AAAB: ancora amianto acqua Bologna
di VITO TOTIRE
Cattive notizie arrivano dal “riassunto” dei nuovi dati targati Asl, Si spera che re-intervenga la Procura della Repubblica, questa volta non limitandosi a “fotocopiare” pareri discutibili di agenzie istituzionali
Aea, cioè Associazione Esposti Amianto, è vox clamans in deserto? Non pare…
Ma davvero qualcuno darebbe da bere 8.000 fibre/litro a un neonato Incredibile!
Abbiamo ricevuto – dopo oltre un mese dalla richiesta – i dati sull’amianto nell’acqua “potabile” di Bologna. La Ausl sa che chiediamo dati completi ma ci ha mandato, come al solito, un “riassunto”; né si comprende come mai questi dati non vengano messi in rete appena disponibili.
Comunque il “riassunto” dei dati relativi al primo semestre 2017 è questo: 6 campioni positivi per amianto su 23, il che equivale al 26% circa dei positivi; la quantità di amianto campionato oscilla da 254 a 8110 fibre per litro di acqua.
I primi commenti che dobbiamo fare sono i “soliti”.
Nonostante le nostre pressanti e chiare richieste:
- non ci vengono comunicati i siti dei campionamenti ;
- non sappiamo se tra questi campionamenti, anche questa volta, ci siano “doppioni”, vale a dire campionamenti rifatti nello stesso sito dopo energica azione di spurgo;
- non sappiamo che tipo di amianto sia se anfiboli o crisotilo (intendiamoci: tutti gli amianti sono cancerogeni ma gli anfiboli-amosite e crocidolite sono più aggressivi);
- totalmente oscure rimangono le motivazioni circa la scelta dei siti dei prelievi; ci siamo sempre chiesti per quale motivo la Ausl, visti i suoi confini territoriali, mai abbia monitorato siti come Crevalcore o Pieve di Cento, comuni sismici; rimozione freudiana o consapevole? Per evitare il rischio di campionare quantità analoghe a quelle di Carpi?
Non è noto alla opinione pubblica il quadro disastroso delle rotture delle tubazioni in amianto. Nel 2016 le rotture su cui si è dovuto intervenire , solo nella città, sono state 500: in via Petroni , in poche settimane, all’inizio del 2016, le rotture sono state 17!
Non ci pare che la mappa dei siti scelti per i campionamenti – sono gli stessi da diversi lustri – tenga conto di questa criticità(siti e frequenze delle rotture). I campionamenti si trascinano stancamente, vengono fatti mal volentieri e non rispondono a criteri trasparenti e attendibili. Ciononostante non possiamo non sottolineare che nei primi anni (come risulta da comunicazioni a congressi e da documenti ufficiali) le positività oscillavano attorno al 10% ; hanno raggiunto il 36% nel 2015 e dunque c’è una evidente tendenza al peggioramento.
Né possiamo tacere gli altri punti critici:
- della mancata evidenziazione del tipi di amianto abbiamo già detto ma va sottolineato che all’inizio la differenziazione veniva effettuata; poi si è argomentato che conoscere il tipo di amianto costava di più…
- la tecnica utilizzata per la lettura delle fibre non è quella utilizzata in altri Paesi in cui sono stati evidenziati picchi più alti che vengono, opportunisticamente, utilizzati in Italia per “tranquillizzare”…VOGLIAMO CHE ANCHE A BOLOGNA VENGA UTILIZZATA LA MACROSCOPIA ELETTRONICA A TRASMISSIONE (TEM); quando fu utilizzata a Ravenna gli esami evidenziarono un range tra 1.5 e 2.5 milioni di fibre… La TEM a Bologna è disponibile: basta una telefonata dal dipartimento di sanità pubblica a un istituto universitario; ne vogliamo parlare?
- l’Iss, cioè Istituto superiore di sanità, nel 2015 ha pubblicato un documento sul tema; peccato che non abbia fatto precedere la sua redazione da una consensus conference o da una udienza conoscitiva aperta alle associazioni che si occupano di amianto; non avrebbe pubblicato un documento nel quale i dati di Ravenna non sono citati ma neanche quelli di Agliana (Pistoia) che evidenziano (pur questi ultimi con esami in microscopia elettronica a scansione e non a trasmissione) picchi fino a 700.000 fibre/litro; di questi esami Hera è ben a conoscenza…
Adesso basta: a nostro parere l’ISS deve riavviare una discussione pubblica e partecipata sul tema. E la Procura della Repubblica di Bologna deve, a nostro avviso, riaprire il “fascicolo” frettolosamente chiuso sulla scorta di pareri inattendibili e privi di fondamento scientifico (l’amianto, se è poco non fa male; è “innocuo” per via digestiva) fermo restando, a scanso di equivoci, che purtroppo l’amianto delle tubazioni determina anche una aerodispersione e quindi induce anche una presenza di amianto indoor come…l’ISS documenta.
Una grave occasione persa nell’Italia specialista nell’intervenire il “giorno dopo” che sia il terremoto o gli infortuni sul lavoro o i disastri ferroviari o la siccità.
Vale ricordare che i 100.000 km. di tubazioni in cemento amianto stimati (Arpa Lazio 2013) coincidono con la parte più vetusta e danneggiata della rete. Ancora una volta si è persa una occasione fondamentale: quella di innescare una sinergia positiva tra bonifica delle reti e prevenzione degli sprechi di acqua…
Infine sulla risposta che la Ausl ci ha dato sugli organoalogenati. Anche qui non ci siamo: 25 campioni effettuati, tutti negativi nel senso che in nessuno c’è stato il superamento dei limiti di legge.
Si dice “meglio piuttosto che niente”…d’accordo; ma dei “limiti di legge” non ci fidiamo, visto che tra gli organoalogenati vi sono sostanze cancerogene o sospette tali. La trasparenza ai cittadini è dovuta: si ha diritto di sapere se il livello raggiunto è 1 microgrammo o 9.5: l’UE peraltro indica solo un limite-guida che è 1 mentre l’Italia “inventa” anche un limite-soglia! (siamo al gioco delle “tre carte”).
Si approfondirà in seguito, ma forse serviranno “mediatori” in quanto formulare le richieste di dati alla Ausl non è risultato sufficiente per avere garanzia di accesso. Il direttore del Dipartimento di sanità pubblica converrà con noi che è il caso di incontrarci?
(*) Vito Totire è presidente AEA, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute
L’IMMAGINE – scelta dalla bottega – è ripresa da “SBILANCIAMOCI”