2023: al voto? e come?

di Franco Astengo

Mi rivolgo a un gruppo ristretto di dirigenti delle diverse formazioni della sinistra italiana o a esponenti del mondo associativo, dell’iniziativa culturale o testimoni di una continuità storica che è comunque necessario mantenere e rivendicare.

(testo del 9 luglio)

ELEZIONI 2023: A SINISTRA OBIETTIVI E COMPROMESSI PER TENERE APERTI I CANALI DI COMUNICAZIONE

A sinistra è necessario riflettere sulla necessità di tenere aperti tutti i canali di comunicazione.

In vista delle elezioni legislative generali previste per il 2023 ,al riguardo delle quali esiste una forte spinta a procrastinare la data di svolgimento oltre i termini costituzionali e che comunque avranno al centro il tema della modifica della forma di governo, con la proposta di continuità per l’attualee governo indipendentemente dall’esito delle urne.

Non è realistico in questo momento pensare a una modifica nella presenza delle soggettività esistenti che rendono il panorama frastagliato al limite della confusione: situazione resa ancora più complessa dal progressivo disfacimento del M5S.

Però neppure deve essere considerata cristallizzata la situazione che vede da una parte la formazione di una lista originata dall’accordo Sinistra Italiana – Europa Verde e dall’altra una lista formata da Unione Popolare con DEMA, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo.

L’obiettivo che va indicato con chiarezza deve essere quello di contribuire alla determinazione di una presenza parlamentare della sinistra in una dimensione autonoma dall’attuale quadro di governo.

Incognita complessiva: sistema elettorale tra conferma dell’attuale o sistema proporzionale con sbarramento al 4% o al 5%.

E’ evidente come il tema della formula elettorale che sarà adottata nella prossima occasione delle elezioni legislative generali appare determinante: l’eventuale permanenza di collegi uninominali di coalizione imporrà sicuramente un certo tipo di scelte diverse da quelli di uno scenario che preveda un sistema integralmente proporzionale con sbarramento.

Nello svolgere un quadro di previsione realistico, evitando di inseguire modelli “esterni” di tipo personalistico che si sono misurati in contesti affatto diversi dal nostro vanno analizzati i dati derivanti dalle ultime consultazioni legislative generali svolte nel nostro Paese.

Andando per ordine.

Va preso atto che tra le elezioni del 2006 e quelle del 2008 è franata la capacità di attrazione della sinistra e che nelle successive tornate non si sono più avuti segnali di recupero.

Premesso che l’eventuale sbarramento al 4% sul totale dei voti validi avuti nel 2018 significherebbe la necessità di superare 1.300.000 voti, occorre prendere nota che la lista Arcobaleno nelle elezioni 2008 raccolse 1.124.298 voti; nel 2013 la lista di Sel (inserita nell’alleanza con il PD) 1.089.231 e quella di Rivoluzione Civile 765.189, nel 2018 la lista di LeU 1.114.799 voti e quella di PaP 372.179 (la somma si colloca quindi poco al di sopra di una ipotetica soglia del 4%, non considerando i 106.816 voti raccolti dal PC rosso-bruno)

L’esito delle diverse tornate amministrative non hanno fornito segnali di inversione di tendenza mentre le Europee 2019 diedero il seguente esito: Europa Verde 621.492, La Sinistra (Sinistra Italiana e PRC) 469.943 mentre era cresciuto il PC rosso-bruno con 235.542 voti.

Non pare neppure che intensità e peso specifico delle lotte sociali in atto (dove ci sono spesso espressione dello sfrangimento in atto e molto spesso rinchiuse in “single issue”) concedano troppo spazio a idee – per così dire – di improvvisazione populistica come nel 2013 o nel 2018 mentre rimane alta la volatilità ma racchiusa in un gioco a somma zero: nessuno riesce a intaccare l’astensionismo e la volatilità stessa gira a destra.

Ci troviamo in una fase di evidente “rivoluzione passiva” che costringe a una guerra di posizione senza alcuna prospettiva di apertura di una ipotesi di guerra di movimento e perciò si rende ancora più importante la presenza istituzionale e la necessità di muoverci nelle condizioni migliori per arrivare all’obiettivo da perseguire anche attraverso la formulazione di punti di compromesso.

Rendendosi ben conto, inoltre, che la presenza elettorale non può altro che rappresentare un pezzo di strategia difensiva.

In conclusione mi permetto di ritenere indispensabile l’apertura di un confronto magari principiando da un tentativo di misurare i dati di valutazione comune attorno ad alcuni punti decisivi nell’attualità (drammatica) della fase che riassumerei in questo modo:

1) La situazione del conflitto russo – ucraino sta portando a una situazione (vedi convegno NATO di Madrid) di ritorno alla logica dei blocchi che, da parte occidentale, si pensa di affrontare con una coincidenza UE/NATO (declinando così il già delicatissimo tema dell’esercito europeo) verso la quale andrà sicuramente affermato un punto di contrasto:

2) Il tema ambientale non potrà essere assunto come “single issue” ma dovrà essere compreso in una operazione di alto profilo intellettuale non solo dall’opzione pacifista (come appare naturale) ma anche da una capacità di tenere assieme il quadro imposto da : allargamento delle disuguaglianze e delle condizioni di sfruttamento attorno a quella che si definiva “contraddizione principale”

3) Il tema del “perimetro del governo Draghi” dovrà essere analizzato tenendo conto della crisi della democrazia, degli attacchi alla Costituzione, del tentativo in atto da tempo di mutamento della forma di governo.

Le vignette – scelte dalla “bottega” – sono di Mauro Biani.

 

 

Redazione
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2 commenti

  • Fosse facile! L’Atlantismo non credo si possa sconfiggere, e il mondo bipolare avanzerà senza sapere se l’area del $ prevarrà ancora, sulle spinte orientali di un paniere ponderato di monete della sponda contrapposta all’atlantismo. Così, quel che conta alle prossime elezioni è la consapevolezza cui potrebbe essere arrivato il popolo italiano (la fascia degli artigiani, delle ditte individuali, delle micro e piccole aziende e delle partite IVA; dei professionisti sensibili; del lavoratori – che rappresentano la classe media che sa di essere attratta verso la precarietà; dei precari; delle casalinghe; dei poveri, assieme ai giovani studenti di sinistra e dei centri di ricerca in generale). Del resto, sono del tutto avvertiti gli squilibri affiorati con prepotenza tra pandemia e guerra russo-ucraina e problemi di approvvigionamento materie prime e petrolio-gas, da cui l’inflazione a 8-9% (tralasciando le colpe del modello capitalistico finanziario cui siamo sottomessi per volontà politica attuale) che si accompagna alla sensazione avvertita che prima o poi toccherà a ciascuno di noi consapevoli, tra limitazioni produttive, limitazioni salariali, inadeguate politiche occupazionali predittive sulla formazione necessaria, fisco oltre l’insostenibilità, cui si aggiunge la fine del QE della U.E.-BCE e il debito pubblico che sulle condizioni date, non può che aumentare, con la spada di Damocle sulle nostre teste belle mani USA-UE, tra spread e richiami all’Art. 81 (se volete, un segno di avvertimento è anche l’inusitata parità tra $ e €).

    Un modo per dire che il sentimento comune dei cittadini consapevoli non è di sinistra, sebbene per tradizione possa ascriversi ad essa: è semplicemente contro gli squilibri, la paura e la preoccupazione di non farcela per sé e per la propria famiglia e impresa, contro questa “razza padrona” che non molla mai l’osso del potere politico, saldato con le oligarchie finanziarie private e con la proprietà privata della moneta a debito nostro (che, tra l’altro, ne siamo solo utilizzatori nei limiti imposti da altri soggetti privati, anche se su mandato pubblico), con le multinazionali produttive che sono al governo del mondo occidentale, in lotta, attraverso la Nato, col resto del mondo per non morire per “moneta” che non sia il $.

