Un addio a Nanni Salio, uomo di sapere e di pace. Con lui scoprii il cuore buono dell’Italia

Di Karim Metref

Milano il 04 febbraio 2016. ore 16.00

Mentre scrivo questo pezzo a Milano, a Torino, si svolgono i funerali di Nanni Salio, uno degli ultimi grandi intellettuali nonviolenti italiani. Non potendo assistere alla cerimonia di commiato, gli dedico da qui queste parole di ricordo e di saluto. 

Nanni Salio

Nanni Salio (1943 – 2016) uomo di pace

Giovanni Salio, detto Nanni, si è spento questo lunedì 1 febbraio a Torino. Nato nel 1943, in piena guerra, fu uno dei protagonisti delle lotte negli anni 70, per il disarmo, la denuclearizzazione, per l’obiezione di coscienza, per il ripudio vero e proprio della guerra e il superamento della cultura della violenza.

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Nanni Salio e compagni imputati per apologia dell’obiezione di coscienza. Foto da Wikimedia – Paolomacina – Opera propria

Nel 1982, insieme a Domenico Sereno Regis, Franco Sgroi e Piercarlo Racca, fondano a Torino un centro di documentazione, studio, educazione e azione per la nonviolenza.  Quando nel 1984 muore il compagno di lotte Sereno Regis, il centro prende il suo nome e Nanni Salio ne diventa presidente. Oggi il Centro Sereno Regis di Torino è il principale Centro di Cultura Nonviolenta in Italia.

Ma nonostante fosse uno dei più grandi studiosi di nonviolenza in Italia, Nanni non era il tipo presidente “onorario” che si presenta solo nelle occasioni importanti. Lui era il cuore pulsante, una mente pensante, e una mano operante del Centro. Il Centro era il suo lavoro, la sua casa, il suo mondo. Chi arrivava il mattino, lo trovava già seduto alla sua scrivania sommersa di libri e documenti. Chi partiva tardi la sera, lo salutava e chiedeva: Nanni, allora ci pensi tu a spegnere e chiudere tutto?

Oltre che responsabile del Centro Sereno Regis, era anche un grande formatore che girava l’Italia per iniziare generazioni di ragazze e ragazzi, donne e uomini alla cultura della nonviolenza. Ed è in questa veste che lo incontrai per la prima volta, più di 20 anni fa.

Era il 1994, l’Algeria era in piena guerra, ero animatore di una piccola associazione nella galassia del movimento per il riconoscimento dei diritti culturali dei Berberi in Nord Africa. Una amica presidente di una associazione di donne (che sarà assassinata meno di un anno dopo) mi passa un invito di un centro italiano per una università estiva sulla lotta nonviolenta e la gestione nonviolenta dei conflitti. Parole a me vagamente conosciute ma che mi attirarono subito. Due mesi dopo scendevo dal treno nella ridente cittadina trentina di Rovereto per prendere parte alla terza edizione della Università Internazionale delle Istituzioni Popolari per  la Pace (Unip) organizzata dal Forum Trentino per la Pace. Come formatori c’era il meglio del mondo della nonviolenza di allora (e anche di oggi) nomi internazionali, come Johan Galtung, e personalità italiane tra cui Giuliano Pontara, Antonio Papisca e Nanni Salio.

Per me fu una scoperta. Nato nel 1967, cioè 5 anni dopo la “vittoria” della lotta armata contro il colonialismo, ho vissuto i miei primi 25 anni nel culto della lotta armata come unica via di uscita dalla schiavitù. Convinzione che cominciò a tremare con gli orrori della guerra civile. E che crollò completamente dopo quello incontro con questi personaggi straordinari. Con loro imparai a capire che il vero coraggio non è rispondere al male con altro male.

Da quel giorno il mio cammino incrociò varie volte quello di Nanni. Come formando, come formatore, come attivista. Con la sua esperienza e la sua saggezza accompagnava, senza mai mettersi in vista, molti movimenti giusti. Le bandiere che sventolano dai balconi del Centro Sereno Regis su Via Garibaldi, il salotto buono di Torino, riassumono benissimo questi impegni: La bandiera arcobaleno della pace, la bandiera del Movimento nonviolento con le due mani che spezzano un fucile, la bandiera “No TAV” e la bandiera del popolo Rom. Tutto è qui: pace e democrazia, azione nonviolenta, difesa dell’ambiente e diritti degli ultimi tra gli ultimi. Tutto qui!

Con lui e altri come lui imparai a conoscere il cuore buono dell’Italia. Una bontà che mai nessuna scemenza di un militarista o di un razzista qualunque potrà cancellare.

Oggi Nanni è andato verso un riposo ben meritato, dopo una vita anche se non tanto lunga ma intensa e piena. Ci lascia nel momento in cui la cultura della guerra sta diventando egemonica. Nel momento in cui il governo italiano si sta preparando a violare la propria costituzione per tornare in guerra in Libia e in Iraq. Ci lascia nel momento in cui c’è più bisogno della sua esperienza e della sua saggezza.

Ma quello che sta per succedere non è più l’affare della sua generazione. Loro, quello che hanno potuto, l’hanno fatto. Tocca a chi è rimasto fare almeno altrettanto per salvare le conquiste, e forse anche qualcosa di più perché le sfide si annunciano grandi molto grandi.

Vai in pace, uomo di pace. 

Karim Metref
Sono nato sul fianco nord della catena del Giurgiura, nel nord dell’Algeria.

30 anni di vita spesi a cercare di affermare una identità culturale (quella della maggioranza minorizzata dei berberi in Nord Africa) mi ha portato a non capire più chi sono. E mi va benissimo.

A 30 anni ho mollato le mie montagne per sbarcare a Rapallo in Liguria. Passare dalla montagna al mare fu un grande spaesamento. Attraversare il mediterraneo da sud verso nord invece no.

Lavoro (quando ci riesco), passeggio tanto, leggo tanto, cerco di scrivere. Mi impiccio di tutto. Sopra tutto di ciò che non mi riguarda e/o che non capisco bene.

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