«Au hazard Balthazar» di Robert Bresson

di Ismaele (*)  
Un film nel quale pensiamo di guardare Balthazar, ma credo sia lui a guardarci (meno male per noi che non può parlare).
Qui non è la natura matrigna di Leopardi ma la cattiveria umana a segnare la vita e qualcuno, ho letto da qualche parte, associa il cavallo di Bela Tarr all’asino di Bresson come simboli universali della condizione umana.
Marie mi sembra di (ri)conoscerla, breve ricerca e trovo che è Odetta in “Teorema” di Pasolini.
Alla fine del film mi ritorna in mente una poesia bellissima di Francis Jammes, intitolata
«Preghiera per andare in Paradiso con gli asini»:
Quando dovrò venire a voi, mio Dio, fate che sia un giorno in cui la campagna in festa sarà piena di polvere.
Desidero, come feci quaggiù, scegliere un sentiero per andare, come a me piacerà, in Paradiso, dove ci sono le stelle in pieno giorno.
Prenderò il mio bastone e sulla grande strada andrò e dirò agli asini, miei amici: – Io sono Francis Jammes e vado in Paradiso, perché non c’è l’inferno nel paese del buon Dio.
Dirò loro: Venite, dolci amici del cielo blu, povere care bestie che, con brusco muovere d’orecchio, cacciate le vili mosche, le botte e le api.
Che io vi appaia in mezzo a queste bestie che amo tanto perché abbassano la testa dolcemente, e si fermano giungendo i loro piccoli piedi in modo così dolce e che ispira pietà.
Arriverò seguito dalle loro migliaia d’orecchie, seguito da quelli che portano al fianco delle ceste, da quelli che tirano carrozzoni di saltimbanchi o carri di latte e spolverini, da quelli che portano in groppa bidoni ammaccati, dalle asine piene come otri, dai passi rotti, da quelli a cui mettono piccoli pantaloni a causa delle piaghe blu e trasudanti che fanno le mosche ostinate che vi si ammassano intorno.
Mio Dio, fate ch’io venga a voi con questi asini.
Fate che in pace degli angeli ci conducano verso ruscelli frondosi dove tremano ciliegie lisce come la pelle ridente delle ragazze, e fate che, chino su questo soggiorno di anime, sulle vostre divine acque, io sia uguale agli asini che specchiano la loro umile e dolce povertà nella limpidezza dell’amore eterno.

http://markx7.blogspot.it/2012/05/au-hazard-balthazar-robert-bresson.html
Ps: la poesia è stata tra le fonti di
«Preghiera in gennaio» di Fabrizio De Andrè

(*) Trovate questo appuntamento in blog ogni lunedì e giovedì sera: di solito il lunedì film “in sala” e il giovedì quelli da recuperare.

 

Redazione
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Un commento

  • Tanti anni che non lo vedo, lo ricordo come uno di quei rari film che cambia lo sguardo, dunque la vita. Grazie a Ismaele mi è venuta la voglia di rivederlo.
    E ho riletto quel che dice Morandini: “un viaggio sconvolgente attraverso i vizi umani narrato con un linguaggio spoglio e con una concretezza che lascia parlare la realtà (le sue immagini) senza emettere giudizi”.Morandini è molto severo nei suoi giudizi: a pochissimi film (una settantina in tutta la storia del cinema) dà “il massimo”, cioè 5 asterischi; ovviamente AU HAZARD BALTHAZAR è uno di questi pochissimi.

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