ALBERTO LECCA  POESIA BLUES

di Sandro Sardella

Alberto Lecca  .. “BLUE BLUES” – lacrime profonde di un malinconico

cormorano pazzo” (CUEC – Cagliari – 1999 – con saggio critico di

Antonello Zanda) ..un libro scivolato fuori dalla polvere che ahimè

invade libri parcheggiati tra i tanti scaffali .. un libro reincontrato ..

un libro severo che solca il mare agitato devastato di questi tempi ..

triste la mattina fragile il pomeriggio blue blues la notte ..

un blues è un blues .. poesia umida arrabbiata .. canto d’amore di

lotta .. lamento grido ..

Alberto Lecca 1961 di Cagliari poeta magazziniere di ricambi d’auto ..

sodale di poeti fuori pista come Jack Hirschman Sara Menefee Agneta

Falk Michele Licheri Roberto Belli Antonello Zanda Mario Boi ..

nelle sue parole catarrose bestemmiate scuote la normalità piccolo

borghese la logica economia/consumo .. svela la miseria umana ..

rivela abissi di solitudine di ipocrisie di menzogne  ..

 

*

L’Uomo Era Una Dolce Poesia.

Navigava La Sua Semplicità.

Credeva L’Illusione Della Vita.

I Quattro Sentieri Della Sua Strada.

L’Esistenza.

La Profondità.

La Solitudine.

La Pazzia Della Morte.

Fenicottero Stanco.

Non Volava Più.

I Suoi Uragani.

L’Uomo Era Una Dolce Poesia.

Angelo Caduco Dagli Occhi Tristi.

Non Sapeva Recitare La Sua Sgretolazione.

Le Sue Notti Insonni.

Era Il Silenzio.

Un Soffio Di Blues.

Il Suo Mare Cosmico Violentava Il Piano Delle Lune.

Ora Che Le Sue Idee Fragili Lo Abbandonavano.

L’Uomo Era Un Jazz Lancinante.

Camionista Trasandato.

Aveva Perduto Il Senso Del Confine.

Nelle Viscere Crepuscolari Della Puttana.

Nei Lunghi Rettilinei Della Follia.

Aveva Adagiato I Suoi Fallimenti.

Due Donne In Lutto Sulla Superstrada.

Questi Sono I Nostri Pensieri.

Quando Le Nostre Storie.

Diventano I Veli Della Notte.

L’Illusione Armonica Degli Occhi Ciechi.

Amanti Tenebrosi.

Non Conosciamo Mai La Nostra Partenza.

Nel Bordello Umano.

Un Giornale Sgangherato.

Negli Uteri Profondi Della Nostra Vita.

L’Illimitata Prostituzione Dell’Uomo Che Si Sfascia.

Questi Sono I Nostri Pensieri.

Ora Che Stiamo Per Strade Libere.

Uomini Che Non Sapete Piangere.

Clavicembali Delle Sporche Cattedrali.

Proviamo Il Gioco Assurdo Della Glaciazione.

Poveri Alberi Secchi Senza Radice.

Suoniamo I Violini Della Nostra Atroce Partenza.

Squallide Vertiginose Forche.

Nel Culto Depravato Dei Sessi.

Quando Parte Lontano Verso I Deserti Floreali.

Il Mese Di Cristo Signore Antico.

Che Un Tempo Era La Nostra Religione.

Ora.

Questi Sono I Nostri Pensieri.

In Questo Triste E Solitario Giorno Di Dicembre.

In Cui Uomini Ormai Stanchi Di Questa Vita Impregnata Di

Violenza.

Fingiamo La Nostra Impossibile Libertà Di Essere Felici.

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

2 commenti

  • Pingback: ALBERTO LECCA POESIA BLUES | Alberto Lecca - blog

  • Michele Licheri

    … nell’abbrivio dell’alba di “Largo Gennari” prendemmo il largo con “l’estroverso” bastimento di Kellerman che fu una scommessa ancora oggi non ancora incassata, e vitale per il magazzino. Turbinosi orizzonti si mostrarono al capitano e ad una ciurma via via sempre più ridotta, che non desistette dall’impresa. Così, il viaggio prosegue ricchi di una stiva manomessa e di una cambusa impoverita, non per questo priva di valore. Chi vuole ancora attingere alle diverse ricchezze delle estreme diversità che calcano i ponti può ancora farlo, si è in viaggio. Da prua a poppa c’è animazione mista a stanchezza, non desistenza; l’aspra consapevolezza delle difficoltà alimentate da un blues che annoda sole e luna notte e alba. Kellerman, ferito, tiene ancora la barra a dritta e la poesia , luminosa luce caravaggesca o fanciullesca estasi d’astri alla Rimbaud, sostiene sempre il bastimento che affronta, determinato, il muggito marino del vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *