Scor-data: 26 ottobre 1881

La sfida all’Ok Corral

di Luca Barbieri (*)

Si tratta senza dubbio della sparatoria più celebre (e celebrata) di tutto il selvaggio West, sebbene non sia stata la più sanguinosa, visto che alla fine ci furono “soltanto” tre morti, né la più rapida: durò infatti soltanto trenta secondi, pochissimi ma comunque di più della fulminea «Five seconds Gunfight» di El Paso. Perché fu dunque così famosa? Perché intorno a questa sparatoria creò la propria aura di leggenda Wyatt Earp, il quale infatti diventerà noto come «Leone di Tombstone».

Wyatt la affrontò affiancato da due dei suoi fratelli (gli altrettanti noti Morgan e Virgil) e dal pistolero tisico, ex dentista e mezzo pazzo, “Doc” Holliday. Quattro furie scatenate che fronteggiarono cinque avversari faccia a faccia, secondo le modalità del duello poi codificate al cinema da Sergio Leone (qui però i partecipanti erano nove, quindi tecnicamente non fu duello): modalità che, in realtà, nel West furono vere e proprie mosche bianche (il duello infatti era in genere uno schizofrenico scambio di colpi senza alcun preavviso quando non era addirittura un agguato).

Quel 26 ottobre 1881 il vecchio West si stava disfacendo sotto l’alluvione dell’incombente modernità e si stava già trasformando in leggenda: nove uomini, per dare luogo alla più famosa sparatoria della storia, scelsero una città dal nome perfettamente adatto alla circostanza: Tombstone, letteralmente pietra tombale. Non ci sono in realtà buoni e cattivi, solo due clan rivali che si sfidano per il possesso della città, solo un pugno di persone che vogliono ammazzarsi. Da una parte ci sono i fratelli Earp (Wyatt, Morgan e Virgil) e “Doc” Holiday; dall’altra i fratelli McLaury (Tom e Frank), i fratelli Clanton (Billy e Ike) e un ragazzo, Billy Claiborne, che però fugge subito e non partecipa alla sparatoria. Quattro contro quattro, dunque.

Perché si arrivò allo scontro? Nel 1879 c’era stato un gran parlare dell’argento che circolava per le vie di Tombstone e Wyatt Earp non ci pensò su due volte a lasciare il proprio mandato di Assistant Marshal a Dodge City per cercare fortuna insieme ai fratelli e alle loro famiglie. Quando gli Earp giunsero a Tombstone, i Clanton erano nei paraggi già da parecchio; niente di strano, perciò, che non vedessero proprio di buon occhio l’arrivo nella loro riserva di caccia di stranieri in cerca di gloria e dollari. Dei Clanton si diceva che fossero una dannata progenie di ladri di bestiame, dediti a razzie di manzi messicani che poi rivendevano all’esercito per rifornire la vicina riserva Apache. Per far funzionare a dovere questo meccanismo, il clan si era procurato qualche appoggio nelle alte sfere del Partito Democratico e un certo numero di complici con la stella sul petto, tra i quali lo sceriffo della contea di Pima Johhnie Behan. Questa ragnatela di connivenze permise ai Clanton di farsi gli affari propri senza troppe interferenze. La gente di Tombstone, poi, non aveva affatto una brutta opinione dei “cowboys” (così veniva chiamata la banda di ladri di bestiame che si diceva facesse capo ai Clanton), delinquenti che danneggiavano esclusivamente le haciendas messicane senza disturbare i pacifici minatori americani: molto peggio erano i pistoleri e i gamblers che infestavano la città come parassiti e che, sparandosi fra loro, mettevano a rischio l’incolumità di tutti. Una situazione ideale, dunque, che durò fino all’arrivo degli Earp, i quali, probabilmente ingolositi dalla torta, cominciarono a sgomitare per farsi posto. Intorno alla famiglia Clanton orbitavano una serie di personaggi loschi e tendenzialmente disonesti che lavoravano nel ranch ufficialmente come mandriani: tra costoro vale la pena di menzionare almeno “Curly Bill” Brocius e John Ringo, tagliagole di una certa fama, e coloro che parteciperanno alla sparatoria con gli Earp, e cioè i fratelli Tom e Frank McLaury con Billy Clairborne.

L’arrivo degli Earp trovò i Clanton già padroni del sottobosco criminale cittadino e ben decisi a non mollare l’appetitoso osso. E trovò anche una città infiammata dalla violenza e brulicante di giocatori d’azzardo, criminali di bassa lega e pistoleri in cerca di facili guadagni. Mister George Whitwell Parson, cittadino della prima ora, scrive nei suoi diari che quelli erano «tempi assai brutti: 14 assassinii in 10 giorni» e cita alcuni esempi: «Luke Short, ieri sera, ha ucciso Charlie Storms dietro provocazione. Tutto regolare. Sarà assolto»; oppure «Ieri notte Frank “Buckskin” Leslie accompagnava a casa da un ballo la signora May Killeen, quando si trovò di fronte il marito di questa, Mike, che lo aspettava con brutti propositi. Nella sparatoria che seguì Mike fu colpito mortalmente. Anche qui tutto regolare: legittima difesa»; e conclude con queste parole «Non erano i cowboys ubriachi l’elemento criminale di Tombstone (…) erano gli eterni vagabondi, gli spostati, i giocatori d’azzardo». E fra questi gli Earp.

Il primo motivo di rancore fra i due clan fu la scomparsa di un cavallo di Wyatt che qualcuno disse di aver visto girare fra le mani di Billy Clanton. L’accusa non venne provata ma per il “leone” le voci sui Clanton furono sufficienti a emettere verdetto, tanto che qualche tempo dopo, quando scomparvero 6 muli dell’esercito e Wyatt venne incaricato di trovarli, andò per prima cosa a cercarli al ranch dei McLaury. E li trovò proprio lì. L’incidente si chiuse con l’imbarazzante restituzione dei muli e il pagamento di una salatissima multa all’esercito, ma i McLaury giurarono vendetta nei confronti di chi li aveva sbugiardati. L’astio crebbe a dismisura quando alcune diligenze che trasportavano argento fuori città vennero assalite con allarmante precisione da qualcuno che, evidentemente, era ben informato sugli spostamenti dei valori. La notte del 15 marzo, nei pressi della cittadina di Contention, le rapine divennero qualcosa di più grave: Bud Philpot – la “frusta” di una delle diligenze della compagnia Kinnear & Co. Stage che si occupava dei trasporti di barre d’argento da Tombstone a Benson – e un innocente passeggero di nome Peter Roerig vennero entrambi ammazzati da ignoti fuorilegge con il volto coperto da maschere; questi ultimi avevano rabbiosamente scaricato le armi sul trasporto in corsa che non aveva voluto fermarsi al loro “altolà”. Si fece il nome degli Earp come autori della tentata rapina ma nulla venne provato; quello di “Doc” Holliday invece venne pesantemente tirato in ballo da una denuncia addirittura di “Big Nose” Kate. La sua compagna, con il volto tumefatto per uno degli usuali sfoghi del dentista pistolero sovente ubriaco, si era infatti recata dallo sceriffo Behan e lo aveva accusato di essere l’autore materiale del duplice omicidio. “Doc” venne subito arrestato ma Wyatt Earp lo tirò fuori di galera altrettanto rapidamente versando l’ingente cauzione di cinquemila dollari. Quando il 9 luglio ci fu la prima udienza, Holliday giustificò la sua assenza durante la notte della rapina con la scusa di essere precipitosamente partito per partecipare a un grosso poker a Charleston; non poteva provare di essere stato in quella città perché, appena arrivatoci, era nuovamente ripartito in fretta e furia dato che la partita era già finita. Un alibi simile era una forma di groviera che anche Perry Mason avrebbe faticato a difendere, ma la prova principale a suo carico si era dissolta nel nulla (Kate aveva ritrattato tutto, affermando che lo sceriffo Behan le aveva fatto firmare un foglio del quale ignorava il contenuto e, oltretutto, mentre era ubriaca come una zampogna) e “Doc” venne prosciolto. Nelle settimane successive Virgil, che era diventato Marshal di Tombstone, arrestò due uomini di Behan, Pete Spence e Frank Stilwell, per lo stesso reato di cui era stato accusato Holliday. La corte federale di Tucson – dove Wyatt, che aveva avuto un mandato dal Marshal federale grazie ai suoi intrallazzi politici, aveva portato i due uomini – li ritenne colpevoli, ma di una sola rapina, l’ultima in ordine cronologico, avvenuta dalle parti di Bisbee; dunque gli assassini di Contention rimanevano ancora senza nome ma l’odio tra i due clan, in compenso, aveva raggiunto livelli allarmanti. Nei giorni seguenti la condanna di Spence e Stilweel, poi rilasciati su cauzione, Holliday tentò più volte di provocare Ike Clanton, ma senza successo. Soltanto la sera del 25 ottobre il primogenito di “Old Man”, sfibrato dalle continue provocazioni di Holliday, cadde nella trappola e lo insultò; era quello che il pistolero andava cercando da tempo. Morgan si frappose fra i due e permise a Clanton di lasciare il locale; pare che quest’ultimo, uscendo, avesse pregato “Doc” di non sparargli alle spalle e che il dentista gli abbia ironicamente consigliato di «camminare all’indietro». Il mattino del 26, Ike – che aveva rimuginato sulla sua pubblica umiliazione davanti a qualche bottiglia di whisky – si presentò in città armato di Colt e fucile a ripetizione e andò a dire in giro che se gli Earp cercavano grane lui era pronto a soddisfarli. Era visibilmente fuori di sé, ma Wyatt ne approfittò per saldare qualche conto. Lo chiuse in un vicolo e lo disarmò; il fratello Virgil, che era accorso, lo trascinò in tribunale dove lo fece multare di 25 dollari per illecito porto d’armi in città e disturbo della quiete pubblica. Davanti al giudice Ike commise un altro errore dichiarando che per chiudere la questione una volta per tutte gli «bastava solo un metro e mezzo di terreno». Il dado era tratto; la sfida, lanciata davanti a un testimone del calibro di un giudice, giustificava qualsiasi successivo atto di violenza come legittima difesa.

