Tornano i nonviolenti

di Giancarla Codrignani (*)

Non credo ai miei occhi. Tornano “i rompi” di tutte le rotture antimilitariste che il ministero della Difesa vedeva come il fumo negli occhi? Lo dico perché leggo che Antonello Repetto pochi giorni fa ha avvertito formalmente il Comando militare della Sardegna della sua intenzione di violare e sabotare il radar Vts di Capo Sandalo non appena verrà installato. La sua dichiarazione («la mia coscienza di cittadino e di cristiano… mi impone di farlo. Basta con le spese militari! Più ospedali! Più scuole! Più lavoro! Più ricerca!») mi richiama ai tanti documenti dei tempi in cui quello del militare non era «un mestiere come un altro» ma una corvée imposta al cittadino (pensate la storia! il popolo che acquista la sua prima cittadinanza con la rivoluzione francese militarizzandosi!). Li ho rievocati di recente, perché a Piacenza il 2 giugno si è parlato di «Resistenza e Nonviolenza» e ho rivisto ex-obiettori ingrigiti (ma solo nei capelli) che avevano ristampato vecchie fotografie della contestazione per l’insediamento degli Mrca Tornado all’aeroporto di San Damiano…
L’amico Antonello di Pax Christi fa bene intanto a informare. I cittadini sanno poco ed è bene che conoscano anche il Muos (Mobile User Objective System), un sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, che a Niscemi avrà una base operativa (grandi parabole e grandi antenne) di prospezione sul Mediterraneo, fornita anche dei famosi droni, aerei senza pilota comandati da un ufficiale alla tastiera, come quando giocava sulla playstation. I Comuni della zona sono molto inquieti sia per l’ecosistema e i prodotti agricoli, sia per i loro diritti all’agibilità e alla sicurezza del territorio.
I meno anziani dovrebbero andare a vedere su Internet la storia di Comiso (1982) e delle proteste per l’istallazione dei missili nucleari a medio raggio: roba epica, ma storia forse da ripensare.
Tuttavia il passare degli anni non può produrre nostalgie se non personali. I tempi oggi sono in qualche modo più rischiosi perché la militarizzazione dei territori (e della cultura) si è fatta più sofisticata. Difficile in tempo di crisi coordinare iniziative per la riduzione della produzione delle armi, il settore che non conosce cassa integrazione. Difficile reggere la protesta contro la base Nato Dal Molin a Vicenza: nel 2009 la reazione dei cittadini produsse perfino il passaggio dell’amministrazione alla sinistra, ma i vicentini non potevano reggere da soli e la base per chi ci passa vicino fa un po’ paura, ma a nessuno di Bologna e di Salerno o di Trento è mai passato per la mente di esserci coinvolto come i vicentini. Una volta la gente sperava che gli americani portassero sviluppo locale; oggi nemmeno quello, perché le basi sono autosufficienti e autoreferenziali.
Eppure, prima di rassegnarci all’idea che, tanto, l’Europa non ci abbandonerà mai perché la nostra penisola è la grande portaerei geostrategica del Mediterraneo, bisognerà pure dichiararci nonviolenti nei fatti, non in sempre più complici pie intenzioni.
(*) Questo post e il precedente sono arrivati ieri; li inserisco ben volentieri, visto che sono di strettissima attualità, anche se il blog è già pieno. Così oggi siamo a quota 6 e non so se spaventarmi o rallegrarmi di questo ritmo. (db)

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