Nel bianco ghiaccio: due testi “groenlandesi”

di Pierluigi Pedretti

Qualche anno fa Simona Vinci ha percorso le rotte artiche. Dalla Groenlandia la scrittrice bolognese ha riportato a casa un baedeker bollente. Ne è uscito fuori un bel libro da tempo esaurito. Oggi «Nel bianco» viene meritoriamente ripubblicato da Neri Pozza (pp. 280 euro 18).

Durante un viaggio in Africa, nel momento e nel punto più distante dallidea del freddo, Vinci ha sentito in maniera intensa il richiamo infantile per il ghiaccio e la neve. Ha consultato testi di ogni genere, poi è partita, passando come i vichinghi dallIslanda. Solo che al posto dei drakkar ha preso quattro aerei per giungere su «linlandsis, limmenso corpo di ghiaccio sulla testa della terra che risale allultima glaciazione». Si è spinta fino a Tasiilaq, un piccolo villaggio di circa millenovecento abitanti nella Groenlandia orientale con due supermercati, un museo sempre chiuso, una scuola, tre strade, un crocicchio e un albergo per turisti della neve, aperto due mesi allanno. Tutto qua. Niente avventura sognata da bambina, né orsi bianchi, pochi cani da slitta, né vere tempeste di ghiaccio. Il freddo sì, sempre. Nessuno con cui scambiare due parole in inglese, solo un poliziotto, un medico e un insegnante danesi e qualche studente che raccontano la vita in quel luogo sperduto. Per il resto gli inuit passano giornate intere a pescare nel ghiaccio, ubriachi dovunque, adolescenti senza futuro (alto è il tasso dei suicidi). Siamo alla fine del mondo. O di un mondo alla fine? Silenzio immenso. Tra diario, inchiesta e narrazione Simona Vinci ci offre un libro intenso per guardare dentro se stessi da un punto di vista particolare: «Il viaggio verso la Groenlandia richiede solitudine, è la mia personale esplorazione dellignoto, il tentativo di dar corpo ad un sogno infantile. Ed è un corpo a corpo con il demone della paura».

Al libro della Vinci si potrebbe affiancarne uno saggistico, «Ghiaccio. Viaggio nel continente che scompare» (il Saggiatore: pp.169, euro15) di Marco Tedesco, scritto con Alberto Flores D’Arcais, che affronta la questione del mutamento climatico immergendoci direttamente nel nostro apocalittico futuro. Lo scienziato italiano, un glaciologo di fama mondiale, che lavora alla Columbia University, si è recato per studio in Groenlandia dove ha indagato per molto tempo la riduzione e la scomparsa della millenaria crosta di ghiaccio che copriva lestrema Thule. Unindagine a tutto campo la sua che ci (di)mostra la veridicità dellaumento delle temperature, con acque soverchianti, orsi bianchi smarriti alla ricerca di cibo e detriti di ogni genere. Un mondo che scompare, dove una folla crescente di turisti (non di viaggiatori) è attratta dalla possibilità di percorrere in sicurezza ciò che per secoli è stato impossibile, il leggendario “passaggio a nord-ovest”.

 

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