Appello contro l’apertura dei CPR in Trentino Alto Adige

Assemblea pubblica mercoledì 20 settembre ore 20 – Spazio autogestito 77, via Dalmazia 77 F – Bolzano.

Appello dell’associazione Bozen Solidale.

  Foto: https://www.meltingpot.org/

Nell’evidente difficoltà di vedere clamorosamente smentite le promesse fatte all’elettorato di arrestare i flussi migratori (che come era facile immaginare, né i trattati milionari con i dittatori al di là del Mediterraneo né l’ulteriore criminalizzazione del soccorso in mare sono riusciti ad arginare), la reazione dell’attuale governo è in fondo in linea con quella dei governi precedenti ma più destramente (ci si perdoni il gioco di parole) esasperata nella sua miope fermezza.
E’, come sempre, da un quarto di secolo ormai, una risposta emergenziale e repressiva che, eludendo la questione a monte, ha il solo obiettivo di mostrare “i muscoli” all’elettorato e da un lato allarmarlo e dall’altro, contemporaneamente, rassicurarlo.
Non importa se le misure assunte e promesse portano, per mano dello stesso Stato, solo morte e offesa alla dignità umana e violazione dei diritti fondamentali, senza avere alcun effetto di “gestione” di un fenomeno che – sarà troppo tardi quando lo si capirà – è fisiologico, strutturale ed inarrestabile.
Di qui la forte accelerata, di queste ultime settimane, in direzione della concretizzazione del proclami del cosiddetto piano Piantedosi e del decreto cosiddetto “Cutro” (cristallizzazione delle politiche minnitiane).
E quindi, strette all’accoglienza già all’osso (anche dei minori e anche dei titolari di protezione internazionale, “cacciati” dai centri da una recente circolare ministeriale) e ancora più detenzione amministrativa per tutte e tutti:
– dalla preannunciata apertura del centro di espulsione accelerata “in frontiera” di Pozzallo (https://www.repubblica.it/cronaca/2023/08/16/news/migranti_pozzallo_primo_centro_espulsioni_accelerate_frontiera-411213249/)
– alla ventilata moltiplicazione dei CPR sui territori, fino ad averne “almeno” uno in ogni regione. Da questo punto di vista, i territori più interessati dalle voci di questi ultimi giorni sembrano essere il Veneto e il Trentino Alto Adige.
In tale contesto, è più che mai necessario e urgente che vi sia una spinta dai territori che mostri la propria ferma contrarietà all’ampliamento di questi centri e a questo stesso istituto che non solo è espressione emblematica di razzismo istituzionale (la detenzione amministrativa, cioè in assenza di reato, per cittadin* italian* non è prevista dal nostro ordinamento), ma crea anche un pericoloso precedente nel nostro ordinamento.
Come rete Mai più lager – NO ai CPR, attiva sul tema da quasi cinque anni, non possiamo che sollecitare, plaudere e supportare queste iniziative, rendendoci disponibili a contribuire per la loro migliore riuscita.
E visto che a muoversi in tale direzione, dopo la Toscana alcuni mesi fa con il nostro supporto, è in queste ore il Trentino Alto Adige, su iniziativa di Bozen Solidale, riportiamo di seguito uno stralcio dell’appello, invitando all’adesione – e alla mobilitazione! – in particolare chi è della zona.
“NO ai CPR! Nè in provincia di Bolzano, né in provincia di Trento, né altrove
Appello per una mobilitazione permanente contro l’apertura dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR).
Assemblea pubblica mercoledì 20 settembre ore 20 – Spazio autogestito 77, via Dalmazia 77 F – Bolzano.
Sono diversi anni che il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, annuncia che in regione, in un sito ancora da individuare, sarà realizzato un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). Da qualche giorno, secondo Kompatscher, i centri sarebbero diventati due, uno in provincia di Bolzano, l’altro in quella di Trento.
Rifiutiamo qualsiasi ipotesi di apertura di uno o più centri di detenzione amministrativa (o centri di espulsione) per le persone migranti senza titolo di soggiorno. I CPR sono centri in cui qualsiasi diritto viene cancellato.
Dietro quelle mura sono nascosti abusi reiterati che portano le persone ad atti quotidiani di autolesionismo e a tentativi di suicidio. Le morti all’interno dei CPR sono, ad oggi, più di trenta.
I CPR sono definiti dei lager per le condizioni di oppressione e non sono altro che luoghi di controllo, segregazione e tortura di esseri umani i quali hanno come unica “colpa” quella di essere privi di permesso di soggiorno”
Leggi qui l’appello per intero:
Redazione
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