Messaggio dalla Spagna: diritti…

… per tutte, ma tutte, tutte, tutte le donne

di Barbara Bonomi Romagnoli

«Yo decido». Io decido sul mio corpo e nessun governo potrà farlo per me: il 22 settembre in Spagna

è stata ritirata la controversa riforma sull’aborto che era stata presentata nel dicembre precedente e fortemente contestata dai movimenti femministi spagnoli. Non solo, si è dimesso anche il ministro della Giustizia, l’ultraconservatore Alberto Ruiz-Gallardon, che aveva preparato la proposta di legge. Non è una mossa indolore perché si apre così una crisi di governo per Rajoy che in queste ore ha ammesso che la legge è stata ritirata «per mancanza di consenso sociale».

È decisamente una vittoria per le femministe spagnole, ma anche per la rete europea [http://womenareurope.wordpress.com/] che si era subito attivata all’indomani della presentazione della riforma che prevedeva, fra l’altro, la soppressione del diritto di aborto in caso di malformazione del feto.

Ma l’Asamblea femminista di Madrid invita a non fermarsi qui con le mobilitazioni, perché il rischio di un arretramento sul piano dei diritti non è scomparso del tutto. Il prossimo appuntamento è per domenica 28 settembre, giornata internazionale per la depenalizzazione dell’aborto, che «sarà una magnifica occasione per incontrarci tutte e tutti e celebrare, manifestare che sì, si può. Si è potuto con Gallardón e si potranno fermare anche i piani del governo che il presidente si è affrettato ad anticipare: nuovi limiti alla capacità di decisione delle giovani (ndr: necessità del permesso dei genitori per abortire) ed un piano di “protezione” della “famiglia”. Questo se non decidono di accelerare la sentenza del Tribunale Costituzionale sul ricorso presentato contro l’attuale legge. Una legge che effettivamente richiederebbe modificazioni, ma in un senso radicalmente opposto a quello proposto dal governo, per ottenere che l’aborto stia fuori del Codice Penale e venga normalizzato come prestazione nella rete sanitaria pubblica. La prossima domenica, doppiamente festiva, sarà anche l’occasione per reclamare i diritti sessuali e i diritti riproduttivi (fra gli altri, il diritto delle lesbiche di accedere alla riproduzione assistita) affinché tutte le donne immigrate abbiano la loro tessera di previdenza sociale, affinché l’educazione sessuale venga insegnata nelle scuole, affinché si rispetti l’autonomia e l’identità sessuale di tutte le persone. La storia ci dà ragione nella nostra determinazione di non cedere davanti a niente e a nessuno nella difesa del diritto di decidere della nostra vita, e di reclamare diritti per tutte, ma tutte, tutte, tutte le donne».

Un invito che andrebbe raccolto anche qui in Italia, dove la legge 194 non mette certo al riparo le donne, considerato l’altissimo numero di medici obiettori di coscienza e le tante iniziative del Movimento (che si dice) per la vita, contrario all’aborto e per la famiglia “naturale”.

Il 28 settembre in tantissime città del mondo ci saranno iniziative, qui tutte le info http://www.september28.org e a Milano ci sarà l’iniziativa “Consultorio in piazza”, https://www.facebook.com/events/592595550851542/?ref_dashboard_filter=hosting.

Passate parola, passatela forte e chiara: viene prima la gallina dell’uovo e che nessuno si prenda la briga di decidere per lei.

 

Redazione
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