Alta tensione alla stazione di Ventimiglia

Angelo Maddalena racconta di un ragazzo nero malmenato da 10 poliziotti e del clima che si sta creando…

Mercoledì 21 giugno, primo giorno d’estate. Ore 19 e 30, arrivo a Ventimiglia col treno da Monaco. Davanti la stazione, sul “sagrato” della stazione, 10 tra poliziotti e militari circondano un giovane uomo africano, ha una maglietta rossa e jeans. Io e altra gente osserviamo, i poliziotti chiedono qualcosa al ragazzo, lui dice di “no”, e loro lo forzano, credo vogliano perquisirlo o portarlo sulla volante, non si riesce a capire perché. Un altro ragazzo africano è a pochi metri, tallonato da un poliziotto. Dopo un po’ di tentativi di perquisire o di spostare il ragazzo in maglia rossa, e dopo un po’ di suoi “jamais” (mai) urlati al cielo, i gendarmi lo costringono a terra, prima lo prendono di peso, chi per le gambe chi per le braccia. Poi lo sbattono a terra per bloccarlo dato che lui si dimena. Dopo qualche schiaffo e calcio, lo sbattono dentro la Volante, lui continua a dimenarsi, uno dei poliziotti gli dà una raffica di schiaffi per “calmarlo”, ma il ragazzo è sempre più “arzillo”, nonostante le manette: esce con la testa dal finestrino e urla qualcosa, ripetendo sempre la stessa parola (in inglese?). Dopo un po’ lo portano via, ma succede l’impensabile: poche centinaia di metri e il ragazzo scappa! Sì, scappa: non si è capito come abbia fatto: era da solo nel sedile posteriore, ha sfondato il vetro o ha aperto il finestrino con la manopola? Almeno una ventina di persone alla stazione ha assistito alla scena, chi più chi meno attento, chi più chi meno cinico: “Se ne devono andare da dove sono venuti” dice un signore sulla cinquantina, aria da proletario svuotato di cervello e cuore; un tipo con un cane bianco dice che “avrà fatto qualcosa di grave e anzi lo stanno trattando bene”, e quando una signora si avvicina per chiedere “cosa succede?”, il tipo dice “avrà fatto qualche cazzata, grida per attirare l’attenzione e per fare pena, e voi che chiedete cosa succede? state al suo gioco”. Mi allontano per evitare di consigliare al suo cane di mordere le palle al padrone, che forse non ce le ha più da un po’ di tempo, almeno a livello morale e di connessione con la realtà. Poi un tipo sulla cinquantina dice che “comunque non bisogna trattarli così, al limite se lo portano via senza fare queste scenate”; qualcuno dei negozianti lì vicino dice che “una scena così non si è mai vista, tanti poliziotti per uno solo”. Tutto ciò in un contesto in cui la Francia continua a fare la parte del “maciste miope”, e adesso speriamo che esca un comunicato da parte delle associazioni di Ventimiglia che collaborano con il Comune per gestire la sempiterna “emergenza migranti”. Adesso le suddette associazioni sono sotto attacco perché parte dell’opinione pubblica di Ventimiglia, è convinta che sia colpa delle associazioni se i migranti non vanno al Centro di accoglienza del Parco Roja, gestito dalla Croce Rossa, e non del fatto che c’è l’obbligo del riconoscimento con impronte digitali. Ieri giornata del Rifugiato, oggi festa della musica, ma gliele suonano sempre a loro, mi viene da dire. Ieri sera ai Balzi Rossi Amnesty coadiuvata da associazioni locali, ha promosso un’iniziativa culturale per festeggiare la giornata del rifugiato, però come dice I. di Ventimiglia: “Crediamo che basti coinvolgere pochi rifugiati in uno spettacolo, rifugiati che hanno accettato di farsi identificare, quindi legalizzati, per pensare che le cose vadano bene? E quelli che non si fanno identificare e sono esclusi da tutto, che fine fanno?”.  Magari stanno davanti la stazione e a volte si ritrovano coinvolti in situazioni poco piacevoli e angoscianti come quella che ho raccontato o in altre ancora che pochi vedono, perché, a differenza di quella che ha fatto “rumore” in una piazza pubblica e frequentata, ne succedono molte altre nell’ombra. Uno diceva che se un italiano dormisse sotto il Ponte del fiume Roja non glielo permetterebbero, gli darebbero manganellate, e citava il fatto che non hanno permesso di fare orti urbani o comunque pubblici. Quindi non solo “accusare” i rifugiati di dormire in certi alberghi convenzionati con progetti e finanziamenti europei, ora anche l’accusa per il fatto di dormire sotto un ponte, come fosse un privilegio: siamo al delirio e purtroppo bisogna tenerne conto. Mantenere i nervi saldi, parlarne ed evitarere di cade nel cinismo e nell’indifferenza ma anche nella supponenza e nell’eccesso emotivo. Io oggi volevo chiedere ai poliziotti il motivo del controllo, però la situazione era molto delicata, alcuni poliziotti dicevano di stare lontani o di non interessarsi di quello che succedeva. Poi c’è la legge Minniti-Orlando, e allora si ricomincia.

POST SCRIPTUM

Oggi su “La Stampa” il vescovo Suetta di Ventimiglia e Sanremo chiama in causa le responsabilità della Francia che chiude le frontiere: è una buona notizia. Il direttore della Caritas Marmo aveva detto una cosa simile in un convegno ad aprile al cinema Cristallo di Dolceacqua (raccontato anche in “bottega”), insomma le associazioni che collaborano con la giunta Ioculano si stanno finalmente esprimendo in questa direzione.

Redazione
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