«Assalto al sole»

db incontra il solarpunk italiano: l’inizio di un bel viaggio?

Ho finalmente letto «Assalto al sole»: avendo perso la prima uscita, ho dovuto aspettare un annetto. Un’antologia stuzzicante e in certe parti entusiasmante. Vale la pena di parlarne sotto due diversi aspetti.

Il primo modo di leggere questi 10 racconti è quello classico cioè vedere cosa offrono, ben sapendo che nella fantascienza italiana da anni si è assai alzata la qualità media di scrittori e scrittrici. Ovviamente senza spoilerare racconto qualcosa su ogni storia.

Si inizia con Franco Ricciardello (che è anche il curatore dell’antologia e l’autore dell’utile introduzione e degli apparati bibliografici): il lungo «Solstizio» è una bella vicenda d’amore con la fantascienza al minimo. Ho faticato a leggerlo ma la colpa non è dell’autore: nella mia copia si inizia con pagina 29 per tornare poi a pag 25, poi si va da 40 a 45 e da 44 a 49. Il mio polpastrello ha tenuto duro: fra bici, taxi acquatici, camminanti, vele solari, ali di manta (dirigibili), cemento semivegetale e la «Città vivente» sono arrivato alla meta in messidoro – «aspettiamo i primi raggi del solstizio» – passando per brumaio, germinale, fruttidoro, fiorile, nevoso, pratile…

Qual è «La prima legge» – così titola Davide Del Popolo Riolo – in una società che voglia (o sogni?) di vivere in armonia con la natura? Dovrete arrivare alle ultime righe per avere la conferma. L’autore non dimentica il quasi teorema di “zia Ursula” (Le Guin ovviamente non Von der Leyen) ovvero che l’utopia è ambigua con il quasi corollario semiserio che il Paradiso è noooooioso. Così dall’inizio alla fine non sappiamo bene da che parte sia giusto stare. O mi sono rincitrullito?

La collaudata coppia Stefano Carducci e Alessandro Fambrini propone «Nutopia» con molti «viaggi nel vuoto» e Passaggi («l’esperienza di essere un niente in rapporto al tutto») ma il mistero non viene sciolto. O mi sono rincitrullito bis?

Serena Barbacetto ha una bellissima scrittura e dunque è quasi un dolore che il suo bellissimo «La semina» duri solo 8 pagine.

Possiamo solo «decidere da che parte dell’abisso cadere»? Chi non è d’accordo si tufferà e nuoterà nel «Nero assoluto» di Romina Braggion; nel riemergere scoprirà che i colori sono più dei 7 canonici.

Vorremmo sempre avere «La seconda chance» – per non essere caos o monumento a noi stessi – e Silvia Treves ben lo spiega. Ci serve il pensiero divergente. Piaccia o no «una battaglia non si vince mai una volta per tutte». Segnalo a chi vuole innovare la politica la necessità del «dicastero delle difficoltà».

Come ricordano le note biografiche iniziali Nino Martino «ha esordito nei pioneristici anni ’60» eppure si trova benissimo nella nuova fantascienza. Anche lui ha ben appreso le ambiguità dell’utopia e dunque diffidate del Paradiso in una sola Città con «democrazia realizzata, ecologicamente perfetta, equilibrata, energeticamente autosufficiente». Del resto l’ultima parola del racconto è «forse». Come nel vecchio «La luna è una severa maestra» (di Robert Heinlein) o nel recente trittico «WWW» (sempre di Robert ma questo per cognome fa Sawyer) gli umani ribelli troveranno un imprevisto alleato. Non ho letto il suo recente romanzo «Yokufina» ma se mi devo basare sulle 30 pagine di «L’ora blu»… sarebbe ora che lo facessi (vincendo la mia ritrosia verso l’e-book).

Ho già detto che l’utopia è ambigua? Ah, certo. Anche Lukha B. Kremo – all’anagrafe è Gianluca Cremoni Baroncini – in «Solar Storm» si esercita sul tema come sui differenti significati di Kadosh (Qedushah se preferite l’ebraico). Dovendo scegliere fra Neathin («deriva da New Athin, Nuova Atene ma per noi suona come nothing, niente») e un’inedita Antartide anche io me ne andrei su Marte.

«Viviamo con la testa in paradiso e il corpo all’inferno» ci provoca Franci Conforti nello spiazzante «Giochi di luce». Chi la seguirà in questo viaggio dalle parti del Niger scoprirà proverbi saggissimi, gli eterni aiuti-truffa umanitari, il gioco del Pillar (ho così scoperto che le Light Pillar esistono veramente: sono raggi di luce verticale che sembrano «estendersi sopra e/o sotto una sorgente luminosa») e la casa-albero ma anche i versi di De Andrè. Una citazione è d’obbligo: «Mia nonna diceva che ci sono solo due strade. Una è contro qualcosa, l’altra è a favore di qualcosa. Contro è facile, è pieno di grandi parole, riempie d’orgoglio e di arroganza. A favore è difficile, è pieno di dubbi e richiede fantasia, dedizione, sacrifici. Si devono mettere in conto le incomprensioni e gli oltraggi. Contro non porta mai a nulla. A favore porta sempre da qualche parte».

A chiudere l’antologia è «Il libro di Flora» di Giulia Abbate. Sono assai prevenuto (favorevolmente) nei confronti di quest’autrice perciò se vi dico che è un racconto splendido e spero sia presto un romanzo forse penserete che faccio marchette; allora leggetelo e poi ditemi se non ho ragione. Nel menù Laura Conti, le pretese dello Stato, Li Vurtàgghjie (Grottaglie), la lingua degli angeli, «menti ignoranti», brigate partigiane e «camminare sulla testa dei re».

Il secondo aspetto per cui «Assalto al sole» va letto è spiegato nel sottotitolo: «la prima antologia solarpunk di autori italiani». Nell’introduzione Ricciardiello si schiera (citando A Solarpunk Manifesto che si può leggere qui in inglese: https://www.re-des.org/a-solarpunk-manifesto) così: «Il solarpunk può essere utopico, ottimista o interessato alla lotta per un mondo migliore, mai distopico. Il nostro mondo arrostisce a fuoco lento, abbiamo bisogno di soluzioni non solo di avvertimenti» e poco dopo «la fantascienza non è solo letteratura d’intrattenimento ma anche una forma di attivismo». (*)

La mia prima reazione è: evviva-evviva; se fossi in corteo urlerei «via via la vecchia distopia». Francamente non ne posso più di scenari futuri sempre “vedo nero” quanto pigri. Va bene il realismo ma non concordo con la paranoia di – sto citando il racconto di Franci Conforti – «chi ha visto il serpente di giorno, di notte ha paura di una corda».

Nell’introduzione Ricciardiello nota che «acquisito il punto fermo di uno sguardo ottimista sul futuro, di un progresso sostenibile rimangono due temi che evidentemente per gli autori italiani non sono così scontati» (e ben si vede nei 10 racconti). «Primo: l’atteggiamento verso questa utopia di sostenibilità non è univoco»; e meno male aggiungo io. «Secondo: il carattere politico post-capitalista di solito esplicitato in tutti i manifesti e le visioni critiche del solarpunk non è così caratterizzato nelle storie degli autori italiani»: aggiungo (e volutamente mi ripeto) “meno male”.

Le altre considerazioni di Ricciardiello richiedono – alla prima occasione – una più approfondita discussione. Nel frattempo è importante sottolineare che la libertà di autori e autrici (ed è un bene che il curatore abbia lasciato “le brigie sciolte” perchè non sempre accade) arricchisce questo primo orizzonte italiano dalle parti del solarpunk; ma senza la bravura nello scrivere tutto sarebbe vano. Non pensate dunque a un’antologia ingabbiata nel tema o peggio ideologica (nel senso negativo del termine): qui c’è il piacere di viaggiare, il godimento nel trovare strade e luoghi non segnati nelle mappe ma anche il pungolo per dare un pizzicotto alla pigrizia mentale magari sussurrandosi “si può fare”.

E per finire (o ricominciare) Ricciardiello cita «un’opinabile lista» http://best-sci-fi-books.com/16-best-solarpunk-books/ e io vi riporto i titoli come appaiono (cioè dal 16 al numero 1)

Glass and Gardens: Solarpunk Summers

by Sarena Ulibarri – 2018

A Door Into Ocean

by Joan Slonczewski – 1986

Woman on the Edge of Time

by Marge Piercy – 1976

Remnant Population

by Elizabeth Moon – 1996

Nausiccaä of the Valley of the Wind

by Hayao Miyazaki – 1985

Pacific Edge

by Kim Stanley Robinson – 1990

Suncatcher: Seven Days in the Sky

by Alia Gee – 2014

Walkaway

by Cory Doctorow – 2017

Way Station

by Clifford D. Simak – 1963

Orion Shall Rise

by Poul Anderson – 1983

Sunvault

edited by Phoebe Wagner and Brontë Christopher Wieland – 2017

Island

by Aldous Huxley – 1962

Legacy

by Jesikah Sundin – 2014

Ecotopia

by Ernest Callenbach – 1975

The Summer Prince

by Alaya Dawn Johnson – 2013

The Dispossessed

by Ursula K. Le Guin – 1974.

«Opinabile» lista ma interessante. Quasi inorridisco nello scoprire che ne ho letti soltanto 6 (o 7? verificherò) ma temo che fra i libri più recenti pochi siano stati tradotti. Attendo che gli editori intelligenti (ehm) o almeno le persone amiche angloleggenti colmino le mie lacune e mi dicano di più su quei magnifici che non conosco. Ah, nella pigrizia del contare per 5 o per 10 mi pare intrigante la decisione (strana più che opinabile) di sceglierne 16.

(*) di Ricciardiello cfr Solarpunk: raccontare il mondo, cambiarlo e la replica (di Mauro Antonio Miglieruolo) Riflessioni sul Solarpunk mentre in Solarpunk: immaginari (e ideali) non in vendita trovate un articolo di Diego Rossi.

 

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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