Carceri: Giubileo o marameo?
Un anno fa Bergoglio apriva una “Porta Santa” nel carcere romano di Rebibbia, promuovendo il “Giubileo dei detenuti“, che si è tenuto alcuni giorni fa. Ma di aperture non ne abbiamo viste. Interventi, appelli e proposte
Il Giubileo dei detenuti, una occasione mancata?
Hassan Bassi per la rubrica di Fuoriluogo, su il manifesto del 10/12/25
Il sistema carcerario italiano si trova costantemente sul ciglio di una condizione di grave crisi e lo dimostrano i numeri del sovraffollamento, il sottodimensionamento costante dei servizi di custodia e rieducativi, la continua precarietà di ogni attività interna agli istituti, gli spazi di detenzione fatiscenti e le limitate occasioni di lavoro, le scarse risorse per il reinserimento sociale e lavorativo. Che le condizioni di vita e di lavoro negli istituti siano al limite del disumano ne sono segnale forte e chiaro i tanti suicidi ed atti di autolesionismo fra i detenuti. Ma nemmeno nelle condizioni di sovraffollamento che hanno portato alla condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani con la sentenza Torreggiani (2013), si era percepita una situazione così preoccupante come quella di oggi, ed è una consapevolezza ormai diffusa anche nella popolazione generale. Soprattutto perché mancano completamente segnali per un possibile miglioramento, anzi siamo di fronte ad una Via Crucis di provvedimenti normativi frutto di un approccio di panpenalismo securitario (decreto Rave, Caivano, Sicurezza per citarne alcuni), che non potranno che peggiorare sempre di più la condizione interna. Il carcere non è più solo la “discarica sociale” di una società sempre meno inclusiva e sempre più socialmente ed economicamente diseguale, ma anche un grande “corpo” da torturare psicologicamente, fra annunci e promesse mai mantenute.
Uno spazio in cui la propaganda governativa picchia duro, fingendo soluzioni e negandole allo stesso tempo, con provvedimenti deflattivi buoni solo per qualche annuncio sui giornali, dichiarazioni al limite del sadismo di un sottosegretario che vorrebbe asfissiare i mafiosi dentro macchine blindate, e la paranoia securitaria dell’Amministrazione penitenziaria che immagina un carcere ermetico, e propone circolari e poi contro-circolari nel tempo di un ciclo lunare.
In questo quadro non stupiscono le lacrime di coccodrillo anche di alcune delle più alte cariche dello Stato, e dei tanti parlamentari che dopo aver giurato e spergiurato di voler aderire all’appello di Papa Francesco per un atto di clemenza, non hanno fatto assolutamente nulla in questo senso. Domenica 14 dicembre 2025 si svolgerà in Vaticano l’ultimo evento tematico dell’anno giubilare: una giornata dedicata ai detenuti, ai loro familiari, al personale e ai volontari che lavorano all’interno del sistema penitenziario, e potrebbe essere un’occasione unica perché chi ha il potere di intervenire faccia qualcosa d’immediato per alleggerire il carico di oltre 63.500 corpi stipati nello spazio destinato a 46.500 persone.
Per questo una rete di associazioni di volontariato, del terzo settore, organizzazioni della società civile, ha lanciato un appello al Parlamento perché approvi un provvedimento di clemenza, al Presidente della Repubblica perché eserciti una consistente concessione di grazie, ed ai Magistrati di Sorveglianza per concedere per questo Natale tutti i giorni di permesso premio disponibili ai detenuti che già ne godono. L’appello è disponibile e sottoscrivibile sui siti di alcuni dei numerosi promotori, fra cui Forum Droghe, La Società della Ragione, Cnca, Antigone e non si limita a sollecitare le Istituzioni, ma invita tutti coloro che vogliano dare un contributo per un cambiamento, tanto possibile quanto necessario, a partecipare ad una assemblea aperta il prossimo 6 febbraio a Roma. Perché questa condizione drammatica è un fatto pubblico che riguarda la società nel suo insieme, e le proposte di soluzione non mancano, spesso nate dall’esperienza diretta di chi il carcere lo vive, e lavora a contatto con i condannati, e sono tutte doverosamente conformi con il principio costituzionale che «le pene devono tendere alla rieducazione del condannato e non possono essere contrarie all’umanità».
Da qui https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/il-giubileo-dei-detenuti-una-occasione-mancata/
Giubileo dei detenuti: chiediamo clemenza e umanità nelle carceri italiane
l’appello delle associazioni
A buon diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Confcooperative Federsolidarietà, Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia-CNVG, Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti-CNCA, Forum Droghe, Gruppo Abele, L’altro diritto, La Società della Ragione, Legacoopsociali, Movimento di Volontariato Italiano-MOVI, Movimento No Prison, Nessuno tocchi Caino, Ristretti Orizzonti lanciano un appello – intitolato “Giubileo dei detenuti: chiediamo clemenza e umanità nelle carceri italiane” – in cui chiedono un provvedimento di clemenza che riduca il numero dei detenuti nelle carceri italiane.
La condizione negli istituti penitenziari italiani è drammatica. Si contano circa 63.500 detenuti stipati nei 46.500 posti effettivamente disponibili. Nel 2025 ci sono già stati 74 suicidi di persone detenute (oltre a due suicidi di agenti di polizia penitenziaria e due di operatori sociali) e 47 decessi le cui cause sono ancora da accertare. Nel 2024 i Tribunali di sorveglianza hanno accolto oltre 5.800 istanze per condizione di detenzione disumana e degradante, contraria all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani sulla proibizione della tortura. Il carcere si è chiuso drammaticamente all’esterno, i detenuti trascorrono in celle inabitabili quasi l’intera giornata e la comunità esterna è disincentivata a collaborare. Una situazione che crea uno stato di frustrazione e burnout anche nelle persone che lavorano all’interno del contesto penitenziario.
Per queste ragioni i promotori dell’appello si rivolgono al Parlamento perché approvi un provvedimento di clemenza che permetta la riduzione immediata del numero dei reclusi, al presidente della Repubblica perché eserciti una consistente concessione di grazie come alcuni dei suoi predecessori, ai magistrati di sorveglianza affinché concedano per questo Natale tutti i giorni di permesso premio disponibili ai detenuti che già ne godono. Inoltre, si invita il ministero della Giustizia a umanizzare, come sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni per i diritti dell’uomo, e modernizzare l’esecuzione della pena, e ad aprire il più possibile il carcere al mondo del volontariato, alle associazioni, alle cooperative, agli enti locali, alle scuole, alle università.
L’iniziativa viene presentata anche in vista del Giubileo dei detenuti che si svolgerà dal 12 al 14 dicembre del 2025 In Vaticano. Le parole usate da papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025 sono chiare: “Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”. Un’esortazione a cui, ad oggi, non è stato dato alcun seguito concreto.
I promotori dell’appello danno, poi, appuntamento a tutti coloro – associazioni di volontariato, enti del terzo settore, operatori, volontari, cittadini, organizzazioni della società civile – che ritengono che da questa drammatica situazione si debba uscire una volta per tutte, e che sono disponibili a dare un loro contributo, a partecipare all’assemblea pubblica che si svolgerà il 6 febbraio 2026 a Roma.
“Siamo di fronte ad una sequela di provvedimenti normativi frutto di un approccio di panpenalismo securitario, decreti Rave, Caivano, Sicurezza per citarne alcuni, che non potranno che peggiorare sempre di più la condizione delle carceri, già sovraffolate e con enormi carenze strutturali e di personale”. – dichiara Hassan Bassi di Forum Droghe – “Il carcere non è più soltanto la “discarica sociale” di una società sempre meno inclusiva e sempre più socialmente ed economicamente diseguale, ma anche un grande “corpo” da torturare psicologicamente, fra annunci e promesse mai mantenute da parte dei decisori politici. Da troppo tempo le uniche parole sensate e coraggiose sulle condizioni di vita nelle carceri italiane sono pronunciate da uomini di Chiesa, Papa Francesco e solo qualche giorno fa per esempio Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini. A parte pochi parlamentari, la politica rimane sorda alle richieste che vengono da tutti coloro che vivono il carcere, dalle organizzazioni di volontariato e del terzo settore fino ai sindacati. Vi è silenzio anche di fronte alla successione drammatica di suicidi, l’ultimo tre giorni fa a Pistoia che porta il tragico conto a 74. Chiediamo un intervento immediato contro il sovraffollamento e l’avvio di un percorso di confronto per interventi duraturi coerenti con il principio costituzionale che le pene devono puntare alla reintegrazione del condannato nella società e non possono essere contrarie al senso di umanità”.
Per aderire online all’appello potete compilare il form di seguito.
Roma, 10 dicembre 2025
GIUBILEO DEI DETENUTI: CHIEDIAMO CLEMENZA E UMANITA’ NELLE CARCERI ITALIANE
Convocazione di un’assemblea aperta a Roma il 6 febbraio per volontari, associazioni e organizzazioni della società civile, operatori sociali, operatori penitenziari e sanitari, cooperatori, cittadini, garanti, e tutti coloro che sono interessati.
La condizione nelle carceri italiane è drammatica, si contano circa 63.500 detenuti stipati nei 46.500 posti effettivamente disponibili. Nel 2025 ci sono già stati 73 suicidi di persone detenute (oltre 2 di agenti di polizia penitenziaria e 2 di operatori sociali) e 47 decessi le cui cause sono ancora da accertare.
Nel 2024 i Tribunali di sorveglianza hanno accolto oltre 5.800 istanze per condizione di detenzione disumana e degradante, contraria all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani sulla proibizione della tortura. Il carcere si è chiuso drammaticamente all’esterno, i detenuti trascorrono in celle inabitabili quasi l’intera giornata e la comunità esterna è disincentivata a collaborare. Tale condizione crea uno stato di “invivibilità”, condizioni di vita al limite del rispetto della dignità umana, e frustrazione e burn out anche nelle persone che lavorano all’interno del contesto penitenziario, impossibilitate a svolgere “adeguatamente” la funzione pedagogica a cui la pena dovrebbe essere indirizzata.
Questa situazione scarica su detenuti e personale penitenziario il peso di un sistema fuori dalla legalità costituzionale. La presa d’atto di questa condizione drammatica è un fatto pubblico che riguarda la società nel suo insieme, ma le responsabilità sono prima di tutto di coloro che possono e devono agire per cambiare la situazione.
Domenica 14 dicembre 2025 si svolgerà in Vaticano l’ultimo evento tematico dell’anno giubilare: una giornata dedicata ai detenuti, ai loro familiari, al personale e ai volontari che lavorano all’interno del sistema penitenziario. Le parole usate da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025 sono chiare: “Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”, un appello a cui, malgrado gli apprezzamenti espressi da tanti parlamentari, ad oggi non è stato dato alcun seguito concreto.
Per questo ci rivolgiamo al Parlamento perché approvi un provvedimento di clemenza che permetta la riduzione immediata del numero dei reclusi, al Presidente della Repubblica perché eserciti una consistente concessione di grazie come alcuni dei suoi predecessori, e formuliamo un invito ai Magistrati di Sorveglianza di concedere per questo Natale tutti i giorni di permesso premio disponibili ai detenuti che già ne godono.
Invitiamo il ministero della Giustizia a umanizzare, come sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni per i diritti dell’uomo, e modernizzare l’esecuzione della pena, ad aprire il più possibile il carcere al mondo del volontariato, alle associazioni, alle cooperative, agli enti locali, alle scuole, alle Università.
Ci diamo appuntamento con tutti coloro (associazioni di volontariato, del terzo settore, operatori, volontari, cittadini, organizzazioni della società civile) che ritengono che da questa drammatica situazione si debba uscire una volta per tutte, e che sono disponibili a dare un loro contributo, a partecipare all’assemblea pubblica che si svolgerà il 6 febbraio 2026 a Roma.
Gli strumenti e le proposte non mancano. In quell’occasione ne parleremo insieme !
Nella pagina di fuoriluogo trovate anche il from per aderire online all’appello per l’assemblea aperta del 6 febbraio a Roma
Giubileo dei detenuti: Carceri, quella porta da aprire ancora
di Patrizio Gonnella
Era il ventisei dicembre dello scorso anno quando papa Francesco, con un gesto forte e contro-corrente, in occasione del Giubileo, aprì la Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia
https://ilmanifesto.it/istituzioni-sorde-al-messaggio-di-papa-francesco
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Anastasia: le carceri del Giubileo sono attraversate da morte e disperazione qui
“nessuno sia perduto” vaticannews.giubileo-detenuti
Le vignette sono già state pubblicate in Bottega su Furundulla


