Snoopy», insomma per avere aggrovigliato la trama oltre ogni… “stringa”.
    Quando la terzultima notte – “insonne, disperato y final” avrebbe forse intitolato Soriano? – mi sono messo a scrivere, avevo in mente solo due cose: ovviamente che «le storie non finiscono mai» e dunque dovevo rilanciare in qualche modo la “matrioska” e che, per sbrigliare almeno in parte le pazze trame di voi “infami” giocatori/giocatrici, forse/forse potevo servirmi di cronoscopio e artiglio temporale. Il resto è venuto da sé: faticoso, imprevisto ma logico e liscio.
    Non mi dispiace questo finale e mi gusta assai il nostro insieme: anche se lo spunto iniziale – di Peppino, come ho spiegato – si è perso quasi subito, mentre a mio avviso avrebbe potuto essere “coniugato” di più.
    Mai visto «Lost», anche se so che roba è, perché tantissimi anni fa decisi che la tv – persino la migliore – mi faceva male al cervellino e coerentemente non la guardo, salvo una dozzina di eccezioni l’anno sbirciate in streaming. Fosse vera l’ipotesi che gli sceneggiatori di «Lost» mi hanno rubato l’idea finale (ecco a che servono gli “artigli temporali”…) in effetti potrei farmi dare un sacco di soldini. Ne sto parlando con i miei 99 avvocati dello studio Isaac Evangelisti, Arthur Doctorow, Robert Sheldon e soci.
    Anche io auguro a tutte/i una buona Festa della Repubblica: con un occhio ai futuri possibili, per riprenderci la Costituzione e un vero suffragio partecipativo… a esempio mandando la “schiforma” Boschi/Renzi nel secchio della spazzatura.
    Sempre viva Watzlawick e i correttori di bozze, evviva chi ama giocare e le scatole cinesi, viva sempre la fantascienza e gli infiniti mondi dentro e fuori di noi, sempre W chi pensa con la propria testa.

  • Conclusione/Non Conclusione degna del supremo autocrate dell’oltrespazio Dibbì.
    E non mi aspettavo nulla di meno, poi il riferimento del Cronoscopio di Asimov è semplicemente meraviglioso.
    Ho partecipato a questo gioco con tanta gioia e un poco di timore, superati dopo un secondo per il piacere di condividere sogni fantasie e universi.
    Spero che si riproponga una nuova RRS, e che ancora potremo giocare.
    Perché il gioco è l’unico modo per dire l’indicibile, andando oltre le strette maglie del linguaggio e del controllo delle parole.
    In questo gioco abbiamo fatto quello che tutti dovremmo tornare a fare: condividere attivamente sogji speranze paure e incubi, a formare una miriade di universi simbolici che alla fine ci permettano di riavvicinarci, superando sospetti, paure e diffidenze.
    E attraverso il gioco, anche quello della fantascienza, si possa ritrovare un senso civile ormai abbondantemente perduto.
    Auguro in ritardo buona festa della Repubblica e buon anniversario per il suffragio universale.
    Con la speranza di andare alle urne per cambiare davvero un poco questo mondo malato e costruirne uno dei tanti migliori, non solo in senso leibniziano.
    Vi ringrazio ancora per la bellissima esperienza e scusate se come al solito sono stato prolisso.
    “Sapere aude! Osa servirti sempre della tua propria intelligenza” (Immanuel Kant)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *