Un disinvolto mondo di criminali – Peter Handke
di franz (*),
Peter Handke racconta di due viaggi in Serbia, quando la Serbia era il nemico numero uno del mondo civile e giusto, il nostro, naturalmente.
Peter Handke cerca di capire e applica le parole di Adorno nei suoi ragionamenti e nei suoi comportamenti.
e quando i potenti hanno deciso che ci sono solo il bianco e il nero nel sottrarsi a questa scelta prescritta è un crimine, o quasi, diventi un nemico.
Peter Handke si interroga, dubita, ascolta, parla, sta con i perdenti, un altro tedesco (Bertolt Brecht) scriveva che “fra i vinti la povera gente faceva la fame e fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
ma gli intellettuali, quelli non embedded, sono scomodi, fastidiosi, non sono patriottici, gli si fa terra bruciata intorno.
siano benedetti coloro i quali non scelgono fra bianco e nero – franz
ps: dice Adorno: “La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta”
https://stanlec.blogspot.com/2015/02/un-disinvolto-mondo-di-criminali-peter.html
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».