Ormai sicuro di poter liquidare la faida con le armi, Wyatt aggredì anche Tom McLaury, che era accorso in tribunale per dare una mano a Ike Clanton, e gli vibrò sulla testa un colpo con la canna della pistola, lasciandolo stordito e sanguinante in mezzo alla strada. Passarono pochi scatti di lancetta e Wyatt ebbe notizia che il clan dei Clanton e i loro amici si erano riuniti vicino a una staccionata per cavalli chiamata Ok Corral; convocò i fratelli e li convinse che non restava altro da fare che spazzare via i rivali da Tombstone; “Doc” Holliday, saputa la cosa, accorse con la velocità del lampo armato di doppietta e si unì ai tre fratelli Earp. Per vestire di legalità la cosa, Virgil fece incetta di distintivi e li distribuì ai tre compagni, nominandoli seduta stante suoi Deputies. Dovette però far informare lo sceriffo Behan, che era in città, e questi lasciò di corsa la comoda poltrona da barbiere dove si stava facendo radere e raggiunse gli Earp al saloon di Hafford. Afferrato Virgil per un braccio, gli ricordò che era suo compito di Marshal disarmare e non uccidere; Virgil se lo scrollò di dosso. Behan allora corse dai Clanton e chiese le loro intenzioni: i suoi amici si dichiararono pronti a parlamentare con gli avversari ma non gli consegnarono le armi che avevano con loro. Behan tornò dagli Earp cercando di dissuaderli dal proseguire, perché due membri del gruppo dei Clanton erano privi di armi e lui avrebbe disarmato anche gli altri, ma gli Earp proseguirono sui propri passi, inamovibili. Come una molla impazzita Behan scattò ancora una volta dai Clanton, scongiurandoli di andarsene, ma proprio in quel momento comparvero gli Earp. Il duello era ormai inevitabile eppure Behan fece ancora un tentativo. Wyatt Earp, così si dice, lo allontanò con una spinta ringhiando che era sua intenzione «sistemare quei figli di cani» mentre Virgil disse allo sceriffo semplicemente «vado a disarmarli» e forse era vero, magari voleva realmente fermarsi a quello.

