Sport: l’impossibile neutralità

di Giuseppe Raspanti (*)

Inaugurato il Bar Sport di Brescia Anticapitalista con un’assemblea dedicata a come si dovrebbero comportare le varie Federazioni degli sport agonistici nei confronti del governo di Israele. C’era anche Renzo Ulivieri che poi è volato via per insegnare agli anziani «il calcio camminato».

Foto: https://bresciaanticapitalista.com/

 

Modo migliore per inaugurare il Bar Sport di Brescia Anticapitalista forse non poteva essere immaginata. Di fronte a una cinquantina di spettatori, sia pur con la inaspettata assenza di molti compagni che, sotto varie sigle del nostro sterminato arcipelago, avevano dato la loro adesione e manifestato vivo interesse per l’evento, è andata in scena ieri sera l’annunciata assemblea che aveva per titolo ‘Esclusioni e boicottaggi’. L’ambito era appunto quello del mondo sportivo, con il consueto, scontato Calcio in primo piano e l’argomento di lancio era quello del giusto atteggiamento che i vari Paesi e/o delle varie Federazioni agonistiche dovrebbero avere nei confronti dell’attuale governo di Israele per il suo comportamento ignobile e violento nei confronti del popolo palestinese.

Moderati e presentati dal sottoscritto, ne hanno parlato Renzo Ulivieri, ex trainer di moltissime squadre di calcio anche di serie A e attualmente Presidente dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio (AIAC) e Folco Donati, notissima firma del giornalismo sportivo bresciano nonché Presidente della Brixia, gloriosa Società di Ginnastica Artistica che tante medaglie ha conquistato a livello olimpico e mondiale, specialmente con l’indimenticabile ‘farfalla’ Vanessa Ferrari.

Dopo le doverose premesse iniziali, in cui si è individuato l’ambito delle continue e ovvie commistioni tra sport, inteso come spettacolo, e accadimenti gravi sul piano internazionale e sociale e in cui si è cercato di focalizzare come punto cruciale la possibile esclusione di Israele dalle competizioni agonistiche ufficiali, si è aperto un ricco e variegato dibattito.

Renzo Ulivieri, toscanaccio dall’eloquio quanto mai fluente si è quindi impossessato dal microfono. Ha parlato molto, ma senza annoiare mai. Anzi, spaziando tra aneddoti, considerazioni, visioni del mondo e obiettivi ancora da raggiungere sul piano sportivo sociale molto più che agonistico, è andato forse fuori tema eludendo il pungolo iniziale, ma di lui è emerso lo spessore di un compagno vero, di un comunista nelle idee, nelle parole e nei fatti. Fatti concreti e fantasiosi, come quello di aiutare con la sua associazione il calcio cubano, di invitare regolarmente a Coverciano, dove insegna ancora, i tecnici del St. Pauli, una squadra di Amburgo nota nel mondo pedatorio come espressione calcistica della estrema sinistra tedesca. O come quello di seguire un corso on line, lui ormai prossimo agli 85 anni, per ottenere il patentino per poter allenare i disabili con insufficienze mentali gravi.

Renzo ha raccontato tutto questo saltando di palo in frasca, ma senza mai uscire dal solco della attenzione comunicativa, della correttezza sociale e politica e suscitando nei presenti ammirazione, certo, ma anche curiosità per come una figura di uno spessore così ampio e così scomodo abbia potuto vivere, rimanendo se stesso fino in fondo, nel mondo ovattato e impermeabile ai mille conflitti sociali come è quello del calcio italico. Sollecitato più volte sull’argomento, Ulivieri, senza però approfondire più di tanto, ha replicato assicurando ogni volta che ‘il buono in quell’ambiente c’è, basta grattare un pochino…’

Ha parlato molto, raccontando molti aspetti della sua carriera, ma non ha glissato la domanda di fondo, ribadendo come ad agosto il consesso da lui presieduto abbia votato all’unanimità la richiesta agli organi competenti, UEFA e FIFA, di escludere le squadre di Israele, vista la situazione a Gaza e in Cisgiordania (che continua…), dalle competizioni internazionali. E di essere ancora convinto, ovviamente, della necessità di quel provvedimento (esclusione) o, in subordine, del rifiuto da parte degli avversari, Italia in primis, di disputare le gare contro di loro (boicottaggio).

Anche Folco Donati è stato decisamente all’altezza e ha retto molto bene la parte di chi, riservando al mondo dello sport un ruolo di neutralità e di distanza dalle umane brutture, ritiene quei provvedimenti disciplinari e quegli eventuali atteggiamenti di rifiuto troppo duri e penalizzanti. Soprattutto nei confronti di quegli atleti, magari giovani o giovanissimi, condannati a pagare per colpe di loro governanti lontani e neppure apprezzati o per fatti a loro addirittura sconosciuti. Da ciò è scaturita una domanda molto pertinente su cui lo stesso Ulivieri ha ammesso di doverci riflettere con calma e che ha acceso poi alla fine, dopo altri interessanti ‘botta e risposta’ tra i due ospiti al tavolo, il dibattito in sala.

Molti, infatti, gli interventi del pubblico tra curiosità, ulteriori riflessioni e richiami al tema di fondo. Tra tutti, ci piace ricordare quello di Clara Gorno, Presidentessa del Brescia Calcio Femminile, la quale rispondendo nel merito proprio alle considerazioni di Donati, ha ricordato come le proprie atlete abbiano recentemente indetto autonomamente uno sciopero privilegiando così la solidarietà  verso aspetti sociali lontani dalla propria attività piuttosto che rimarcare il proprio diritto a essere, a gareggiare. È stata una sottolineatura molto apprezzata dai due relatori, Folco compreso, e dall’intero pubblico. Si è concluso l’incontro, durato ben oltre le due ore, con i saluti a Ulivieri da parte di un tifoso del Livorno, la cui curva è più rossa, in senso politico, che amaranto, e di uno del già ricordato St. Pauli, fondatore degli ‘Arditi del Popolo’, un fan club locale di quella squadra tedesca e ‘compagna’.

Renzo Ulivieri, fermatosi nel bresciano per la notte, ha voluto tornare a Firenze con un treno molto mattiniero. ‘Perché, Renzo? Ieri sera si è fatto tardi in pizzeria, parti più tardi. Che t’importa? ‘Ma che scherzi? Alle tre, oggi, ho i ragazzi, figli dei carcerati che mi attendono per l’allenamento. Poi, alle quattro, devo arbitrare la partita di calcio camminato. Non mi garba bidonare nessuno!’ ‘Calcio camminato…che roba è?’ ‘È un calcio che ho inventato per far giocare gli anziani, come me. Non si può correre, non si può alzare la palla, sempre rasoterra. È divertente e sapessi come fa bene! Lo sport è salute fisica, salute mentale. È salute sociale’.

Questo è un piccolo spaccato di vita di Renzo Ulivieri, qualche ora di un uomo che la notorietà, i riflettori e il mondo di specchi deformanti e deformati del calcio non è riuscito a modificare di un etto, di una briciola, di un centimetro. Un uomo che a ottantacinque anni e un paio già di addii certi alle spalle, si batte ogni minuto per migliorare il mondo degli altri. Insomma, appunto, un compagno vero.

Modo migliore per inaugurare il nostro Bar Sport non c’era. Con tanti saluti agli assenti e ai loro torti.

(*) Link all’articolo originale: https://bresciaanticapitalista.com/2025/11/14/bar-sport-di-giuseppe-raspanti/

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