Salvador Allende e la memoria di Cinisello Balsamo
Grazie a una segnalazione di Rodrigo Andrea Rivasi sulle sue pagine FB, siamo venuti a conoscenza di questa storia raccontata da Erodoto Sechi sul Blog dei Delegati e Lavoratori indipendenti di Pisa (che racconta anche alcuni aneddoti di Maurizio Pollini, da Genova al Venezuela, e che nel 1973 fu chiamato a suonare e scoprire la lapide dedicata ad Allende nel Palazzetto dello sport).
Premessa
Abbiamo tenuto questo articolo in attesa che si venisse a sapere cosa avrebbe deciso il Consiglio Comunale di Cinisello Balsamo, rinviato un paio di volte sino a giovedì 30 ottobre, quando purtroppo è stata presa la decisione peggiore, coerentemente col clima di revisionismo antidemocatico e antistorico che sta prendendo il Paese col governo neofascista di Giorgia Meloni: “E’ stato approvato dopo una giornata di accese discussioni in consiglio comunale il discusso ordine del giorno di Fratelli d’Italia sul cambio di nome del palazzetto dello sport Salvador Allende che ora, con tutta probabilità, cambierà nome in Giorgio Armani. La maggioranza non ha avuto tentennamenti nonostante la dura battaglia in aula portata avanti dall’opposizione che ha presentato molti emendamenti nel tentativo di bloccare la scelta e di proporre altre soluzioni. Nemmeno la folta rappresentanza del dissenso che ha trovato posto nel pubblico, in una sala gremita già dalle 9 del mattino, è riuscita a dissuadere la destra che, a testa bassa, ha tirato dritto fino al voto finale. Al momento della votazione gran parte del pubblico, in disaccordo con i partiti della destra, ha abbandonato l’aula.”
“Addio Allende, la destra vota lo schiaffo alla memoria di Cinisello” da qui addio Allende
la notizia anche su Pressenza.com
Ma non tutto è finito, vedi gli aggiornamenti in coda all’articolo.
Salvador Allende e Cinisello
il post su Fb di Rodrigo Andrea Rivas
Ringrazio il blog dei delegati e lavoratori pisani di questa pubblicazione.
Qualcosa abbiamo ottenuto, soprattutto grazie alla mobilitazione dei cileni a Milano e dell’associazione di cileni in Italia. interviene-lassociazione-culturale-cilena
Nemmeno giovedì 23 ottobre il Consiglio comunale di Cinisello Balsamo è arrivato a votare la mozione dei fratellastri d’Italia, dei legaioli del nebbione padano e degli orfanelli forzitalioti.
Alle 2 del mattino hanno dovuto buttare sul tavolo l’asciugamano della resa.
Ci sarà la terza seduta. Decine di brillanti cervelli si scervelleranno ancora per risolvere questo difficile enigma: Come cancellare la storia è far scomparire definitivamente un tale, che era persino socialista, fisicamente scomparso oltre 50 anni fa.
Nel romanzo di Domenico Starnone, “La scuola”, il prof. d’italiano si lagnava: “Quante braccia rubate all’agricoltura”.
Ma, oltre a constatare che mai smetteremo di ringraziare sufficientemente i contadini, credo che ci debbano essere altre spiegazioni.
E allora, lo spettro del commendatore disse a don Giovanni: “I morti che avete ammazzato, godono di buona salute”.
Secondo me, don Giovanni se la fece addosso.
E, sempre secondo me, il fatto è che ci sono persone dure a scomparire.
Ad esempio, Salvador Allende. da Qui
Alle armi, Salvador Allende e la memoria di Cinisello Balsamo
La parte iniziale e quella finale dell’articolo sul Blog dei Delegati e Lavoratori indipendenti di Pisa (che racconta anche alcune cose interessanti su Maurizio Pollini, fra Genova e Venezuela, che nel 1973 fu chiamato a suonare nel Palazzetto dello sport il giorno della dedica ufficiale ad Allende).
da qui delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot
Antefatto
Lunedì 20 ottobre il consiglio comunale di Cinisello Balsamo, 75.000 abitanti nella città metropolitana di Milano, ha registrato un pienone.
