Antonieta Villamil .. la poesia canta
di Sandro Sardella
poetessa, cantante, colombiana-statunitense .. opera in ambito
interculturale .. utilizza il libro come spartito musicale .. poesia
e canto si arricchiscono di ritmi mediorientali spagnoli africani
e indigeni latino-americani .. dirige la rivista “Poesia festival” di
Los Angeles .. ha fondato le edizioni “Casa de Poèsia” .. è nella
Revolutionary Poets Brigade .. ha tradotto poeti colombiani e
cubani negli USA ..
la prima volta la sentii recitare .. recitare-cantando durante il
Festival Internazionale di Poesia in San Francisco nel 2012 ..
la mia ignoranza linguistica era incantata dalla musicalità del
suo declamando-cantando .. e .. l’estate scorsa Antonieta è
stata alcuni giorni a Rasa di Varese (prima e dopo un girare
l’Italia con Mark Lipman..) e guardarla cucinare .. il suo gustare
il paesaggio prealpino .. il conversare (in spagnolo !?) .. e con
altri amici di qui ri/sentirla con meraviglia recitare-cantare
.. la sua poesia è oceano vulcano foresta città .. è lirica e
militante .. colta e popolare .. la parola memoria-storia corre
rivitalizzata dal cuore dell’impero alla periferia e viceversa ..
(le due poesie che propongo sono tratte da “Isla Negra” –
Navegaciones 75 .. e tradotte da Igor Costanzo)
A Carmen Alicia, mia madre, che mi ha insegnato a cantare, e
che mi ha imposto la spensieratezza dell’infanzia e mi ha sempre
ripetuto: “Figlia mia non dimenticarti mai che sei nata per scrivere”.
DIGIUNO
Tutti abbiamo bisogno di digiunare
di tanto in tanto, ecco perché oggi
ti apparti dalla folla,
non li capisci più questi studenti
con i loro ritmi da cuccioli sconsolati
non capisci gli impiegati e le segretarie
che inzuppano radici quadrate nei loro caffè
non capisci le casalinghe e i loro cestini
sgangherati e i portafogli bucati
non capisci guardie e ladri
commercianti e clienti
reclini sulle quotidiane abitudini
non capisci i programmi televisivi
e il vuoto di solitudine che provocano
oggi stiamo a digiuno dalla folla
dai passanti dai parchi dalle piazze
dalla frenesia
Abbiamo tutti bisogno di digiunare
per riscoprire quel che può dirci
il silenzio.
A mio fratello Pedro Hernan dal quale ho imparato a
salvaguardare la memoria, scomparso in Colombia il
29 dicembre del 1990.
LETTERA A MIO FRATELLO MUTILATO IN SILENZIO
Posso solo dirti che ogni anno,
dal fatidico 1990, quel che dicembre
ci dà, il ventinove ci toglie.
Cos’altro posso dirti
fratello mio adorato, mutilato in silenzio,
sei scomparso, come così tanti altri,
con rigorosa sin-cronicità.
La goccia del tempo
si coagula negli occhi,
mentre trattengo la cenere
che respinge il fuoco
e non trova le tue ossa,
la tua tomba è nel mio cuore
e la memoria mi ferma le mani,
con la sola forza rimasta
scrivo questi versi,
mentre tutto intorno a noi
sanguina e muore.
Gracias caro amigo Sandro Sardella, tenía que pasar tanto tiempo para entender que la poesía es la única compañera de almas errantes como las nuestras. Un abrazo solidario siempre.