La crisi della sanità vista dalla Sardegna

articoli di Vincenzo Monaco e di Francesco Carta (ripresi da www.manifestosardo.org)

Un possibile piano B – Vincenzo Monaco

Smontare la Sardegna, indebolirla per renderla sempre più colonia, portando attacchi ai patrimoni naturalistici e ambientali per utilizzarli a fini puramente speculativi tramite false società e multinazionali nei settori produttivi, industriali, ed energetici, che creano soluzioni non occupativi e de culturali, è l’obiettivo.

Creato da una regia sottile che proviene da lontano e che si fa forte della non reazione dei cittadini che si affidano a un’inefficace azione di una classe politica che dimostrata sempre più la sua debolezza e il suo fallimento. Il partito sardo si è venduto a una destra estranea, la sinistra è spezzettata e inconsistente, gli idealismi non esistono più come la politica sarda. Rimangono le resistenze dei sindaci e dei lavoratori direttamente coinvolti in termini di prospettiva di lavoro.

Nessuno immagina un piano b, nessuno sembra in grado di sognare un futuro possibile per la Sardegna, ci si attorciglia ancor più su un passato d’ideologie che non esistono più se si guarda solo a un passato che non tornerà più, fatto d’ideali superati e di nostalgie autoreferenziali.  Il metodo di governo regionale totalmente superato non è previsto nei disegni presenti e futuri di chi governa veramente il mondo di oggi e soprattutto del domani, compresi le regioni e le risorse da sfruttare.

Tutto ciò che ieri sembrava possibile oggi ha un valore diverso. Non saranno le tinteggiature di facciata politica a ridare valore a quegli ideali che i padri delle democrazie avevano tentato di proiettare nel futuro. La vera democrazia è agonizzante ed è sostituita dalla legge del più forte in termini patrimoniali e finanziari cancellando i vecchi colori della politica democratica. È il vero senso di umanità che è stato soffocato.

Cosa siamo diventati nelle nostre regioni e nel nostro mondo? Le premesse per una nuova classe dirigente non ci sono perché neanche nelle università la formazione politica non è più insegnata ed i giovani ed i loro sperati figli non sono in grado di sognare un futuro nel quale agire da protagonisti. Eppure, sono loro che subiranno le conseguenze di questo disastro basato sulle menzogne e sulla disonestà diffusa e ne pagheranno i costi.

Eppure, i giovani sono la nostra speranza. Come immaginare, progettare e dar gambe a un possibile piano b, capace di rivitalizzare il nostro patrimonio del geo parco sardo ed evitare la gabbia e le servitù delle multinazionali energetiche senza una capacità politica in grado di evitare questo avviato scempio?

La scommessa nuorese e di tutta la Sardegna sull’Einstein Telescope, fondamentale evoluzione dell’ex geo parco di Sos Enattos e di Cuzurra, nonostante il totale sostegno politico e scientifico per la sua fattibilità nel sito sardo, si scontra con gli interessi regionali al confine tra l’Olanda, il Belgio e la Germania e il sistema multinazionale dei quali fanno parte per motivi strategici e fiscali, società energetiche che in parte ancora sono di proprietà dello stato italiano, come può essere vinta?

La guerra energetica alle pale eoliche off-shore e terrestri che non risparmiano neanche i tratti di mare di fronte alla Costa Smeralda e la sacralità storica di Su Nuraxi sulle colline della Marmilla, e con queste il geo parco del Sulcis, e con distese di pannelli solari sul mare davanti alla diga foranea industriale di Porto Torres davanti alla preziosa isola dell’Asinara, come può essere vinta? Il valore umano dei sardi e del loro patrimonio è stravolto con il vecchio e nuovo stratagemma delle false verità e del ricatto occupazionale che sta favorendo l’ennesima emigrazione di massa e lo spopolamento dei territori per facilitare l’ennesima violenza umana e ambientale, che comprende anche il cagliaritano nonostante le statistiche di sviluppo lo pongano al trentesimo posto in Italia mentre le altre province sono collocate agli ultimi posti?

