Vittorio Arrigoni, due anni dopo

Un ricordo controcorrente e un film collettivo   

«Stèi iuman (meibì)»

dal blog di Riccardo Venturi (15 aprile 2013)

Oggi sono due anni che Vittorio Arrigoni è stato ammazzato. Scusate ma dico così, perché secondo me non è bene edulcorare la crudezza dei fatti. E’ stato ammazzato, Vittorio Arrigoni, e male, in modo atroce e schifoso. Non è asceso tra i semidei perché muor giovane colui che agli dèi è caro, e credo che a 36 anni avrebbe pure lui preferito campare ancora un bel po’. Tutto sommato si tratta di una cosa parecchio umana.

In questi due anni di sua morte, Vittorio Arrigoni ha ricevuto:

a) Un numero imprecisato di lettere postume a lui indirizzate, scritte dal giornalista professionista fino all’ultimo dei blogger, ed in tutte le lingue del mondo. Impossibile sfuggire alle lettere post mortem, e tutti i migliori morti ci sono passati: mi ricordo, ad esempio, che per parecchio tempo hanno imperversato le lettere a Carlo Giuliani. Questa cosa, però, segue a volte logiche che mi sfuggono un po’; ad esempio, sono state molte, molte meno le lettere postume indirizzate, che so io, a Dino Frisullo. Addirittura ultimamente dubito parecchio che la maggior parte delle persone se ne ricordi tout court, di Dino Frisullo.

b) Parecchie canzoni, ugualmente in una pletora di lingue diverse. Principalmente in arabo, italiano e inglese; e qui ne so qualcosa direttamente, occupandomi da anni anche di un sito di canzoni. Grazie a queste canzoni abbiamo tutti imparato come si dice «restiamo umani» in parecchi idiomi, compreso l’italiano; diffuso l’inglese «stay human», mentre in arabo tutti hanno visto la scritta ma nessuno sa come cazzo si pronuncia. «Restiamo umani» si intitolano direttamente canzoni di Agnese Ginocchio (di professione «cantautrice per la pace»), Fedez e Filo Monilo; a «Stay human» si sono invece dedicati Milo Brugnara, Marina Pizzo, Blake e Michael Franti & Spearhead. C’è stato qualcuno che ha scritto una canzone su Vittorio Arrigoni insieme a Peppino Impastato, con la speranza che non si sia sbagliato e abbia fatto morire Arrigoni esploso su un binario della ferrovia e Impastato a Gaza per mano dei “salafiti” o roba del genere.

c) Magliette. Magliette a sfare. Ultimamente si sta preoccupando anche il Che Guevara, ma ha parato il colpo comparendo all’improvviso con la famosa foto di Korda e, sotto, la scritta «Quedémosnos humanos». Improvvisa impennata anche dei tatuaggi in arabo, ovviamente facendo a fidarsi di chi li fa e sperando che invece di «Resistenza» non ti ci abbia scritto «W la fica» (che sarebbe, peraltro, una cosa umanissima).

d) Merda spalata addosso, in tutte le possibili configurazioni e declinazioni. Da quella di «Libero» e del «Giornale», che a rigore è anche logica e attendibile, a quella – forse più inattesa ma, in fondo, altrettanto logica – di meravigliosi “rivoluzionari” che sono andati persino a spulciare nel blogroll del blog di Vittorio Arrigoni per controllare la purezza ideologica dei suoi link, le sue “coerenze” e tutto il resto. La giovane età ha risparmiato a Arrigoni di essere tacciato di aver preso a manate qualcuno in un’assemblea alla Statale di Milano nel 1972, emmenomale perché l’Arrigoni ci aveva un paio di bicipiti da fare impressione.

e) Varie ed eventuali, ivi compresa la percezione del nome Arrigoni. Fino a due anni fa era generalmente associato ai pomodori pelati e altre conserve ortofrutticole (incluso il famoso slogan della “scatola chiusa”) ora è associato a Gaza.

L’unica cosa, mattiamola così, è che ancora non si è visto nessuno che abbia preso e sia andato a Gaza a fare, più o meno, quel che faceva Vittorio Arrigoni. Compreso io e te, naturalmente. E, probabilmente, si tratta di un’altra cosa umanissima.

Ma vi immaginate tutti noi che abbiamo scritto lettere, composto canzoni, indossato magliette e che, ancora oggi, ricordiamo quel maledetto quindici aprile di due anni fa, ora pigliamo, piantiamo tutto e andiamo a Gaza? Umanamente, io non ci penso nemmeno, finalmente è arrivata la primavera e non avrei nessuno che mi guarda il gatto mentre sto lì a aiutare i pescatori e i bambini col rischio concreto che arrivi il salafita di turno, o la bomba israeliana, o tutte e due le cose insieme.

Temo che il famoso invito a «restare umani» si esplichi maggiormente così che nell’andare a farsi un culo disumano e a morire perché si crede in qualcosa e lo si porta avanti fino alle estreme conseguenze, diventando icone. E le icone hanno l’inguaribile vizio di morire parecchio male, prima di finire sulle magliette di tutto il mondo.

Per questo, forse, siamo rimasti tutti umani.

Ma ho come l’impressione che Vittorio Arrigoni lo sapesse benissimo, e che prima di essere ammazzato ci abbia pure tirato sopra, umanamente, una salva di bestemmie in brianzolo.

Beh, ciao e chissà a chi toccherà la prossima volta.

A me e a te, no di sicuro.

«Restiamo umani-The Reading Movie»

In occasione del secondo anno dalla scomparsa di Vittorio Arrigoni verrà proiettato dal 15 al 25 aprile 2013 in molte città del mondo, autonomamente e in modo del tutto gratuito, il film-lettura del suo libro «RESTIAMO UMANI – The Reading Movie» in versione integrale. La testimonianza quotidiana di Vittorio Arrigoni del massacro contro i civili di Gaza, del genocidio di un popolo, deve varcare i confini e le censure che vengono imposte alle sue parole da (quasi) tutti i canali d’informazione. La verità non può restare nascosta.
«RESTIAMO UMANI – The Reading Movie» (174 minuti)di Fulvio Renzi è stato prodotto con il supporto di oltre 1700 persone. Riprese in Italia, Nord America, Israele, Palestina, Inghilterra, Irlanda, Francia tra aprile 2011 e ottobre 2012. Il film è la lettura integrale dei 19 capitoli del libro «Gaza – Restiamo Umani» (pubblicato da manifesto libri) scritto da Vittorio Arrigoni, diario e unica testimonianza quotidiana dei 23 giorni di massacro durante l’operazione militare denominata «Piombo fuso», sferrata dal governo israeliano contro i civili della striscia di Gaza, tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, in cui morirono più di 1400 persone, in gran maggioranza civili, più di 400 i bambini uccisi.
Sono 19 capitoli per 19 lettori: Alberto Arce, Huwaida Arraf, Massimo Arrigoni, Mohamed Bakri, Ronnie Barkan, Egidia Beretta Arrigoni, Hilarion Capucci, Noam Chomsky, Maria Elena Delia, Norman Finkelstein, Don Andrea Gallo, Stéphane Hessel, Mairead Corrigan Maguire, Luisa Morgantini, Akiva Orr, Moni Ovadia, Ilan Pappé, Roger Waters, Rabbi David Weiss.
http://www.restiamoumani.com

Arrigoni-film

 

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