Varie ed eventuali – 5

SOMMARIO: Famiglie e Giappone, stupri e tribunali. Non si ride, ma non riesco neanche a piangere, magari potessi. E’ tutto così assurdo. Provo a chiedere un senso alla «Antologia di Spoon River»

di Clau d’Io (*)

Claudio-CINQUEvEv

LA FAMIGLIA NON LA SI SCEGLIE

Sono nato in un piccolo paesino e ci ho vissuto fino a sei anni. Era in campagna ed eravamo in più di quattordici. La gestione dei bimbi era come quella delle galline da uova o le mucche. Comunitaria.

Ci sono i suoi pregi e i suoi difetti.

Propenderei più ai pregi: impari prima e meglio a convivere e che il rispetto reciproco sarebbe una bella cosa.

Ora mi trovo a leggere due storie avvenute recentemente che, all’ultimo, diventano tre.

 

GIAPPONE, la terra della buona educazione

Vivo e in buona salute. E’ stato rintracciato il bimbo giapponese di sette anni Yamato Tanooka, abbandonato dai genitori per punizione in un bosco del nord del Paese sabato 28 maggio e sparito quando erano tornati a riprenderlo. Il bambino è in condizioni relativamente buone ed è stato trovato nel territorio del Comune di Shikabe, nell’isola di Hokkaido, dalle squadre di soccorso che lo stavano cercando.

Il piccolo Yamato è stato trovato alle 8 ora locale di venerdì mattina (l’una di notte in Italia) in una baracca per esercitazioni dell’esercito giapponese, a 7 km da dove era scomparso. Un soldato che doveva fare dei lavori è entrato e ha visto il bambino. Gli ha chiesto se era Yamato e lui ha risposto di sì. Poi ha detto che aveva fame, e il militare gli ha dato acqua, pane e polpette di riso. Yamato era in buona salute, solo un po’ disidratato e con qualche graffio. Ai soccorritori ha detto di aver camminato per le montagne fino a che ha trovato la baracca.

Il padre ha chiesto scusa e il figlio ha perdonato.

Gli ho detto: ‘Papà ti ha fatto passare dei momenti così difficili, mi spiace’. E allora mio figlio mi ha detto ‘sei un buon papà, ti perdono‘ “.

Sei un buon papà e ti perdono? Ma se era cattivo, cosa ti avrebbe fatto?

Chieditelo e poi cambia famiglia di corsa.

Fatti adottare, emigra, fai il clandestino, sbarca a Lampedusa.

Sicuramente avrai più speranze di vivere.

 

STATI UNITI D’AMERICA, la terra della libertà

Ho lasciato tutto integrale, leggete e meditate.

“Per soli 20 minuti”

La storia di un’aggressione sessuale in un campus universitario della California, del processo e della lettera che ha scritto il padre del ragazzo condannato per giustificare quello che è successo.

Brock Turner, California, 2 giugno 2016 (Dan Honda/Bay Area News Group via AP)

Sui principali giornali internazionali circola da giorni la storia di uno stupro avvenuto nel gennaio del 2015 in un campus di Palo Alto, in California, commesso da un ex atleta della Stanford University. Della notizia si continua a parlare per diversi motivi: il ragazzo, Brock Allen Turner, è stato giudicato colpevole lo scorso 2 giugno e condannato a “soli” sei mesi di carcere (secondo alcuni, troppo pochi); la ragazza che è stata stuprata mentre era in stato di incoscienza ha scritto una lettera che è stata molto condivisa sui social network e sui media; il padre del ragazzo, infine, ha a sua volta scritto una lettera con delle dichiarazioni in difesa del figlio piuttosto discutibili.

Brock Allen Turner ha vent’anni, è nato a Dayton, in Ohio, ed è un ex nuotatore che fino all’anno scorso frequentava la Stanford University. Turner era stato arrestato nel campus di Palo Alto il 18 gennaio del 2015 dopo che altri due studenti lo avevano visto aggredire sessualmente una ragazza immobile dietro un cassonetto della spazzatura dopo una festa. I due, che erano in bicicletta, si erano avvicinati, avevano chiamato la polizia e avevano trattenuto Turner fino all’arrivo degli agenti. Quando la polizia era arrivata aveva trovato la donna, che non era una studente di Stanford, completamente incosciente e semisvestita, con un livello di alcol nel sangue molto alto. La donna aveva ripreso conoscenza in ospedale più di tre ore dopo l’aggressione, aveva diverse lesioni vaginali interne e aveva detto alla polizia che non aveva alcun ricordo dell’attacco subito, riuscendo però a ricostruire parti della storia con il passare del tempo. Turner, che aveva a sua volta un tasso alcolemico alto, aveva testimoniato in tribunale che non aveva avuto alcuna intenzione di violentare la ragazza e che l’incontro era stato consensuale.

Giovedì 2 giugno Turner è stato condannato a sei mesi di carcere: la difesa aveva chiesto sei anni e la condanna massima per i tre reati di cui è stato giudicato colpevole poteva arrivare fino a 14 anni di prigione. Il giudice ha spiegato però che una pena più lunga avrebbe potuto avere «un forte impatto su Turner», ha parlato della giovane età del ragazzo e anche del fatto che la sua fedina penale era pulita.

La ragazza vittima dello stupro (che ora ha 23 anni) ha parlato durante l’udienza, denunciando una diffusa cultura dello stupro e chiedendo che il giudice inviasse con la sua sentenza un messaggio forte. La lettera che ha letto in aula è stata ripresa integralmente da diversi giornali e molto condivisa online: la donna racconta di aver bevuto ma dice che «bere non è un atto criminale»: «Non è stato l’alcol a togliermi i vestiti, a penetrarmi con le dita, a trascinare la mia testa per terra e a lasciarmi completamente nuda». Ha anche raccontato che il ragazzo aveva «ingaggiato un avvocato importante, periti, investigatori privati per cercare dettagli» sulla sua vita privata da usare contro di lei e che durante il processo le è stato chiesto cosa indossasse, perché fosse andata a quella festa, se la relazione con il suo fidanzato fosse una cosa seria. In un passaggio della sua lettera la ragazza ha anche criticato gli articoli scritti sulla sua storia in cui si metteva in evidenza che Turner fosse un campione di nuoto: «Il fatto che Brock fosse un atleta in un’università privata non dovrebbe essere visto come un elemento per meritare della clemenza». Rispondendo infine a Turner che aveva testimoniato in tribunale che voleva mostrare alla gente come una sola notte da ubriachi «potesse rovinare una vita» aveva detto: «Voglio mostrare alla gente che una notte da ubriachi può rovinare due vite. La mia e la tua. Tu sei la causa, io sono la conseguenza».

Anche il padre del ragazzo ha scritto una lettera: Dan Turner ha difeso il figlio dicendo che la vita di Brock «per un’azione che è durata 20 minuti su più di 20 anni di vita» è stata modificata «profondamente e per sempre» e che per lui sei mesi di prigione sono troppi: «Ogni suo minuto di veglia è consumato da preoccupazione, ansia, paura e depressione. Glielo si può leggere in faccia, nel modo in cui cammina, dalla sua flebile voce, dalla sua mancanza di appetito». Dan Turner dice che il fatto che il figlio «debba ora essere indicato come aggressore sessuale lo influenzerà, per il resto della sua vita»: «Quello che so, in quanto suo padre, è che la detenzione non è la punizione più appropriata per Brock. Non ha alcun precedente criminale e non è mai stato violento con nessuno. Brock può fare tante cose buone, lavorare per la società ed è completamente impegnato a spiegare agli altri studenti del college i pericoli del consumo di alcol e della promiscuità sessuale. Con persone come Brock, in grado di educare i ragazzi nei campus universitari, la società può cominciare a rompere il ciclo del bere fino allo stordimento e dei suoi sfortunati esiti. La libertà vigilata è quello che ci vorrebbe per Brock in questa situazione, cosa che gli permetterebbe di tornare a fare parte della società in modo decisamente positivo». Le sue parole sono state molto contestate sui social network e da diverse giornaliste femministe. Jessica Valenti sul Guardian ha ad esempio scritto: «Mi chiedo quanto tempo dovrebbe durare una violenza sessuale prima che il padre di Turner pensi che sia abbastanza grave da giustificare una punizione».

