«Su re»
di Ignazio Sanna (*)
Il titolo non si riferisce a un’apologia della monarchia (non si sa mai) ma all’ultimo film di Giovanni Columbu. Il sovrano al quale allude non è uno qualunque, ma il Rex Judeorum, Gesù Cristo. La storia è nota, non c’è dubbio. Eppure questa ennesima narrazione inaspettatamente si erge al di sopra di molte fra quelle che l’hanno preceduta, e segnatamente i grandi e pur giustamente famosi kolossal hollywoodiani. La recente elezione al soglio pontificio di un seguace di san Francesco – sotto le mentite spoglie di seguace di sant’Ignazio di Loyola – ha riportato l’attenzione su quello che dovrebbe essere il vero messaggio del cristianesimo, amore per l’umanità e rigetto della ricchezza, l’esatto opposto di ciò che è oggi la multinazionale vaticana. Allo stesso modo, Columbu bandisce ogni tentazione sensazionalistica, certamente aiutato in ciò anche dalla scarsità dei finanziamenti a disposizione, per concentrarsi sulla essenziale teatralità, nel senso migliore del termine, della parabola terrena del fondatore di una delle principali religioni mondiali, rendendone il senso autentico. La crudezza della narrazione e del linguaggio utilizzato – il logudorese, la lingua più “interna” e incontaminata fra le varianti del sardo – sono come un arco teso verso il centro del bersaglio/spettatore, catapultato in una Palestina barbaricina più autentica di quella originale, per quanto paradossale possa sembrare. Dialoghi scarni, essenziali, con parole o brevi frasi che suonano come altrettante fucilate, come nel famoso scambio tra Gesù e gli Apostoli nell’Ultima Cena. Uno di voi mi tradirà. Gli apostoli logudoresi, uno dopo l’altro, sparano a bruciapelo: «Deo so?» (sono io?), «no app’esse deo?» (non sarò io?) e così via.
Menzione speciale per il protagonista, assolutamente perfetto nel ruolo, che è quanto di più anti-hollywoodiano si possa immaginare. Il suo nome è Fiorenzo Mattu (lo potete vedere qui in una bella foto di Max Solinas).
Fiorenzo Mattu viene da Ovodda e di mestiere fa la guardia giurata. Il suo volto è prettamente barbaricino-palestinese, perciò certamente molto più simile alla realtà storica delle agiografiche ricostruzioni plastificate del cinema alle quali siamo abituati fin da bambini, e in quanto tale particolarmente efficace.
Con scelta eccellente il regista bandisce dal suo film ogni musica. Perfetto antidoto alle colonne sonore spesso tronfie, ridondanti e banali, il cui risultato principale è di solito disturbare lo spettatore, distraendolo e deconcentrandolo. Proprio per questo si moltiplica l’efficacia dell’unica eccezione, quando il finale è sottolineato da una stupenda composizione sacra di Arvo Pärt, uno dei migliori musicisti “classici” degli ultimi decenni. Cunservet Deu su Re!
(*) Secondo appuntamento con la rubrica «L’isola del giovedì: cinemanonsolo» dove Ignazio Sanna racconta e racconterà cosa accade sulla scena sarda con un occhio agli altri universi. Settimanale o magari quattordicinale ma sempre di giovedì; oggi però esce di venerdì perché ieri in blog c’erano i 12 post sulla «giornata del libro» e dunque era necessario farla slittare. Ovviamente sono gradite le segnalazioni, potete inviarle qui o direttamente a Ignazio.
…come si fa a trovare questo film? esiste? l’han bruciato?….
no, nessun rogo 🙂 credo stia per uscire a breve se non già uscito nell’isoletta natìa, in qualche sala…ottimo articolo, grazie!
mi correggo: è uscito ovunque, a marzo. a breve i dvd, oppure ‘scaricarlo’…
Grazie Gavino Puggioni mi ha linkato tutto… FANTASTICOOOO!!!!
RICEVO E POSTO
Totale accordo con Ignazio Sanna. Il film è fra i più belli che io ricordi, la lezione storico-religiosa impeccabile e memorabile. Le rappresentazioni di Cristo che preferisco, nel mondo dell’arte, sono quelle di Antonello da Messina (osservare le umanissime espressioni dei volti di un uomo spaventato, inerme, ingiustamente sottoposto a torture e morte) e di Foiso Fois (così avversato per il grande pannello di un dio sofferente e infuriato nella chiesa di Pio XI a Cagliari) e adesso aggiungo Giovanni Columbu che ha dato un superbo affresco di quella che poteva essere la vera passione – nei protagonisti e negli scenari – ambientandola nella suggestiva natura del monte Gonare e dintorni. Musiche? E che altro, se non le voci genuine dei luoghi e delle persone. Una bell’opera si può realizzare con pochi soldi, molta intelligenza e spiccata sensibilità umana. “Su Re” credo possa accostarsi solo a un altro film dello stesso argomento, dato agli schermi anni fa da Paolo Benvenuti. Neppure quello ebbe il rispetto della grande distribuzione…
Mauro Manunza