Si doveva votare la proposta di cambiare nome al locale Palazzetto dello Sport, da Salvador Allende a Giorgio Armani.
Dopo ruffianesche minacce – “alla sindaco ternano” – da parte di alcuni consiglieri di destra nei confronti del pubblico, la decisione è stata rimandata al 23 ottobre.
Nel link trovate la cronaca del giornale “La città”. www.lacittadelnordmilano.it/2025/10/21/slitta-il-voto-sul-nome-del-palasport-bagarre-in-consiglio-a-cinisello/
La proposta, illustrata da Maurizio Colosimo, capogruppo di Fratelli d’Italia (FdI), ha ragioni precise: “Allende era un socialista che ha portato il Cile ad una grave crisi economica”.
Visto l’origine dell’accusa e l’andazzo dei tempi, non c’è nulla di sorprendente. Aggiungo, per evitare equivoci, che sul nome di Giorgio Armani, nulla ho da obbiettare e, sono altresì convinto, a Salvador Allende, grande e noto amante della bellezza e della sapienza, non sarebbe dispiaciuto l’accostamento, ovviamente strumentale, dei due nomi.
Tuttavia, sempre per evitare equivoci, constato che gli amanti della bruttezza e della disarmonia, dei corni medievali e dell’ignoranza, sfruttano senza ritegno la morte di un grande stilista per contrapporlo a quello di un grande statista.
Lo si può capire: si liberano, provvisoriamente, delle loro mosche e cimici asiatiche, inevitabilmente attratte dalla diffusione di massa della dissenteria, detta anche “la vendetta di Moctezuma”.
Ovviamente, “la merda è buona”. Miliardi di mosche e cimici asiatiche loro affezionate, non possono sbagliarsi.
Gli argomenti dei fratellini
Sulla crisi economica cilena ai tempi di Allende non si può che convenire col sig. Colosimo. Era in atto una severissima crisi.
Tuttavia, c’è molto da dire sulle sue cause ma, se supponiamo per un attimo che effettivamente la causa fosse l’inettitudine del governo in carica, si porrebbe comunque una domanda:
Se un Paese qualsiasi è immerso in una crisi economica, ciò fa diventare legittimi un golpe militare, il bombardamento del palazzo di governo, l’assassinio di migliaia di oppositori, la creazione di decine di campi di concentramento e fosse comuni, la scomparsa di migliaia di persone, l’esportazione degli attentati contro gli oppositori, da Roma a Washington, la costrizione all’esilio di milioni di persone, lo spettacolo quotidiano di cadaveri sui fiumi cittadini, la diffusione della tortura all’ingrosso in ogni dove, l’imposizione – durata quasi un ventennio – di una dittatura definita universalmente “feroce” …?
A chi da una risposta positiva, “tutto ciò è giustificato”, nulla ho da dire.
Ma, se la risposta è negativa, dico che ci si può convivere nelle differenze, anche perché ciò esclude l’ipotesi che tutto ciò dovrebbe, quantomeno potrebbe, essere successo o succedere in una Europa che attraverso una conclamata crisi economica da almeno un ventennio.
Credo che possiamo convenire: sarebbe molto triste dover compatire “la povera Francia”, “la derelitta Inghilterra”, “la misera Germania”, se fossero governate, rispettivamente, dal “Brigadiere Savary”, dal “Gottoso generale Churchiĺling” e dal “Maresciallo von Bismarck”.
Tuttavia, posso ammettere che marescialli, brigadieri e generali, oltre a diffondere il passo dell’oca, porterebbero altri “vantaggi”. Ad esempio:
– la guerra tanto agognata oggi da buona parte della classe dirigente europea potrebbe diventare concreta. Basta non disturbare i manovratori;
– Agevolamento, British Leyland, Renault, Stellantis e Peugeot, darebbero libero sfogo ai loro think thank, ivi comprese le catene di montaggio “Volpe dell’Artico” e “Lupi baltici”;
– a Monza potremmo goderci un gran bel Premio di F 1 tra scuderie di cingolati. Sarebbe l’occasione perché la Ferrari rinverdisca il suo ormai appassito albo d’oro, ma dovrebbe fare i conti con la Citroën che, figlia di un trafficante d’armi, dovrebbe intendersene di autoblindo;
– a Varese e Busto Arsizio una combriccola di ex comunisti diretta dagli illustri Violante e Minniti, potrebbe aggiungere all’accordo siglato con la Boeing per addestrare gli elicotteristi della Nato, la trasformazione di un pezzo della Leonardo in hub dei panzer di lunga gittata.
La sede a Tripoli garantisce disponibilità di manovalanza a buon mercato.
“Piccoli interventi esterni”
Devo porre una seconda domanda, più “tecnica”, al capogruppo Cinisellesco dei FdI: Secondo lei, se tutti i camionisti italiani chiudessero ogni ingresso a Milano e Roma durante un mese, ci sarebbe qualche ripercussione economica a Cinisello? Si spezzerebbe qualche catena produttiva e/o di approvvigionamento? Scomparirebbe qualche bene di prima necessità?
A Santiago, dopo una serrata dei padroncini che fermò ogni trasporto di merci e di passeggeri durante tutto l’ottobre 1972, saltò ogni automatismo, comparve il mercato nero e si moltiplicarono interminabili code per la benzina. Insomma, si scatenò la crisi.
A qualcuno può sembrare una roba da Terzo mondo ma, a Parigi, ottobre 2022, bastarono 48 ore di sciopero dei lavoratori delle raffinerie per bloccare i rifornimenti di carburante, ritardare le consegne di prodotti alimentari ed altri beni di prima necessità, provocare penurie di prodotti freschi nei supermercati. Scrive wikipedia: “Dopo due giorni, i parigini hanno affrontato lunghe attese ai distributori, accaparramento di carburante con taniche e risse tra automobilisti esasperati”.
Sembra il Cile di 50 anni prima ma, a Santiago, dopo 30 giorni ci eravamo organizzati e le comunità territoriali s’incaricavano della distribuzione dei beni di prima necessità.
In quella città, che aveva allora oltre 3 milioni di abitanti, con poco cibo e senza mezzi di trasporto l’assenteismo al lavoro diminuì.
Forse, anzi, probabilmente, la pellaccia di chi s’imbarca in un progetto di trasformazione della vita, s’indurisce.
Nessun merito né eroismo, solo necessità.
Ma Cinisello è un’altra cosa. Né Parigi, né Santiago.
Accertate le conoscenze acquisite nella culla, quindi spontanee e immani, presumo che il “fratellone” Colosimo ci risponderebbe che la domanda è manifestamente assurda: nessun padroncino o autista di Cinisello sopravviverebbe un mese senza entrate economiche. E vivere d’aria, direbbe il ministro degli esteri, “è roba sovietica”.
Il signor Colosimo ha perfettamente ragione. Il ministro un po’ meno. I due dimenticano la forza dei sogni. Il ministro anche geografia e temporalità.
Quindi, bisogna spedire alla sede comunale di Cinisello (e alla Farnesina), i documenti ufficiali, de-secretati dal governo degli Stati Uniti – purtroppo 50 anni dopo i fatti – in cui si dimostra, anche coi relativi elenchi di nomi perché la contabilità è cosa seria, che tutti i padroncini e autisti cileni furono regolarmente pagati dalla CIA durante l’intero mese di sciopero/serrata (o di serrata/sciopero?).
Pagati profumatamente.
Suggerisco inviare i documenti in dialetto brianzolo al Comune. L’italiano, afferma chi la conosce, è una lingua complicata.
Come tutte le lingue neolatine, aggiungo
(…)
La sera in cui Via XXV Aprile si riempì di luci e di suoni
La sera del 12 novembre 1973 il Palazzetto dello Sport di Cinisello Balsamo era pieno all’inverosimile.
Le cronache dicono che “c’erano ben tremila persone, eccitate ma disciplinate”.
Una lapide commemorativa all’interno ricorda l’avvenimento:
“A SALVADOR ALLENDE
LA CITTÀ’ DI CINISELLO BALSAMO INTITOLA QUESTO PALAZZO DELLO SPORT IL I2.11.73″
Lo svelamento della lapide commemorativa diede inizio alla più importante manifestazione tenutasi al Palazzetto dello Sport: un concerto dell’orchestra del Teatro alla Scala.
Vale la pena spenderne alcune righe.
Tra il 1963 e il 1967 l’impresario teatrale Paolo Grassi riuscì ad impegnare un gruppo di allievi del “Piccolo Teatro” e alcuni registi ad allestire spettacoli itineranti distribuiti nei circoli cooperativi della provincia dall’allora dirigente del Centro di Cultura Operaia dell’Umanitaria e futuro sindaco di Cinisello, Enea Cerquetti.
Il tema decentramento della cultura fu ripreso ampiamente negli anni 1968-1969.
Divenuto sovrintendente del Teatro alla Scala, Grassi volle ripetere quella esperienza coinvolgendo il pianista Maurizio Pollini.
Alla fine del 1972, d’accordo con i sindacati si svolsero presso il Teatro alla Scala serate riservate ai lavoratori, con biglietti venduti a prezzi ridotti presso le sedi sindacali.
Il primo spettacolo fu “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi.
Il sindaco Enea Cerquetti ricordò allora a Grassi gli accordi sulla necessità del decentramento e ricerca di un nuovo pubblico, proponendogli di organizzare a Cinisello Balsamo un concerto con un’orchestra di grandi esecutori da tenersi al Palazzetto dello Sport ribattezzato Salvador Allende.
Grassi accettò e predispose un giro di decentramento concordato col direttore del Teatro, Claudio Abbado, e il pianista Maurizio Pollini.
Quindi, Cinisello Balsamo diventò il luogo emblematico per la serata di apertura del nuovo corso, seguito da un giro musicale che coinvolse Sesto San Giovanni, Mantova, Lecco, Pavia e Varese.
La data convenuta, il 12 novembre 1973, il Palazzetto era pieno come un uovo.
Prima del concerto si tenne una cerimonia durante la quale fu svelata la lapide commemorativa alla memoria di Salvador Allende a cui fu intitolato il Palazzetto dello Sport.
A sua richiesta, la lapide fu scoperta dal maestro Claudio Abbado.
Gli orchestrali, molto interessati alla novità dei concerti itineranti e al significato politico della manifestazione, si chiesero pubblicamente se sarebbe stato meglio suonare in frac oppure in tenuta da prove. Alla fine si arrivò all’accordo che per loro il frac era un’uniforme, simile alla tuta per gli operai.
Nel primo tempo Maurizio Pollini eseguì la parte pianistica del Primo Concerto di Brahms.
Nel secondo, Claudio Abbado diresse la Terza Sinfonia di Beethoven.
Congedandosi, il Maestro lodò il Comune per l’acustica e l’organizzazione.
L’eco sui giornali fu enorme.
La spesa del Comune ammontò a 25 milioni di lire.
Maurizio Pollini
Il nome Pollini mi suscita una bufera di ricordi.
Nel dicembre 1972, Pollini era stato cacciato a furor di pelliccia dalla Scala dopo aver cercato di far precedere la sua esibizione da una dichiarazione di solidarietà con la lotta del popolo vietnamita e contro i bombardamenti statunitensi.
“l’Unità” fu la sola testata a parlare della ‘responsabilità dell’artista’, ‘uno dei pianisti più importanti del mondo’, che ‘rifiuta il ruolo di musicista-giullare’.
Non era la prima volta che Pollini scandalizzava le signore in pelliccia: il 9 gennaio 1972, nella fabbrica grafica Paragon di Genova occupata da 72 giorni dagli operai, diretto da Bruno Martinotti, aveva eseguito “L’Imperatore” di Beethoven e “La fabbrica illuminata” di Luigi Nono.
E cioè, il più classico dei classici, “La Musica” della memoria collettiva, insieme ad una composizione moderna, con un soprano che cantava poesie di Cesare Pavese e testi di Giuliano Scabia intrecciati ai suoni emessi da un registratore a quattro piste: rumori industriali, voci di operai, lacerazioni sonore dello spazio.
