Scor-data: 1 dicembre 1943

Padova, l’appello antifascista del rettore Concetto Marchesi

di Fabrizio Melodia (*)


«Studenti: non posso lasciare l’ufficio di Rettore dell’Università di Padova senza rivolgervi un ultimo appello. Una generazione di uomini ha distrutto la vostra giovinezza e la vostra Patria. Traditi dalla frode, dalle violenza, dall’ignavia, dalla servilità criminosa, voi insieme con la gioventù operaia e contadina, dovete rifare la storia dell’Italia e costruire il popolo italiano.
Non frugate nelle memorie o nei nascondigli del passato i soli responsabili di episodi delittuosi; dietro ai sicari c’è tutta una moltitudine che quei delitti ha voluto e ha coperto con il silenzio e la codarda rassegnazione; c’è tutta la classe dirigente italiana sospinta dalla inettitudine e dalla colpa verso la sua totale rovina.
Studenti, mi allontano da voi con la speranza di ritornare a voi maestro e compagno, dopo la fraternità di una lotta assieme combattuta. Per la fede che vi illumina; per lo sdegno che vi accende, non lasciate che l’oppressore disponga della vostra vita, fate risorgere i vostri battaglioni, liberate l’Italia dalla schiavitù e dall’ignoranza, aggiungete al labaro della Vostra Università la gloria di una nuova più grande decorazione in questa battaglia suprema per la giustizia e per la pace nel mondo»: è questa la parte finale dell’accorato appello del rettore dell’università di Padova, il latinista Concetto Marchesi, militante comunista e antifascista.
Un appello di ben altro impianto rispetto a quello, pronunciato poco tempo prima, dal filosofo e rettore universitario Martin Heidegger agli studenti della Germania nazista, per convincerli a seguire la strada tracciata da Hitler.
Concetto Marchesi, nato a Catania il 1 febbraio del 1878, fin da giovane dimostrò la sua attitudine ribelle, fondando un giornaletto intitolato «Lucifero», con chiaro omaggio al giovane Carducci dell’antimonarchica e anticlericale «Ode a Satana» e al suo professore di latino Mario Rapisardi, socialista e anticlericale anch’egli.
Proseguì negli studi, laureandosi nel 1899 all’istituto di studi superiori in letteratura latina, si dedicò all’insegnamento, aderendo attivamente al Partito Socialista Italiano e, successivamente alla scissione del 1921, al neonato Partito Comunista Italiano.
All’avvento del fascismo mantenne non senza difficoltà l’insegnamento, arrivando comunque a resistere duramente alla legge datata 28 maggio 1929, laddove s’imponeva l’obbligo al corpo docente di prestare giuramento di fedeltà al fascismo, provvedimento ampiamente caldeggiato dal filosofo neoidealista e ministro della pubblica istruzione Giovanni Gentile, che della cultura fascista fu promotore e protettore, come della nota riforma scolastica (rimasta invariata fino al 1962) considerata da Benito Mussolini come la più fascista delle riforme.
Concetto Marchesi continuò l’insegnamento e la sua attività clandestina di antifascista oltre lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando fu nominato, dopo la caduta del fascismo e l’avvento della Repubblica Sociale Italiana, rettore dell’università di Padova. Fu lui che all’università fondò il Cnl (Comitato nazionale di Liberazione) Veneto, insieme al pro-rettore socialista Egidio Meneghetti e al partigiano Silvio Trentin, iniziando a pubblicare il foglio clandestino «Fratelli d’Italia» in cui caldeggiava finalmente la fine delle idee fasciste e l’avvento di una nuova conoscenza di cui l’Università sarebbe stato il cuore pulsante e vitale.
Gli eventi incalzavano: il re Vittorio Emanuele III e Pietro Badoglio si diedero alla fuga il 7 settembre 1943, senza nemmeno avvisare i ministri. Tutto allo sbando.
In tale situazione, le armate tedesche occuparono l’Italia centrosettentrionale, dando vita alla cosiddetta Repubblica di Salò, i cui ministeri furono costituiti in varie città della Lombardia e del Veneto. A Padova s’insediò, nello stesso Palazzo Papafava, l’ultimo ministro fascista dell’Educazione nazionale, Carlo Alberto Biggini, il quale però riconobbe il valore di Marchesi, nella salvaguardia – dalle grinfie delle armate tedesche – dell’Università come luogo di sapere. Oltre a coprire una cellula antifascista clandestina, Marchesi ottenne per l’università la garanzia dell’inviolabilità dalle truppe nazifasciste e la conseguente protezione degli studenti dall’arruolamento coatto.
Il 9 novembre Concetto Marchesi inaugurò l’anno accademico, non senza difficoltà a causa dell’intrusione di alcuni giovani della milizia fascista, in cerca di studenti da arruolare a forza. Marchesi, con l’aiuto di Meneghetti, sbatterono fuori a forza i fascisti, proseguendo poi con un toccante discorso d’apertura: «Il lavoro c’è sempre stato nel mondo, anzi la fatica imposta come una fatale dannazione. Ma oggi il lavoro ha sollevato la schiena, ha liberato i suoi polsi, ha potuto alzare la testa e guardare attorno e guardare in su: e lo schiavo di una volta ha potuto anche gettare via le catene che avvincevano per secoli l’anima e l’intelligenza sua. Non solo una moltitudine di uomini, ma una moltitudine di coscienze è entrata nella storia a chiedere luce e vita e a dare luce e vita. Oggi da ogni parte si guarda al mondo del lavoro come al regno atteso della giustizia. Tutti si protendono verso questo lavoro per uscirne purificati. E a tutti verrà bene, allo Stato e all’individuo; allo Stato che potrà veramente costituire e rappresentare la unità politica e sociale dei suoi liberi cittadini; all’individuo che potrà finalmente ritrovare in se stesso l’unica fonte del proprio indistruttibile valore. Sotto il martellare di questo immane conflitto cadono per sempre privilegi secolari e insaziabili fortune; cadono signorie, reami, assemblee che assumevano il titolo della perennità: ma perenne e irrevocabile è solo la forza e la potestà del popolo che lavora e della comunità che costituisce la gente invece della casta».

