Philip Dick, ESEGESI 5

«Potrebbe non finire con me»

di Giuliano Spagnul   

Carlo Formenti tra gli studiosi italiani di Dick è quello che più di tutti ha insistito sulla religiosità dickiana, una religiosità «non meno visionaria di quella di Teilhard de Chardin, anche se il Dick ‘teologo’ non gode del credito accordato al filosofo gesuita: forse perché la sua concezione religiosa è decisamente più eretica (in quanto dichiaratamente gnostica, laddove Teilhard de Chardin resta un pensatore cristiano, per quanto atipico)»1. Per avvalorare la sua tesi Formenti parla di una vera e propria folgorazione nell’incontro di Dick con la mitologia gnostica, e di una conseguente nuova luce sulle sue opere che avrebbero assunto «il significato di una sorte di rivelazione a posteriori»2 . Da qui sarebbero seguiti i romanzi di Valis e la “monumentale esegesi”, un opus che nel suo complesso costituirebbe un «discorso teologico complesso e coerente che, pur restando confinato nei limiti d’una bizzarra ‘religione personale’, intuisce e descrive le suggestioni escatologiche che emanano dalle reti di comunicazione vent’anni prima della nascita di Internet»3. Il difetto di questa interpretazione teologica sta nell’accostare una visione, per quanto in odore di eresia, come quella di Teilhard de Chardin che poggia su una solida base di fede con una come quella di Dick che ha un retroterra affatto laico, come si evince chiaramente dalla sua descrizione della sua personale esperienza ‘mistica’: «sostanzialmente questa è un’esperienza religiosa, ma è anche di più perché non ci troviamo più in un mondo religioso; io sono una persona secolare e devo comprendere le mie esperienze in questo contesto. Altrimenti, anche se le comprendo, non posso comunicarle»(99). Dick è persona che vive e sente il proprio essere secolare come il personaggio di Ma gli androidi sognano le pecore elettriche? Rick Deckard che non può invocare dio per essere salvato dalla ‘tomba del mondo’ come invece può fare il cervello di gallina Isidore. Come Deckard, Dick dovrà portarsi sulle spalle il fardello della propria esistenza umana senza il riparo di fede alcuna e pertanto non potrà più trovare consolazione dalla disperazione. Ma dovrà, potrà tracciare un nuovo cammino per l’umanità: «Dove questo porterà alla fine non so dirlo, ma fino a ora in tutti questi anni nessuno è giunto a trovare risposta alle domande che ho sollevato. Questo è inquietante. Ma… potrebbe essere l’inizio di una nuova era del pensiero umano, di una nuova esplorazione. Io potrei essere l’avvio di qualcosa di promettente: un primo esploratore incompleto. Potrebbe non finire con me»(972).

NOTA 1: Carlo Formenti, «Incantati dalla rete», Raffaello Cortina editore, Milano 2000, pag 80

NOTA 2: ibidem

NOTA 3: ivi pag 81

 

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