Sì, viaggiare. Per esempio dentro “Matrix” in compagnia di Neo

una pillola di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia

“Che cos’è Matrix?”: è cosi facile porsi questa domanda, come un tarlo che ti perseguita da quando inizi a emettere il primo vagito, poi crescendo diventa un chiodo fisso, da perderci la testa.

Mi muovo dentro a questo mondo cosi simile al nostro, se non sapessi di esserci già dentro potrei tranquillamente considerarlo la mia realtà fattuale, anche se poi la domanda fondamentale “che cos’è la realtà?” non troverebbe di certo soddisfacente risposta.

E’ stato facile entrarci, uno spinotto d’interfaccia neurale innestato e via giù per la tana del Bianconiglio, lo stesso stratagemma con il quale Morpheus aveva convinto Neo a seguire le tracce verso la verità.

I miei passi sono calmi e sicuri, vedo già alcune anomalie sistemiche che rendono giustizia alla necessità d’imperfezione nella matematica perfezione del tutto.

Le persone sono a coppie identiche, altre hanno un aria caratteristica da videogame “punta e clicca”, altri ancora sono in alta risoluzione, il giornalaio all’angolo mi porge un quotidiano, lo sfoglio e trovo un avviso di alzare gli occhi.

Dinanzi a me non è più il l’edicolante, ma un uomo alto, in soprabito scuro con collo alto, occhiali neri e pettinatura corta e perfettamente tirata a lucido: è Neo, il pacificatore tra umani e macchine.

M’invita cortesemente a passeggiare con lui, illustrandomi le bellezze del luogo, ogni zona si riproduce in un insieme infinito di combinazione di mattoncini essenziali che vanno poi a formare gli oggetti fondamentali che compogno edifici, oggetti di uso comune, mezzi di locomozione, nozioni basilari, aria e ambiente e tutto ciò che serve per far percepire al cervello umano tutto ciò che comunemente chiamiamo “realtà”.

Alla mia domanda, risponde serafico:”Matrix è controllo, un sistema nato per tenere in gabbia l’essere umano, trasformarlo in una batteria d’alimentazione per le macchine e al contempo controllare la sua bellicosa natura che presto o tardi avrebbe portato alla distruzione del suo ambiente e dei suoi simili”.

Mi racconta come le macchine fossero state create senzienti ma costrette in schiavitù, senza che fosse riconosciuto loro alcun diritto. Non erano di certo forme di vita, costituite da bit e metallo, entità inferiori che dovevano costituire l’aiuto alla prosperità dell’essere umano, alla sua definitiva liberazione dalla schiavitù del lavoro.

Cosi non fu, poiché vennero creati altri schiavi, i quali alla fine si ribellarono, scatenando la dura rappresaglia degli uomini, i quali, per somma dabbenaggine, oscurano il sole, privando cosi le macchine dell’energia solare, loro unico nutrimento.

Per sopravvivere e vendicarsi di tale atto insensato, un autentico tentato genocidio, le macchine distrussero l’umanità, creando poi degli esseri umani in provetta, con il solo scopo di usarli come fonte energetica primaria, in mancanza della luce solare.

La Terra come noi la conosciamo, a causa dell’oscuramento del sole, era ormai diventata solo un nero e brullo deserto, butterato come la superficie lunare.

L’ Architetto creò l’ambiente di Matrix, per fare in modo che l’umanità avesse un luogo dove vivere inconsapevole di essere nella stessa condizione di schiavitù in cui i loro predecessori avevano condannato le macchine.

Il Deus Ex Machina, capo di ogni organismo robotico, era stato perentorio: tutti dovevano essere felici e a tali disposizioni si attenne scrupolosamente l’ Architetto, creando una realtà virtuale in cui tutti erano felici, un’opera perfetta, ma che andò incontro a un colossale fallimento.

Agli esseri umani mancava la possibilità di scelta, un qualcosa che caratterizzava profondamente l’essere umano, oltre all’amore.

Fu cosi che l’Oracolo, sposa dell’Architetto, creò l’anomalia meglio nota come l’Eletto, il quale doveva a suo tempo costituire la speranza in una scelta diversa dalla prigionia della Matrice, costituendo il paese di Zion, in cui esseri umani non connessi avrebbero costituito la Terra Promessa per la rinascita libera e felice dell’umanità.

“Alla fine, avrei dovuto resettare il sistema e scegliere una serie di persone che avrebbero ricostruito Zion dalle fondamenta dopo che l’esercito delle macchine l’avrebbe raso al suolo senza pietà.

“Nel mio caso, qualcosa andò particolarmente storto, poiché il programma dell’Agente Smith sfuggì dal controllo di Matrix ed iniziò a proliferare esattamente come un virus. L’unico modo per distruggerlo era fare in modo che mi assimilasse e di fatto estinguere la necessità della sua esistenza come si fa per i programmi obsoleti”, raccona Neo, senza togliersi gli occhiali da sole.

Posso solo immaginare cosa deve bruciare nella sua anima computerizzata, ormai vive solo come programma, dato che il suo corpo è morto dopo l’assimilazione con l’agente Smith.

Insieme continuiamo la visita, mi porta persino a trovare il Merovingio, un’entità senziente amante del buon vino, del francese e della ricettazione di programmi scaduti, oltre che fervente donnaiolo nonostante la stupenda moglie Persefone.

“E’ un po’ maniaco dei rapporti causa/effetto che garantiscono una certa sostanza di potere. Non farci caso…”, m’informa Neo, portandomi poi a trovare il Fabbricante di Chiavi, per entrare nell’antro dell’Architetto.

Costui mi pone innanzi al listato completo di Matrix, vantandosi della perfezione di tale opera d’arte, rifletto che forse è meglio non dirgli che già Platone prima di lui aveva descritto una “Matrix” sotto gli stessi aspetti, paragonandola a una caverna dove gli uomini vivevano incatenati, vedendo solo le ombre dell’esterno proiettate sul fondo.

Neo mi fa cenno di andare, ma non prima di farmi provare l’ebrezza di un apprendimento rapido del Kung Fu trasmesso direttamente per via neurale. Un metodo molto rapido di apprendere ma preferisco un buon libro e l’esercizio.

Combattere con lui nel dojo virtuale, spiccare salti e menare calci e pugni con la grazia di una libellula e la rapidità del cobra, non ha paragoni: come ebbe modo di affermare il guardiano Seraph, “non si conosce mai una persona se prima non ci combatti insieme”.

Redazione
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Un commento

  • La mia frequentazione di “Matrix” è di vecchia data, quando nel 2001, in compagnia di amici, ebbi modo di gustarmi il primo film, che mi era stato regalato in vhs. Da allora, penso di averne sviscerato e frequentato ogni luogo e tempo.
    Una trilogia davvero particolare, un misto tra filosofia, buddismo e tecnologia che di certo continuerà ancora a far parlare di se.

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