a cosa servono i festival letterari

“mi vengono in mente idee che non condivido”, dice Cipputi

o forse sì, di Francesco Masala (*)

 

versione hard:

“I festival letterari sono delle manifestazioni per idioti, per far credere loro di essere intelligenti”

versione soft:

“I festival letterari sono delle manifestazioni per ignoranti, per far credere loro di essere intelligenti”

in ogni caso sono una fiera dalla banalità e della vanità.

(solo per errore si può ascoltare qualcosa di interessante, da parte dei pochi che
1 – hanno qualcosa da dire
e che
2- non si adattano al pubblico che hanno davanti).

 

(*) «Nella prefazione a “Le folgori d’agosto” (edizione Vallecchi 1973) alla domanda sul perché scrive Jorge Ibargüengoitia ha confessato che scrive un libro ogni qual volta desidera leggere un libro di Ibargüengoitia, che è il suo scrittore preferito. Quella lettura fu una folgorazione, da allora ogni volta che voglio leggere qualcosa di veramente bello e interessante che non riesco a leggere da nessuna parte, me la scrivo da me, anche perché non è mica facile per gli scrittori sapere quello che voglio leggere io».Francesco Masala si presenta così. Aggiungo solo che una delle sue frasi preferite è «La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta» di Theodor W. Adorno. (db)

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

  • bozidar stanisic

    i festival letterari (che potrebbero essere utili, perchè no?) sono un perfetto specchio di ciò che la letteratura è diventata negli ultimi 3-4 decenni, cioè lo spazio degli zombi che pensano che pubblicando i libri qcn diventi scrittore senza dedicarsi alla scrittura, nè alla dedizione ad ogni riga e parola.
    tutti i festival non possiamo mettere nello stesso fascio, però quasi tutti i festival hanno per relatori gli autori cui i libri sono più venduti. libro venduto = libro di alto livello (romanzo, racconti etc.) tuttavia, è una problematica per un largo dibattito.

  • Francesco Masala

    secondo me a molti oratori viene detto di esporre concetti facili, se no la gente non capisce.
    perché un festival abbia successo occorre che ci siano molte persone, e per farle venire occorra che li si illuda di capire, e allora un premio nobel dell’economia parla come se fosse al bar, e qualche scrittore parla terra terra, spesso sotto.

    gli zombi che dici tu non fingono di parlare terra terra, non potrebbero fare diversamente, nonostante i libri che hanno scritto, o che hanno fatto finta di scrivere, hanno fatto gli editor, il problema è quando l’editor è bravo (qualcuno bravo ci sarà) e chi risulta essere autore deve fare intrattenimento e firmare copie a qualcuno che si illude.

    raramente qualcuno che non fa parte della compagnia di giro può scegliere la libertà di non abbassarsi all’uditorio, ma prova ad elevarlo, anche se non tutti capiscono tutto.

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