Il concerto alla Paragon
https://www.doppiozero.com/maurizio-pollini-la-musica-e-un-diritto-di-tutti
Nel 1974, qualche mese dopo essere sbarcato a Milano e ormai esule patentato, andai a ascoltare “Come una onda di forza e luce”, un brano del compositore Luigi Nono, per soprano, piano, orchestra e nastri. Al piano c’era Maurizio Pollini. Dirigeva Claudio Abbado.
Era una composizione politica e musicale che esprimeva il lutto per l’assassinio del dirigente del MIR cileno Luciano Cruz.
Pollini e Abbado dedicarono il concerto “al presidente Salvador Allende”.
Poi, nei bis suonarono Chopin e Beethoven. A me venne in mente che non esistevano i generi musicali ma musica bella e musica brutta, strimpellatori scordati e bravi musicisti.
Continuo a pensarlo, e non solo per la musica.
Concerto alla Paragon
Archivio RAI: https://www.youtube.com/watch?v=JkOlondL0CM
https://openddb.it/film/concerto-in-fabbrica/
Claudio Abbado ed i suoi amori, giovanili e maturi
Quella sera Abbado raccontò che, da ragazzo, era finito in gattabuia “per attività sovversive”.
Non avevo una grande dimestichezza con la politica, disse. Mi presero mentre scrivevo un graffito sui muri vicini al Conservatorio Giuseppe Verdi.
Avevo scritto “Viva Bela Bartok”. I poliziotti fascisti pensarono che, con quel nome, fosse certamente un capo bolscevico.
Non so quale dimestichezza con la politica abbia raggiunto dopo.
So solo che Abbado è stato fondamentale per l’Orchestra Sinfonica Simón Bolívar del Venezuela, chiave maestra del progetto sociale “El Sistema” fondato dal maestro José Antonio Abreu.
La sua collaborazione ha incluso la direzione gratuita dell’orchestra in concerti, come nel 2010 a Lucerna, e il sostegno all’iniziativa che offriva educazione musicale a giovani musicisti.
Abbado iniziò a collaborare con l’orchestra nel 2005, e continuo fino al 2014, anno della sua scomparsa.
L’Orchestra Sinfonica Simón Bolívar, fiore all’occhiello del sistema educativo musicale venezuelano, ha offerto l’opportunità di fare musica a centinaia di migliaia di giovani.
Nel 2010, a Lucerna, Abbado ha diretto un concerto memorabile con brani di Prokofiev, Berg e Tchaikovsky.
Il suo successore, Gustavo Dudamel, tra i musicisti cresciuti in “El Sistema”, parla a lungo con entusiasmo e amore di Abbado, che invitò più volte a dirigere l’orchestra in Venezuela.
Alma llanera”, interpretata dalla Orchestra sinfonica giovanile Simón Bolívar
https://youtu.be/zbfBQI8h2cI?si=E8gyr5isaAH6HBaJ
Ecco l’ambiente ed i protagonisti di quella fredda serata del novembre ’73 quando il Palazzetto dello Sport di Cinisello diventò il Palazzetto Salvador Allende.
Mi auguro che gli eredi di Giorgio Armani abbiano il buon senso di non prestarsi al gioco sporco di Colosimo and friends.
Comunque, e di questo sono certo, la gente comune continuerà a chiamare il Palazzetto come storia comanda:
PALAZZETTO SALVADOR ALLENDE
QUELLO DI ABBADO, DI GRASSI, DI POLLINI, DELLA ORCHESTRA DELLA SCALA, DEI RICORDI E DELLA STORIA,
QUELLA TUA, MIA, NOSTRA.
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Altri Link alla notizia e alla storia del palazzetto e del concerto di Pollini
https://www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/spip.php?article39461
https://www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/pietre/spip.php?article335
i Rodrigo Andrea Rivas, giornalista, scrittore ed economista, già direttore di Radio Popolare e dirigente di sinistra nel Cile di Allende. La sua pagina FB facebook-rivas
e quella del gruppo Banda Sbandati dove scrive spesso e dove abbiamo scoperto la notizia banda sbandati groups