Wyatt Earp era armato con una Smith & Wesson New Model No. 3 calibro 44 donatagli dall’amico John Clum, agente della riserva Apache di San Carlos, che portava infilata in una tasca dello spolverino invernale, e non con l’usuale Colt “Peace Maker” calibro 45. I suoi fratelli portavano le tradizionali “Peace Maker”, mentre sull’arma di “Doc” si insinua un dubbio: si è sempre detto e scritto che avesse con sé l’amata doppietta fabbricata dalle officine Greener di Birmingham ma recentemente si è fatta strada l’ipotesi che fosse dotato di un calibro 10 Meteor a canne mozze, quello che lui chiamava affettuosamente «il mio cannone da strada». Poco importa, comunque.

Torniamo a quello che stava accadendo all’OK Corral. Mentre gli Earp si avvicinavano determinati e rabbiosi come una muta di mastini, i Clanton e i McLaury si raggrumarono in Freemont Street, all’esterno del corral e non al suo interno come viene raffigurato nell’iconografia tradizionale. I due gruppi si avvicinarono lenti e silenziosi come enormi iceberg in rotta di collisione, poi – quando la distanza fra loro fu poco meno di tre metri – si immobilizzarono di colpo, squadrandosi taciturni e tetri. Il profondo silenzio era agitato dalla sola tensione nervosa, e Billy Claiborne ne fu sopraffatto, perché improvvisamente fuggì rapido come una lucertola verso il primo riparo che lo potesse proteggere dall’inferno che si stava per scatenare; Behan, rimasto ad ansimare la propria paura per ciò che non era riuscito a fermare, con quattro salti lo raggiunse. A questo punto le versioni si fanno contraddittorie e imprecise: chi sopravvisse volle naturalmente avere la ragione dalla propria mentre i morti, altrettanto naturalmente, se ne infischiarono e non dissero nulla al riguardo. Gli Earp, in coro, testimoniarono che Virgil chiese piuttosto cortesemente, viste le circostanze, di avere le armi che i “Cowboys” portavano senza averne diritto, e che avrebbe anche gridato, mentre tali armi venivano estratte anziché consegnate, «Fermi! Non voglio sparare, voglio solo disarmarvi!». Lo sceriffo Behan assicurò che Wyatt Earp, una volta arrivato faccia a faccia con i propri nemici, avesse ringhiato fuori qualcosa del tipo «Figli di puttana, volevate una sparatoria e adesso potete averla» e poi avesse aperto il fuoco. Interpellato sulla questione, Wyatt replicò che aveva sparato esclusivamente nel momento in cui aveva scorto dei revolver fiorire improvvisamente fra le mani di Billy Clanton e Frank McLaury proprio mentre costoro, mentendo spudoratamente, si dichiaravano disarmati. Più sinceramente aggiunse: «Non so chi sparò per primo. Sparammo quasi insieme. Allora la sparatoria divenne generale». Quasi sicuramente i primi due ad aprire le danze furono Wyatt e Frank McLaury: Earp colpì l’avversario allo stomaco; McLaury, invece, mancò il bersaglio sia col primo proiettile sia col secondo, esploso dopo essere stato ferito. Nel frattempo Ike Clanton era scattato in avanti, agitando le mani e gridando di essere disarmato; afferrato il braccio di Wyatt scongiurò di essere risparmiato e il “leone” non lo uccise, limitandosi a sibilargli di combattere o scappare. Ike scelse la seconda possibilità e scampò di poco a una fucilata sparatagli alle spalle da “Doc”. Tom McLaury sfilò il Winchester dalla sella del cavallo del fratello e, trattenendo l’animale imbizzarrito, cercò di rispondere al fuoco; inutilmente, appena il cavallo gli ebbe strappato le redini dalle mani, Tom, esposto al fuoco, venne falciato da una fucilata di Holliday; sollevato da terra dalla forza d’urto della scarica ravvicinata del canne mozze, venne scaraventato all’indietro, barcollò per qualche metro e, vomitando un fiotto di sangue, rese l’anima a Dio. Virgil aveva mirato a Billy Clanton: due colpi, uno al polso destro e l’altro al petto, ma il ragazzo, ancora vivo, impugnò la pistola con la sinistra e ferì Virgil al polpaccio. Anche Frank, sebbene con il ventre squarciato, era ancora vivo e, rialzatosi da terra con un tremendo sforzo di volontà, se l’era presa con “Doc” che gli aveva ammazzato il fratello: lo ferì al fianco con una revolverata, poi cadde a terra e ci restò. Billy Clanton, il più coriaceo del gruppo nonostante la giovanissima età, sparò un altro colpo, sempre con la sinistra dato che la destra era devastata e inutilizzabile ferebdo Morgan alla spalla: due Earp centrati ma nessuno abbattuto. Wyatt, a questo punto, lo prese in cura personalmente e lo gettò a mordere la povere. Un certo Camillus Fly, un fotografo che aveva la sfortuna di avere casa e laboratorio in Allen Street, a due passi dall’OK Corral, era accorso armato di fucile per vedere cosa diavolo stesse succedendo, e potè dunque soccorrere Billy Clanton; si chinò su di lui, gli tolse la pistola dalle mani e lo udì mormorare con la bocca impastata di sangue «Datemi altre cartucce…». Con queste ultime parole di sfida finì tutto quanto. Sulla scena calarono silenzio e avvoltoi sotto forma di curiosi che sbucavano da ogni dove per dare un’occhiata.

