GRAN

(Roba del Pabuda…)

 

sul balcone, dalla terra

morbida e scura

d’un piccolo vaso

vien su

una specie di ortaggio,

vien su storto

un aggeggio, un coso:   

apparentemente

cresce in fretta:

a occhio,

lo misuriamo:

giorno, per giorno

sigaretta dopo sigaretta.

oggi s’è provato

di fotografarlo

ma s’è acceso il led

color incendio

della macchinetta

ed è comparsa

una scritta intermittente

dentro il dispositivo,

proprio sopra la lente:

in lingua giapponese

elementare,

a tutti comprensibile,

diceva:

“ragazzi, ci spiace,

ma questa inquadratura

è letteralmente impossibile”.

la faccenda m’ha incuriosito

oltre misura

così, ho cercato informazioni

su quella malapianta strana

per una notte intera.

sull’enciclopedia britannica,

dopo ore di ricerche, paragoni

e confronti,

ho trovato un disegno a china

del seicento

che ritraeva un vegetale

al nostro del tutto somigliante:

un commento

molto più recente

(azzardo: tardo-novecentesco)

più o meno diceva:

“pianta moderatamente

pericolosa.

forse a causa dell’estrema timidezza,

reagisce a qualsiasi tentativo

di ritrarla:

in modi inattesi

e un con effetti sull’ambiente

circostante

pressoché inspiegabili”.

curiosamente, è catalogata

nell’archivio-inventario mondiale

delle piante e delle sementi

soltanto

col suo nome (davvero) volgare:

il “Gran Pirulo”.

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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