I tafferugli tra fascisti e studenti proseguirono in un clima di tensione insostenibile, tanto che il colonnello von Frankenberg, comandante della piazza di Padova, comprese che stava nella presenza e nelle idee promulgate da Marchesi la causa della rivolta studentesca e il 18 novembre chiese al prefetto Primo Fumei di porvi rimedio immediatamente. Avvertito del pericolo di arresto, Marchesi si nascose in casa della famiglia di un suo vecchio amico deceduto anni prima, il senatore e storico del diritto Nino Tamassia, poco prima dell’arresto dell’amico e compagno di lotta Silvio Trentin.

Da casa Tamassia si trasferì in casa di Lanfranco Zancan, antifascista cattolico, e di qui dal comunista Leone Turra, dove rimase fino al 29 novembre.
Fu in questo rifugio che scrisse una lettera di congedo al collega Manara Valgimigli, la lettera di dimissioni al ministro Biggini, datata 29 novembre e l’appello agli studenti di Padova, post-datato al 1º dicembre e che verrà diffuso il 5 dicembre.
«Sono rimasto a capo della Vostra Università finché speravo di mantenerla immune dall’offesa fascista e dalla minaccia germanica; fino a che speravo di difendervi da servitù politiche e militari e di proteggere con la mia fede pubblicamente professata la vostra fede costretta al silenzio e al segreto. Tale proposito mi ha fatto resistere, contro il malessere che sempre più mi invadeva nel restare a un posto che ai lontani e agli estranei poteva apparire di pacifica convivenza mentre era un posto di ininterrotto combattimento. Oggi il dovere mi chiama altrove. Oggi non è più possibile sperare che l’Università resti asilo indisturbato di libere coscienze operose, mentre lo straniero preme alle porte dei nostri istituti e l’ordine di un governo che – per la defezione di un vecchio complice – ardisce chiamarsi repubblicano, vorrebbe convertire la gioventù universitaria in una milizia di mercenari e di sgherri massacratori. Nel giorno inaugurale dell’anno accademico avete veduto un manipolo di questi sciagurati, violatori dell’Aula Magna, travolti sotto l’immensa ondata del vostro irrefrenabile sdegno. E io, o giovani studenti, ho atteso questo giorno in cui avreste riconsacrato il vostro tempio per più di venti anni profanato; e benedico il destino di avermi dato la gioia di una così solenne comunione con l’anima vostra. Ma quelli che per un ventennio hanno vilipeso ogni onorevole cosa e mentito e calunniato, hanno tramutato in vanteria la disfatta e nei loro annunci mendaci hanno soffocato il loro grido e si sono appropriata la vostra parola».
Un appello che vale ancora oggi.
Per approfondire
Claude Pottier (a cura di), “Concetto Marchesi (1878-1957). Un umanista comunista. Atti del convegno nazionale di studi, Gallarate 25 ottobre 1997”, C.I.S.E., Gallarate 1998.
Ezio Franceschini, “Concetto Marchesi. Linee per l’interpretazione di un uomo inquieto”, Antenore, Padova 1978.
Luigi Sanna, “Concetto Marchesi intellettuale-politico”, Il castello, Caltanissetta 1979.
Antonio La Penna, “Concetto Marchesi. La critica letteraria come scoperta dell’uomo”, La nuova Italia, Firenze 1980.
Luciano Canfora, “La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile”, Sellerio, Palermo 1985.
Luciano Canfora, “Marchesi, Concetto”, in «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 69, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma, 2007

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 1 dicembre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
«giornata del prigioniero di coscienza»; 1145: terza crociata; 1547: muore Cortes; 1908; nasce De Martino; 1930: nebbia mortale in Belgio; 1943: bombe all’iprite su Bari; 1948: Costa Rica sopprime le forze armate; 1966: manifesto Demau; 1970: in Italia divorzio è legge; 1987: muore James Baldwin; 1988: Benazir Bhutto presidente… E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (
db)

 

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