    Un insieme che costringe tutti noi a radicare le iniziative politiche a casa nostra, nell’unico spazio che ci è concesso ancora, per il “Governo del Popolo”, maggioranza silenziosa attuale, incapace di esprimersi numericamente, sull’ossimoro di essere tutti dalla medesima parte. Perché allora limitarsi a contare quanti siamo di “sinistra”? Il problema è ontologico, richiama alla salvezza letterale della qualità di vita sostenibile, e non in senso ambientale, ma filosofico e morale, fino alle radici cattoliche e cristiane che ci appartengono, chi più chi meno, tra agnostici e atei.

    Allora, quel che conta non è tanto il programma, perché eviterei con cura di dividere il campo, rappresentando che il modo di esprimersi in verità potrebbe anche non rappresentare l’autenticità del pensiero espresso, così è la coesione da costruire tra noi, sapendo quel che è reciprocamente essenziale alla vita di tutte quelle categorie di popolo consapevole, e non importa se siano incantate dai mille rivoli in cui ci dividiamo da sempre su leadership deboli, che raccontano a tutti la stessa messa da capo popolo di turno.
    Il fattore decisivo che potrebbe determinare una qualità comune è l’inizio: partire dall’accettazione del pericolo immanente che viviamo, avvertibile tra tutti noi e da cui scaturisca l’ovvietà di una necessità, conoscersi tra noi, sull’utilità irrevocabile di “contarsi per contare”, considerando che siamo tutti cittadini della stessa specie consapevole dei disagi che subiamo.
    Ciascuno di noi già sa, da sempre, che da solo non conta nulla e non arriverà da nessuna parte, se non agisce sul legame della solidarietà per dare una mano al suo vicino, sapendo entrambi che abbiamo ancora due mani libere, per costruire insieme l’obiettivo comune di equilibrio e armonia, se soggetto politico di maggioranza in Parlamento alle prossime elezioni.

    Allora, occorrerebbe che le personalità umili che non trattano di sé, ma dei problemi da risolvere e come risolverli (un nome per tutti, Paolo Maddalena, con l’accortezza di non rendere un eventuale, laterale e non decisivo distinguo, l’abbattimento per fucilazione ideale della persona in questione, o di chiunque altro vi venga in mente), si facciano promotori di una iniziativa elettorale solidale per il “Governo del Popolo”, attraverso due innovazioni di quadro utili fin da subito (N.B. La cronologia è tutta da definire. Per esempio, richiamando i soggetti indicati in questo articolo a formare una cabina di regia, aperta al contributo di chi vorrà, per costruire il “sistema”):
    1. la partecipazione dei cittadini italiani, consapevoli del pericolo che si corre, alla nascita effettiva di una dimensione di democrazia partecipata.
    2. I soggetti che vi parteciperanno nel tempo avranno disponibile una forma di democrazia deliberativa per esprimersi in continuità.