Da “il POST” on-line 6 giugno 2016

 

Qui io vedo tre attori da «Antologia di Spoon River» di Edgar Lee Masters

IL RAGAZZOtestimonia in tribunale che non aveva intenzione di violentare la ragazza e che l’incontro era stato consensuale (la donna aveva ripreso conoscenza in ospedale più di tre ore dopo l’aggressione con diverse lesioni vaginali interne).

IL GIUDICE – la corte chiede 6 anni ma il giudice lo condanna a 6 mesi perché una pena più lunga poteva avere «un forte impatto su Turner», parlato della giovane età del ragazzo e del fatto che la sua fedina penale era pulita.

Infine il genio

Il PADRE – ha difeso il figlio dicendo che la vita di Brock «per un’azione che è durata 20 minuti su più di 20 anni di vita» è stata modificata «profondamente e per sempre» e che per lui sei mesi di prigione sono troppi.

Non commento perché andrei contro i miei princìpi.

 

Ma una curiosità vorrei togliermela.

Immaginiamo se IL RAGAZZO fosse a sua volta stuprato. Non so di ragazzi ubriachi stuprati da ragazze, per cui lascio alla vostra immaginazione anche perché lo stupro è correlato a una penetrazione…

GIUDICE, applicheresti sempre la stessa pena?

PADRE del ragazzo, ripeteresti sempre la stessa minchiata?

 

Poi mi è tornata a mente anche questa.

«Sono caduto e l’ho penetrata»

Qui siamo in Gran Bretagna cioè nella patria dei Monty Python ma neanche loro ci sarebbero mai arrivati a un assurdo simile.

“Sono caduto e l’ho penetrata”: l’assurda tesi dello stupro da inciampo del milionario saudita. Accusato di violenza carnale da una 18enne, un milionario saudita di 40 anni si era difeso così: sono rotolato su di lei dopo l’amplesso con l’altra. Una Corte londinese lo ha assolto. Certo non per la penetrazione “accidentale”…

Forse non lo sapevate, ma una caduta dopo un inciampo può anche provocare l’involontaria penetrazione sessuale di una donna. Una buccia di banana, una macchia d’olio, un ingombro improvviso, un marciapiede, un comodino possono rappresentare, per un uomo, un danno ben oltre la caduta: un’accusa per violenza carnale. E’ la storia raccontata ai giudici di un tribunale londinese da un milionario saudita, che qualche mese fa ha aperto, in Gran Bretagna, una discussione sugli ampi rischi di una caduta, inserendo nella casistica “l’accidentale penetrazione di una ragazza” dopo che una 18enne lo aveva accusato di stupro. Quella sera, Ehsan Abdulaziz, 40enne uomo d’affari, aveva invitato due donne nel suo appartamento di Maida Vale. La 18enne raccontò agli investigatori di essersi addormentata sul divano e di essersi svegliata nel momento della penetrazione. Lui, Ehsan, si era quindi giustificato raccontando di essere “rotolato sulla ragazza, dopo aver fatto sesso con l’altra ospite, 24 anni, trascinato dall’amplesso”. La Corte di Southwark Crown Court ieri ha assolto lo “stupratore”. Non certo per l’accidentale penetrazione da caduta, ma perché ha stabilito che la 18enne si trovava nell’appartamento non per ammirare una innocente collezione di farfalle.

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http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ho-penetrato-per-caso-quella-ragazza-dopo-aver-inciampato-assolto-il-milionario-accusato-di-aver-stuprato-una-ragazza-3cb28653-ce7b-4dfe-ae26-e1347fc22948.html

Qui gli attori da da «Antologia di Spoon River» sarebbero 2:

LO STUPRATORE, detto anche il “genio”. A chi sarebbe mai venuta in mente una scusa così?

IL GIUDICE, che fa finta di crederci.

Anche qui una curiosità vorrei togliermela…. Anzi, fate voi: esprimetevi e spremetevi in piena libertà.

  (*) Riecco Clau d’io il romagnolo volante. (db)

 

Redazione
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