Gli Earp vennero tradotti di fronte alle autorità e prosciolti per due volte, nonostante le gravi e pesanti accuse a loro carico. All’OK Corral si erano comportati più come macellai che come rappresentanti della legge, ma la parola fine venne scritta da Crawley Dake, Marshal federale del “Territorio” dell’Arizona, non del tutto imparziale visto che aveva forti rapporti di amicizia con Wyatt e Virgil. Egli affermò alla stampa che «pure se gli Earp non avevano agito come agenti federali, avevano liberato il territorio da tre pericolosi elementi di una nota banda di ladri di bestiame»: si trattò a tutti gli effetti di una sorta di carta bianca concessa retroattivamente. Non tutti la presero bene e infatti la questione non si concluse affatto così: Virgil venne ferito seriamente qualche mese dopo la sparatoria da ignoti aggressori che gli svuotarono addosso ben cinque scariche di pallettoni, una delle quali gli fracassò il gomito destro rendendogli del tutto inutilizzabile il braccio per gli anni che gli resteranno da vivere. Morgan invece non riuscì nemmeno ad andarsene da Tombstone; venne assassinato la notte del 18 marzo 1882 mentre era intento a giocare una partita a biliardo con il fratello Wyatt all’interno del Campbell and Hatch Saloon: due proiettili frantumarono le vetrate del locale e uno di questi spezzò la spina dorsale di Morgan. Wyatt braccò i colpevoli e li giustiziò a sangue freddo. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

(*) Ricordo – per chi si trova a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 26 ottobre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
1440: muore Gilles de Rais; 1860: guerra dell’oppio; 1860: Teano, quante bugie; 1871: nasce Trilussa; 1890: muore Collodi; 1934: linciaggio Sunshine State; 1943: Francia, stalinisti uccidono trozkisti; 1947: prima guerra Pakistan-India; 1948: Donora, nebbia assassina; 1987: i rischi di Radio Vaticana; 1990: scoperta di Jeffrey Kuhn; 1996: Boston, proteste contro mutilazioni bimbi “intersessuali”; 1997: in vigore accordi Schengen; 2009: il tribunale condanna Gentilini per «odio razziale». E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
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