Puf: gente che scompare

Fabrizio Melodia – l’Astrofilosofo – nella 164esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» si chiede chi sparisce, come e forse perchè.

«Scompare. Buffo. In lingua parlata, significa sparire. Negli articoli di giornale, significa che sei morto da tempo. Ripercorriamo il giorno della tragica morte di Michael Jackson, a un anno dalla scomparsa. Eh, sì: a volte la nostra lingua è davvero ambigua» afferma con ironia lo scrittore Marco Malvaldi, che forse la sa lunga sulla gente che scompare, essendo (fra l’altro) un valente giallista.

A volte – purtroppo sempre più spesso – la gente scompare da sola, per vari motivi. Stando ai rapporti di polizia e dal ministero dell’Interno, le denunce di scomparsa salgono in aumento del 16%, per un totale di oltre 18 mila denunce.

Ne devono essere ritrovate ancora 13 mila. Molti di questi sono bambini immigrati che fuggono dai centri di raccolta e spesso finiscono nelle mani della criminalità organizzata o peggio nella rete del contrabbando di organi. Molti casi di donne scomparse sono in realtà femminicidi, magari denunciati dal medesimo autore del reato.

Più semplicemente altre/i scompaiono malattie mentali, fughe d’amore impossibili, situazioni familiari insostenibili o … non si sa. Spesso la mente cede. Più rari (uno ogni 97 miliardi?) i casi di rapimenti da parte degli alieni, anche se, come avevo scritto in un precedente post bottegardo, non sono affatto da sottovalutare: per la gioia di Fox Mulder e dei suoi X- Files.

Nelle stazioni dei treni e degli autobus, nei fast food, su bacheche pubbliche o pali della luce ecco gli annunci di persone scomparse. Alcuni casi si risolvono in poche ore, altri mai. Chissà se quel caso su 97 miliardi somiglia al bravo ragazzino usato come banco memoria delle mappe galattiche da parte del computer centrale di una astronave aliena che aveva perso la strada nel divertente film «Navigator».

La memoria è il punto centrale. Qui sta l’ambiguità del nostro linguaggio, in quanto una persona che muore scompare dalla memoria. Ugo Foscolo affermava che «Sol chi non lascia eredità d’affetti / poca gioia ha dell’urna» a indicare come sia il ricordo di chi ci ha amato a evitare che si scompaia per sempre. Oltre alla poesia, certo.

Grande cosa, affermava Leopardi: «senza memoria l’uomo non saprebbe nulla, e non saprebbe far nulla». Un porto sicuro, dove i predatori armati del tempo, della malattia, della decadenza e della ferocia faticano a entrare?

Ma le persone scompaiono anche dalla memoria e la conoscenza vacilla proprio perché (così Napoleone Bonaparte) «una testa senza memoria è una piazzaforte senza guarnigione».

Alla fine si rimane sguarniti, perché scompare la memoria stessa, naufragando ogni umana conoscenza e quindi di ogni ricordo che eterna.

Lo storico Francesco De Sanctis soleva far notare: «a che giovano le memorie? Di noi muore la miglior parte, e non c’è memoria che possa resuscitarla».

Paura della morte, del disfacimento, della perdita, dell’essere nulla? Forse tanta gente scompare perché, al tempi in cui tutti sono connessi ai social, per sparire è sufficiente cancellarsi da Facebook, Instagram o altro?

Chi fugge forse è più sano di chi resta connesso a tutto ma sconnesso dall’esser umano?

Come se la caverà l’Astrofilosofo per la solita inconcludente conclusione sconclusionata? Farà ricorso a qualche trovata finezza? Lascio la parola a Shinji Hikari, protagonista della serie d’animazione giapponese «Neon Genesis Evangelion» (anche questo è in precedente post bottegardo) per far capire come le persone scomparse – vive, morte o “x” – possono stare:

«In questo luogo riposa mia madre, ma non ne ho forte impressione. Non ricordo neppure il suo viso.

Dimenticando i propri ricordi, le persone riescono a vivere. Però vi sono cose che non si devono assolutamente dimenticare. Yui mi ha fatto conoscere quel qualcosa che è per me insostituibile. Io vengo in questo luogo in riconferma di ciò.

Non ci sono sue foto?

Non ne sono rimaste, e anche questa tomba è una mera decorazione, priva di spoglie.

Ci si è disfatti di tutto. Proprio come aveva detto il mio tutore.

È tutto dentro il mio cuore. Per ora basta così».

Nell’immagine potete ammirare i profumati “Nontiscordardime”. 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *