Reuf Islami, ucciso per omissione delle regole di sicurezza sul lavoro

di VITO TOTIRE (*)

Ci sono morti che pesano come una piuma e altri pesanti come montagne? E’ vergognoso il silenzio delle istituzioni sull’omicidio di Reuf.

Il 21 marzo di 16 anni fa moriva schiacciato in uno scavo il giovane immigrato Reuf Islami; immigrato “sans papier” occupato “in nero” presso una azienda italiana per lavori in appalto partiti da una committenza pubblica. Ogni anno ricordiamo questo evento luttuoso deponendo fiori nel luogo della morte, in via Ranzani a Bologna.

Perché ricordare? Non solo per rispetto alla giovane vita stroncata ma anche per rammentare le lacune e i ritardi sia nelle politiche di prevenzione nei luoghi di lavoro sia nella gestione del fenomeno migratorio. Il tribunale di Bologna ha sancito e sanzionato le responsabilità penali con un risarcimento del danno assolutamente irrisorio. Ma se Reuf avesse potuto uscire dalla sua condizione di “sans papier” certamente il rapporto di forza nei confronti del suo “datore di lavoro” sarebbe stato più favorevole al rispetto delle norme di sicurezza.

Ancora oggi – come e forse peggio di 16 anni fa – alcuni settori dell’economia italiana si reggono sullo sfruttamento e sul ricatto connessi al cosiddetto “lavoro nero” che rimane e si consolida come fattore strutturale della produzione del PIL. Un lavoro nero di cui sono vittime ovviamente sia immigrati che lavoratori autoctoni come dimostrano ulteriori eventi luttuosi sia nelle fabbriche che in agricoltura. La piaga delle morti sul lavoro in Italia è sotto gli occhi di tutti e travalica i confini dei “dati Inail” che non sono esaustivi neanche sugli eventi letali oltre che sulle malattie professionali!

Per tutto questo , contro lo sfruttamento, contro la discriminazione, contro i ricatti occupazionali, riteniamo doveroso ricordare Reuf e denunciare la penosa e ostinata rimozione da parte del Comune di Bologna. Diversi anni fa abbiamo proposto di chiamare “piazzetta Reuf Islami – operaio immigrato ucciso dal lavoro nero” lo spazio che fu teatro dell’omicidio. La commissione toponomastica del Comune, dopo lungo periodo di silenzio o di contrarietà circa la proposta, concluse per l’opportunità di dedicare una targa a Reuf. Sono passati ulteriori anni da quella “decisione”: la targa non è mai stata collocata. Meglio non turbare la vista e la coscienza degli studenti e dei turisti che transitano nella zona?

Peraltro le targhe possono lasciare il tempo che trovano. Per questo nel ricordare Reuf facciamo appello a chiunque fosse in difficoltà per ragioni di rischi e nocività sul lavoro a contattarci per chiederci supporto professionale e psicosociale.

Bologna, 20.3.2018

(*) Vito Totire, medico del lavoro/psichiatra

L’IMMAGINE è ripresa dalla rete. Una delle tante vittime di «omicidi bianchi»: abbiamo già spiegato perché qui in “bottega” li chiamiamo così. Se in situazioni simili usassimo, come fanno “tutti”, il termine «incidenti» farebbe pensare a fatalità ma non sono tali: 99 volte su 100 sul lavoro si muore per ritmi inumani o per mancanza di sicurezza. Ai padroni costa meno risarcire una vittima (e ci sono comunque molte comode amnistie o indecenti assoluzioni…) che mettere in sicurezza – o aggiustare – una macchina, un impianto. Le leggi italiane oggi consentono loro di far così: in questa «organizzazione» la vita di chi lavora vale poco o zero rispetto al profitto. E se gli operai/le operaie a volte, anzi spesso, non osservano le regole è per il ricatto dei ritmi o per esplicita indicazione dei loro “capi”. Omicidi dunque: in guanti bianchi. [db]

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *