Amianto a Bologna: c'(H)era una volta

Con l’acqua alla gola o forse l’idiozia del “mal Comune mezzo gaudio”: ancora su Hera e i cordoni della Borsa, amministrazione e strategia della confusione

di Vito Totire (*)

VitoTotire-amiantoMORTE

Ancora sull’amianto nell’acqua “potabile” (**): tutte le volte che parlano rappresentanti istituzionali la situazione si fa più inquietante.

Secondo noi: salta la giunta comunale, salta FICO e dovremo cucinare gli spaghetti solo con acqua da acquedotti asbestos free…

Una esponente della giunta comunale di Bologna ha fatto (sulla stampa locale di domenica 28 febbraio) ulteriori affermazioni incongrue e inaccettabili.

I costi della bonifica integrale a Bologna-città erano stimati nell’ordine dei 250 milioni di euro nel 2002 (vedi dichiarazioni a mezzo stampa rese da Seabo al quotidiano «Il Domani» del 7.9.2002): sono passati quasi 14 anni e la giunta del Comune di Bologna ci propone oggi cose che sapevano tutti; occorre decidere altrimenti, con il ritmo attuale di sostituzioni avremo amianto per i prossimi 250-500 anni. Adesso si parla di un costo di 300 milioni per la bonifica nella sola città. L’amianto è aumentato ? No, sono aumentati i costi; dunque la strategia del Comune è aspettare ancora per farli lievitare di più. Nel frattempo facciamo e paghiamo analisi sull’amianto nell’acqua che, bonificato il problema alla fonte, ci potremmo risparmiare. Nel frattempo continueremo a bere fibre di amianto e a incrementare l’inquinamento dell’amianto indoor inalandolo.

OCCORRE UN INTERVENTO DI PREVENZIONE PRIMARIA (CIOE’ L’ELIMINAZIONE DEL RISCHIO ALLA FONTE).

Aumenterebbe la bolletta dell’acqua?

E’ un approccio incongruo quello della giunta comunale, vagamente “minaccioso”. La realtà è questa: Hera sta vendendo un prodotto contenente amianto; questo è vietato dalla 257/92; qualcuno vuole abrogare la legge? Raccolga le firme per un referendum.

Hera (o meglio tutte le aziende che distribuiscono acqua inquinata) deve risarcire i cittadini/consumatori per quello che ha venduto; la giunta comunale invece pare orientata a dire: volete un’acqua senza cancerogeni? Pagate di più. La prossima proposta spetterà all’aria: ne volete senza benzene? Pagate l’aria.

Secondo noi occorre invece attingere ai profitti di Hera e lasciare la bolletta come è (salvo il dovuto risarcimento morale e materiale ai cittadini).

Se Hera è in Borsa qualche disponibilità di liquido c’è; vero che dovrà pagare anche i danni ai lavoratori esposti ad amianto (e farebbe bene a risarcire in maniera congrua evitando lungaggini giudiziarie) ma nonostante questi risarcimenti i fondi per la bonifica ci sono.

Tutte le “argomentazioni “ rilanciate in questi giorni dalla giunta comunale sono da accantonare:

  1. Paragone con altri Paesi: perché la giunta non ha preso a esempio Canada, Cina e Russia? O anche l’India. Cosa si voleva dire: mal comune mezzo gaudio? La giunta comunale vuol farsi capire o ha aderito alla corrente culturale dell’ermetismo?
  2. In Italia c’è ancora 125.000 km di condutture in cemento-amianto; a noi risultavano un paio di anni fa 100.000 (stima del piano regionale amianto del Lazio). Ma cosa si vuole dire? Siamo ridotti a questo (cioè di averne ancora tanto) anche perché “qualcuno” ha “legittimato” l’uso delle scorte che è andato avanti fino al 2004 (vedi quarto rapporto nazionale Renam);
  3. Non ci sono evidenze di impatto sulla salute? Sono le stesse argomentazioni della lobby mondiale dell’amianto penosamente riciclate oggi da una giunta comunale con l’acqua alla gola; l’amianto danneggia il DNA; non esiste una soglia di sicurezza che, per quanto bassa, scongiuri l’azione cancerogena; quel che non rischiamo bevendo quell’acqua è la asbestosi del parenchima polmonare (una patologia che dipende dalle alte dosi); una bella soddisfazione essere a riparo dalla asbestosi ma non dalle patologie oncogene e soprattutto da quella che può essere indotta dalle dosi più piccole che è il mesotelioma;
  4. Circa gli Usa che vengono indicati come “modello”: la giunta comunale non è informata; o meglio forse prende informazioni solo da Hera. Due esempi: la commissione tecnica incaricata dal Congresso nazionale Usa ha concluso per la necessità di bonificare le reti il prima possibile; la notizia fu diffusa da Claudio Bianchi agli inizi degli anni 2000 in una sua pubblicazione; la città di Cleveland per esempio ha deliberato di non installare più condotte in cemento-amianto nel 1980!
  5. Poi una questione: basta con la foglia di fico dello standard “proposto” dall’Epa: la proposta è del 1985; la giunta comunale, visto che siamo Italia e non uno Stato affiliato agli USA, deve dire perché condivide quello standard; abbiamo spiegato centinaia di volte peraltro che i metodi analitici Usa/Italia non sono paragonabili, ma su questo non approfondiamo ora.

In conclusione:

LA GIUNTA COMUNALE DI BOLOGNA FONDA LE SUE OPINIONI E INTENZIONI SULLE DIRETTIVE DI HERA.

E’ ORA CHE SI DIMETTA.

Confermiamo che stiamo redigendo un esposto all’attenzione della Procura della Repubblica.

L’esposto verterà anche sulla presenza di sostanze clorurate di origine industriale.

In ultimo: la “questione” non è locale ma nazionale e planetaria.

Concordiamo sul fatto che Bologna non è un caso isolato, non è persino neanche il caso “peggiore” se da un comune della Toscana ci giunge notizia certa del riscontro di 700.000 fibre.

Entro la primavera convocheremo una assise nazionale su questo obiettivo: amianto zero per un’acqua veramente potabile.

Bologna, 29.2.2016

(*) Vito Totire è medico del lavoro, presidente nazionale AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute.

(**) cfr Il sindaco di Bologna è oppure (H)era? ieri qui in “bottega”

 

Redazione
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