Scor-data: 4 dicembre 1952

«Lo avrai camerata Kesserling»

di Daniela Pia (*)  

Piero Calamandrei fu capace di scolpire con la parola la nuda crudezza del male. Con quello scalpello eresse un monumento a futura memoria per ricordare ciò che era stato. E se il monumento dell’infamia può avere molte facce, quella di Kesserling e Priebke, criminali nazisti, fu per noi italiani fra le più crudeli.

Kesserling, comandante in capo delle forze di occupazione tedesche, diede gli ordini per l’ esecuzione degli eccidi di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine. Per questi e altri abomini fu processato e condannato a morte nel 1947. La pena, che fu poi commutata in carcere a vita, venne alleviata ulteriormente per motivi di salute e gli fu restituita la libertà. Tornato in Germania fu accolto come una sorta di eroe dai neonazisti bavaresi, gente ancora convinta che«Dio e la verità marciano al passo dell’oca», servi del Male fattisi negazionisti al punto di affermare che nei lager non vi fossero camere a gas ma solo cucine. Fra loro il camerata Kesserling fu capace di affermare di non avere nulla da rimproverarsi, giungendo a dire persino che gli italiani dovevano essergli grati per il suo agire, durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli… un monumento.

A tale affermazione rispose Piero Calamandrei con una famosa epigrafe del 4.12.1952 posata nel palazzo comunale di Cuneo (in occasione dell’ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti). Questa epigrafe oggi rappresenta un monumento “ad ignominia” e si staglia contro la libertà concessa al criminale nazista , al quale si rivolge così:

«Lo avrai

camerata Kesserling

il monumento che pretendi da noi italiani

ma con che pietra si costruirà

a deciderlo tocca a noi.

Non con i sassi affumicati

dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio

non con la terra dei cimiteri

dove i nostri compagni giovinetti

riposano in serenità

non con la neve inviolata delle montagne

che per due inverni ti sfidarono

non con la primavera di queste valli

che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati

più duro d’ogni macigno

soltanto con la roccia di questo patto

giurato fra uomini liberi

che volontari si adunarono

per dignità e non per odio

decisi a riscattare

la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare

ai nostri posti ci ritroverai

morti e vivi con lo stesso impegno

popolo serrato intorno al monumento

che si chiama

ora e sempre

RESISTENZA».  

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 4 dicembrefra l’altro avevo ipotizzato la strana storia di “santa” Barbara OPPURE: 1750: nasce Henri Gregoire; 1890: nasce Emilio Lussu; 1927: Ellington al Cotton Club; 1969: Fred Hampton ucciso; 1993: muore Frank Zappa; 1997: muore Alberto Manzi. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

  • Kesselring, non Kesserling. Kessel è una località tedesca ( dove nacque Ottone III di Sassonia) e ring significa “anello”.

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