Jojo Rabbit – Taika Waititi

(visto da Francesco Masala) e in più un molto bel cortometraggio di Taika Waititi

tante scene da sole valgono un film intero, e si ride e ci si commuove con Jojo.

Taika Waititi (maori-ebreo) smonta il nazismo, lo prende in giro, con gli occhi di un bambino che non sa niente e crede a tutto.

Jojo ha anche un amico immaginario, Adolf, oltre a Yorki, un bambino come lui, che appare poco e dice delle parole (stra)ordinarie e indimenticabili.

succedono un sacco di piccole grandi cose, gli attori sono bravissimi, fra gli adulti la mamma (Scarlett Johansson) e il suo istruttore (Sam Rockwell) sopra tutti.

la musica è perfettamente spiazzante, la storia è di quelle che non ti aspetti.

andate al cinema e godetene tutti, è uno dei più bei film dell’anno.

https://markx7.blogspot.com/2020/01/jojo-rabbit-taika-waititi.html

 

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

6 commenti

  • Susanna Sinigaglia

    caro francesco, purtroppo non sono d’accordo col tuo giudizio entusiastico. ci sono senz’altro delle cose carine ma anche battute parecchio scontate. il regista o chi per lui ci poteva inoltre risparmiare la somiglianza della ragazzina ebrea con anna frank. a me ha deluso, malgrado per la prima volta hitler mi sia sembrato simpatico… ciao

  • Pierluigi Pedretti

    Non è facile convincere Jojo che gli ebrei sono uomini come tutti.
    “Non lo conosci. E’ un fanatico. Ci ha messo tre settimane per superare il fatto che suo nonno non era biondo”, dice la madre Rosie ad Elsa, la giovane ebrea nascosta in soffitta.
    In un riflessivo libricino di pochi anni fa, “Contro il giorno della memoria”, Elena Loewenthal scriveva: “Comunque le cerimonie del GdM, gli eventi che lo circondano continuano a suscitarmi un doppio disagio. Il primo viene dalla contraddizione in termini di celebrare una ricorrenza con qualcosa che sia sempre <>. Il secondo è un vago, scomodo senso di vuotezza. Di insensatezza che la celebrazione porta con sé.”
    Eppure, per molti, ignari di ciò che è stato il nazi-fascismo, il 27 gennaio è una delle poche occasioni in cui si possono (ac)cogliere parole resistenziali contro i rigurgiti antisemiti e razzisti che in Europa sembrano sempre più diffusi.
    Fra le molte proposte di riflessione editoriale e visiva che annualmente – e siamo ben consapevoli del rischio di mercificazione – vengono offerte al pubblico c’è questo film particolare che credo vada visto assolutamente, come suggerisce Francesco Masala. Non è un capolavoro ma è girato benissimo, con bravi attori, che fa ridere ma anche commuovere.
    La scena dell’impiccagione è straordinaria da questo punto di vista, è di alta resa drammatica e inaugura la seconda parte del film, in cui irrompe la violenza della guerra. Fino a quel momento l’opera del regista era stata dominata dai toni leggeri e ironici della commedia e dai colori sgargianti della campagna tedesca, lontanissima dalla linea oscura del fronte, di cui giungeva solo qualche eco. Cosa c’è di meglio per “agganciare” le generazioni più giovani, stanche di troppe parole e di tanti intellettualismi?

  • Francesco Masala

    non è un buon momento per essere un nazista, dice Yorki, un comico-saggio bambino

  • È un piccolo miracolo JOJO RABBIT… con un uso del grottesco perfettamente mescolato con la fiaba e con la commedia drammatica. Trattando il dolore e l’orrore con il pudore e la gentilezza propri di chi è abituato a rispettarli e a onorarli.
    Lasciando che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità aggiunga idealmente quelle inquadrature impietose ( busti e i volti degli impiccati, esposti come esempio sulla pubblica piazza) e quelle “spiegazioni” che al film non sono necessarie.
    E sono gli occhi di un bambino di 10 anni,”che si veste con una buffa uniforme” e vuole appartenere a un gruppo, a farci attraversare il mondo capovolto del Terzo Reich… E mi ricorda tanto il viaggio del piccolo Max “Nel Paese dei Mostri Selvaggi” di Maurice Sendak… E l’uso di canzoni di David Bowie e degli anni Settanta, associate anche ai veri filmati di isterie di masse adoranti verso il Füher è l’ultimo colpo da Maestro da Taika Waititi: vale quanto un saggio di Walter Lippman sulla manipolazione del consenso. E l’uso di un parallelismo tra il passato e il “Dopo” per evidenziare la permanenza delle costanti comportamentali umane, è una scelta che aveva già attuato, nelle sequenze finali de L’ULTIMO IMPERATORE, Bernardo Bertolucci. Ho adorato JOJO RABBIT… è un gioiello prezioso che dà speranza nella rinascita e lo fa sciogliendo la paura con le risate, gli abbracci e la Danza finale, vivamente consigliata per rendere grazie anche dalla Bibbia, nei Testi considerati Sacri da Ebrei e da Cristiani in ugual modo. N.B. Spero che JOJO RABBIT sia un successo al botteghino, a differenza del flop di quell’altro capolavoro di BENVENUTI A MARWEN.

  • Daniele Barbieri

    Anche a me è parso un piccolo miracolo: nel senso che era/è difficilissimo far ridere raccontando storie tanto tragiche. La prima parte del film faticava a prendermi (o forse ero io che dovevo “ambientarmi) mrntre la seconda mi ha travolto fra risate, pensieri seri, commozione e un largo sorriso sull’ultima, surreale scena.

  • Francesco Masala

    anche JoJo ha vinto un Oscar, per la sceneggiatura non originale, viva JoJo!

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