    L’obiettivo comune sono le prossime elezioni politiche (2023?) L’interrogativo serve anche a interrogarsi se il “meccanismo”, necessariamente un impianto digitale privato e sicuro di proprietà di tutti i soggetti che vi aderiranno, sul principio di “contarsi per contare”, potranno, richiamando le categorie del marketing, generare e alimentare “fiducia”, quella scomparsa per responsabilità politica e dei partiti politici a geometria variabile che hanno dato luogo, da Monti in poi, consolidando la deriva di potere assoluto a carattere dinastico e parricida che contraddistingue ora, l’era Draghi.
    Noi tutti, ascritti alla categoria dei consapevoli, non vedremmo l’ora di percepirla di nuovo da qualche parte “la fiducia” (per inciso, la solidarietà è anche un fattore che permette di misurare il valore microeconomico reale, che interviene nelle transazioni quotidiane, che gran parte dei medesimi cittadini consapevoli di cui stiamo trattando, frequentano sia lato offerta, che domanda, ricordando che un commerciante o produttore, comunque, con la propria famiglia, è sempre un consumatore che tratta anche una propria offerta al mercato. Una riflessione in questo ambito potrebbe essere opportuna: il prezzo di un prodotto o servizio al mercato di quanto è gravato per far fronte agli oneri di sistema, privato e pubblico? Per esempio, sui pagamenti digitali e sul costo del credito al consumo? Perché, allora, non pensare che la fiducia possa generarsi anche su fattori microeconomici, se governati in via diretta dai medesimi cittadini elettori, per esempio se formassero tra loro una impresa cooperativa di servizi? Ancora un altro esempio: l’importanza della produzione di energia da fonti rinnovabili delle Comunità Energetiche, un soggetto giuridico voluto dalla U.E., che formato tra cittadini di ogni comunità locale, i “prosumer”, produca collettivamente e auto-consumi sempre collettivamente l’energia prodotta, vendendo al mercato elettrico la produzione rinnovabile non auto-consumata. Ora, la fattispecie giuridicamente definita, riceve anche incentivi pubblici garantiti per 20 anni: una vera e propria nuova economia solidale collettiva locale, che incentiva la fiducia nella solidarietà come fattore economico tra cittadini, ingenerandola come fattore propulsivo locale, tra l’altro per legge, può esprimere servizi alla comunità, anche oltre quelli di produzione di energia rinnovabile. Disponibile ad approfondire su entrambi i versanti, se coerenti con una visione di economia solidale dal basso tra cittadini “prosumer”, senza primus inter pares.)

    Ora, per ritornare alla “Fiducia, pensando di appartenere alla categoria del cittadino solidale, ho reso disponibile, per renderlo di proprietà comune, il DNS sul web “Elezioni Solidali 2023”, ma anche solo “Elezioni Solidali”, e altro.

    Per esempio, proporrei che la democrazia partecipativa, insita nei servizi digitali, dovrebbe partire dall’iscrizione di un ID Digitale univoco, come lo Spid, in modo da rendere esprimibile ai terzi il valore legale di una iscrizione che usi anche la forma di deliberazioni nel tempo, da utilizzarsi sia per analisi interna, che per pubblicità da dare all’esterno di quel che è il punto di vista e le decisioni che potrebbe assumere questa comunità aperta di iscritti nel tempo.

    Poi, considerando la natura umana e la decadenza indolente cui siamo stati costretti da anni di bombardamenti mediatici del mainstream, non commetterei l’errore madornale di determinare in qualche modo una paternità, su cui far insorgere distinguo. Per questo, la partecipazione di cittadini consapevoli, avendo chiare le finalità di politica elettorale del sistema, con l’obiettivo del “Governo del Popolo” (dei capaci di esserlo, sapendo che saranno scelti con forma democratica di voto sempre aperto, nell’intervallo tra due tornate elettorali, ricordando che la forma di democrazia partecipativa, sul piano del progetto politico di governo, è a garanzia del popolo sull’autonomia attuale della “rappresentanza”. ), funzioneranno in modo che ci si iscrive, per sintesi essenziale, con: Nome; eventuale Nome di un leader di riferimento; eventuale Nome di una associazione, movimento, partito politico cui appartiene; eventuale Marchio/Logo che intende utilizzare nelle sue comunicazioni. A disposizione e con spirito di servizio, auguri di buoni auspici a tutti noi, se ne saremmo capaci. Giovanni Tomei

  • Gian Marco Martignoni

    Le due liste che si prospettano a sinistra non promettono nulla di buono, poichè il passato richiamato da Franco Astengo fotografa lo stato di dissoluzione provocato dal fallimento politico e culturale di R.Comunista nel 2008.Solo le elezioni europee del 2014 avevano visto il superamento del quorum del 4 % da parte dell’Altra Europa per Tsipras. Ma quell’esperienza non ha generato alcuna prospettiva positiva : purtroppo anche sociologicamente l’Italia non è la Francia, e dunque è impensabile a breve un’ipotesi come la Nupes di Melenchon. Solo per la cronaca segnalo che in Francia ogni formazione politica ha poi dato vita al suo gruppo parlamentare. Ma senza il momento unitario della lista Nupes, tante debolezze non avrebbero costituito una forza di 141 eletti.

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