Il patrimonio della Sardegna siamo noi con le nostre diversità complementari e storiche, e l’ambiente è il nostro equilibrio perché ancora risorsa non valorizzata e la nostra cultura ne è il motore, se fossimo capaci di renderlo tale. Ogni angolo della nostra isola è da valorizzare e ogni attività economica nei diversi settori, basti che si rispetti quell’equilibrio. Anche la politica governativa sarda ha detto si alla autonomia differenziata nella conferenza delle regioni e fa parte delle 16 che la hanno approvata. La coerenza e tenacia del ministro Calderoli che da anno perseguiva questo obiettivo, spacciandolo per una scelta federalista, lo hanno premiato ma la Sardegna ci ha perso due volte nella frantumazione di una unità che mai è stata unita sui veri diritti dei cittadini e sulla riconferma di un’isola colonia, preferita dagli interessi famelici mondiali per la facilità speculativa e l’accondiscendenza tacita della sua popolazione.

A nulla a questo punto serviranno le opposizioni di una regione tardiva alle autorizzazioni che gli ultimi governi hanno approvato ed il governo attuale sta rendendo esecutive. Pochi oppositori a queste strategie non riusciranno mai a frenare questo veloce percorso distruttivo se non con un ultimo e vitale tentativo, superando gli individualismi e i particolarismi finalizzati al nulla. Bisogna incontrarci in tutti i territori per ragionare su un possibile piano b di un futuro umano e patrimoniale della Sardegna.

Ci vuole un importante atto di coraggio e di umiltà politica che solo i giovani possono avere e una lungimiranza illuminata che solo le donne sarde hanno per programmare un nuovo progetto possibile per la Sardegna. Persone oneste e fedeli al principio di una diversità nell’unità di una terra paradiso promotrice di un modello che la trasformi in un’isola della pace, quella vera. Manca un anno alle prossime elezioni regionali e c’è ancora il tempo per avviare l’ultima stagione di un risveglio dei sardi e non diventare il popolo perduto di una terra non più paradiso. Non dobbiamo far erodere la nostra libertà e dissolvere il nostro futuro come i 160 kilometri di coste occidentali erose in quest’ultimo anno dal mare, facendo finta di niente.

Possiamo avviarci su un cammino verso la verità e un futuro diverso tracciando un solco nuovo sulla nostra terra per vivere un XXI secolo che valorizzi i nostri interessi e confermi la nostra felicità storica. E se il mare non ci inghiotte, domani noi saremo ancora qua, cantava Piero trent’anni fa, profeta inascoltato.

da qui

 

 

La crisi della sanità in Sardegna supera le più pessimistiche previsioni – Francesco Carta

Esiste in Sardegna e in Italia un allarme per la crisi del Servizio Sanitario Nazionale. Tanti operatori sanitari, comitati di cittadini, Consigli comunali lanciano un SOS, per chiedere l’adozione di misure urgenti e programmatiche che permettano di dare risposte concrete all’emergenza del SSN: la grave carenza del personale dipendente ospedaliero e nel settore della prevenzione,  la progressiva carenza dei medici di base e pediatri convenzionati col SSN, medici di continuità assistenziale  e medici specialisti.

Se non si fa una corretta diagnosi non si può proporre una adeguata ed efficace terapia. I finanziamenti del PNRR prevedono importanti fondi per la sanità (Missione 6) per l’edilizia e tecnologia, non prevedono interventi per il personale. La programmazione dell’assistenza territoriale, secondo il Piano sanitario regionale e il DM 77, con gli atti aziendali, dovrebbe arrivare in Commissione sanità per l’esame del Consiglio regionale, auspichiamo una pubblica discussione, nella massima istituzione regionale.

Nel suddetto piano si utilizzano dati del 2019 ormai superati dalla situazione attuale. In particolare non si fa riferimento alla mancanza di personale che sta portando allo stremo e al collasso le strutture sanitarie territoriali e ospedaliere.

In tutti i comuni della Sardegna mancano medici di medicina generale a causa del pensionamento degli stessi (largamente prevedibile) e dell’abbandono anticipato. Centinaia di comuni sono senza medico di base e continuità assistenziale. Nella maggior parte degli ambiti territoriali i concorsi vanno deserti. In Sardegna le località carenti per la medicina generale sono 431 a febbraio 2023. Ciò significa che oltre quattrocentomila persone (un quarto della popolazione sarda) oggi sono senza medico di base; è negato loro l’accesso alle cure.

Disastrosa è la situazione dei Centri di salute mentale che a causa della mancanza di medici e infermieri, non possono più svolgere il ruolo di servizio pubblico. I Livelli essenziali di assistenza (LEA) non sono garantiti. È sorprendente che in tale situazione le iscrizioni alla facoltà di medicina siano ancora ridotte, nonostante il recente, tardivo e insufficiente incremento.

Gli atti aziendali recentemente approvati, non evidenziano questa emergenza, anzi la nascondono, nella migliore delle ipotesi fotografano la situazione esistente sulla carta, senza verificare l’effettiva scarsità di personale. La Commissione sanità ha chiesto, da mesi, di conoscere le condizioni reali delle piante organiche, che non sono state fornite. Le Case e Ospedali di comunità, le stesse ASL sono delle scatole vuote senza personale.

L’assessore Doria in una recente intervista al Quotidiano Sanità Sardegna afferma che il SSN che abbiamo conosciuto non esiste più, parla al passato di un mitico SSN tra i migliori al mondo, che ebbe il riconoscimento della OMS. Si dimentica che il suo primo compito istituzionale è difendere il SSN, in grave crisi ma ancora esistente. Vogliamo ricordare l’art. 1 della L. 833/1978: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della collettività mediante il servizio sanitario nazionale.

La crisi del SSN non impone la sua abolizione, anzi necessita di interventi straordinari di rafforzamento. L’OMS riconosce sempre, a maggior ragione dopo la pandemia, la superiorità dei sistemi sanitari universalistici in termini di efficienza ed efficacia. I sistemi privatistici sono diseguali e meno efficienti per la collettività, poiché l’accesso alle cure non è garantito a tutti e gli indicatori di salute sono peggiori. Nei sistemi sanitari privatistici, infatti, consistenti strati di popolazione sono esclusi dai sistemi sanitari. Le politiche sanitarie degli ultimi decenni sono state   sbagliate e disastrose; vanno corrette radicalmente. Il SSN è incompatibile con le politiche dei tagli e privatizzazioni sfrenate. Non possiamo inseguire il modello americano che è tra i più diseguali al mondo e che impedisce a milioni di persone l’accesso alle cure. Il SSN deve essere sostenuto e rafforzato, come primario compito delle politiche sanitarie.

Se non si interviene con un piano straordinario di assunzioni rischiamo di perdere il SSN a causa delle politiche sbagliate passate e attuali, che vorrebbero trasformare la sanità in servizio che eroga solo prestazioni. Nel piano sanitario regionale si parla di diritto del cittadino ad eseguire le prestazioni dove vuole , senza indicare una corsia preferenziale per il servizio sanitario pubblico.

Il SSN va sostenuto, incentivato e ripristinato dove è carente. Le ASL non possono essere solo dei   committenti che rimborsano le prestazioni eseguite in strutture pubbliche, private, regionali ed extra regionali, determinando e spesso incoraggiando un ingente e corruttivo trasferimento di risorse economiche dal pubblico al privato.

La sanità privata in Italia è sempre esistita, ha svolto una funzione integrativa e complementare, ma non può essere sostitutiva della sanità pubblica; la sua crescita ha determinato la crisi del servizio pubblico, attraverso le potenti lobby che operano in sanità a livello regionale, nazionale e internazionale, condizionando le scelte istituzionali. Il blocco degli ingressi a medicina e delle assunzioni, la corsa alle privatizzazioni ed esternalizzazioni della sanità negli ultimi decenni hanno determinato la radicale riduzione di servizi, personale e la crisi del SSN.

La mancanza di personale sanitario costituisce un’emergenza nell’emergenza, pertanto si rende necessario un piano straordinario di assunzioni di personale nel SSN con adeguate retribuzioni; un piano di formazione di medici, specialisti e personale sanitario, una adeguata programmazione dell’accesso alla facoltà universitarie, e alle specializzazioni in base alle reali esigenze del paese e permettere l’esercizio della professione ai medici specializzandi e al corso di cure primarie.

Auspico che le istituzioni regionali e nazionali, gli enti locali, tutte le organizzazioni sindacali si facciano carico di tali richieste.

da qui

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