Ilaria Salis, l’Ungheria, e noi

Di ritorno da Budapest dove è andato con una folta delegazione italiana, l’autore racconta l’atmosfera nella capitale ungherese, la sentenza che conferma il carcere per la militante italiana, l’incontro con la famiglia e le realtà che sostengono Salis. E soprattutto, di quanto questa vicenda riguardi anche l’Italia e un suo possibile futuro. di Mattia Tombolini (*)

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CRONACA MINIMA DA UN VENTENNIO: 5/ GIUGNO 1923

Questa rubrica intende proporre una serie di articoli che il Popolo d’Italia ha pubblicato durante il Ventennio. Notizie minori relegate nelle pagine interne, senza commenti perché per tono e per linguaggio sono notizie che si commentano da sé. Un viaggio nella cronaca quotidiana del fascismo.* a cura di Massimo Lunardelli 6 giugno 1923 – pag. 3 Il fascismo, che nel momento della

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Le nuove forme del fascismo

Parlano di sostituzione etnica, propongono di bocciare gli studenti che protestano, limitano la libertà di stampa… Non si tratta di richiamare il fascismo di Mussolini, ma di essere consapevoli della storica capacità del fascismo di rinascere in forme diverse. Umberto Eco, ricorda Marco Aime, ha parlato di UR-Fascismo che si presenta sotto le spoglie più innocenti: abbiamo bisogno di smascherarlo

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“In cella con il guinzaglio”. Lettera di Ilaria Salis dal carcere di Budapest

Dal carcere di Budapest, dove soggiorna ormai da undici mesi, Ilaria Salis è tornata a scrivere ai suoi avvocati. Tredici pagine per raccontare un’altra volta le tremende condizioni della sua detenzione, in attesa dell’appuntamento del prossimo 29 gennaio, quando comincerà il processo in cui dovrà rispondere dell’accusa di aver aggredito, insieme ad altri, due neonazisti accorsi in Ungheria per celebrare

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Ilaria Salis, militante antifascista…

… in carcere in Ungheria da dieci mesi. E l’Italia sta in silenzio. Rinchiusa nel carcere di massima sicurezza di Budapest. 39 anni, antifascista milanese, di professione maestra alle elementari, denuncia condizioni detentive disumane. Topi e scarafaggi in cella, cibo scarso, meno di 3 metri e mezzo di spazio vitale a disposizione, l’umiliazione di essere trascinata alle udienze «legata e

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