Bologna: c’Hera una volta la 257

di Vito Totire

Hera fa e distribuisce profitti invece che reinvestire nella bonifica dell’amianto ! La legge 257-1992 vieta la commercializzazione di amianto e di merci che lo contengono: il re è nudo !

Il «presidente esecutivo» di Hera fa sapere attraverso una pagina (a pagamento ?) contenuta nell’inserto “Affari e finanza” del quotidiano «La Repubblica» di lunedì scorso di avere realizzato ottimi profitti: il 2021 si è chiuso con ricavi per 10.55 miliardi di euro, in crescita del 49,1% sull’anno precedente.

Sul versante Ausl di Bologna le nostre istanze per acquisire dati sugli inquinanti veicolati dall’acqua “potabile” procedono sempre al rallentatore. Al momento per l’amianto per il 2021 possiamo contare sui riscontri di 22 campionamenti e conosciamo solo il minimo e il massimo di fibre riscontrate. A ogni modo l’amianto c’è ancora. Crisotilo o crocidolite/amosite? Non si sa…

Abbiamo sollevato il problema, in maniera esplicita e pubblica, nel 1999; possiamo dunque dire: il secolo corso. Abbiamo ricevuto risposte evasive e pressappochiste fondate sulla manipolazione e negazione dei dati scientifici. A monte della condotta delle istituzioni verosimilmente c’è il problema dei “costi” delle bonifiche. Il progenitore di Hera – era Seabo – dixit: «(per la bonifica) solo in città (Bologna) sarebbero necessari 250 milioni di euro». Questo dichiarava Seabo al quotidiano «Il Domani» (omonimo dell’attuale) il 7 settembre 2002.

A fronte dei ricavi oggi esibiti a mezzo stampa si tratta di una cifra risibile se consideriamo che investirla avrebbe messo al riparo da un rischio cancerogeno la popolazione che usa l’acqua del rubinetto. dal 1999 a oggi le istituzioni pubbliche hanno di fatto taciuto facendosi scudo di argomentazioni drammaticamente infondate e rigettate dalla comunità scientifica indipendente. Ma oggi l’Unione europea spiazza le istituzioni italiane e torna a chiarire alcune questioni che, in verità, erano già chiare da più di 50 anni.

  1. Nella esposizione a cancerogeni non esiste una soglia (per quanto bassa) che possa essere considerata di sicurezza
  2. Le analisi per la ricerca dell’amianto vanno fatte (anche) con la tecnologia TEM cioè microscopia elettronica a trasmissione. Abbiamo detto centinaia di volte, anche alle istituzioni, che nella unica circostanza in cui in E-R sono state fatte misurazioni in TEM si è arrivati a misurare fino a 2.5 milioni di fibre di amianto per litro d’acqua
  3. le reti acquedottistiche contenenti amianto vanno bonificate

Sono tesi e posizioni che, dal 1999, abbiamo ribadito. Il “palazzo” non ha ascoltato mentre Hera (come tanti altri enti acquedottistici in Italia e nel mondo) è andata per la sua strada: quella dei profitti. Hera sbandiera (spesso con pubblicità a pagamento) romantiche dichiarazioni amorose verso la sostenibilità, l’economia circolare e altre trovate parolaie che, se non seguite dai fatti, sconfinano nel greenwashing.

L’impatto sulla salute? Dobbiamo lavorare sulla questione anche se, con gli ostacoli che troviamo sui riscontri delle analisi dell’acqua, ve ne sono ancora maggiori sullo studio dell’incidenza di patologie asbesto correlate (soprattutto quando queste non sono di tipo occupazionale).

Il punto 26 della risoluzione UE del 21 ottobre 2021 parla chiaro: occorre bonificare (vedi uno stralcio nell’immagine). Con il bilancio dichiarato HERA non ha neanche bisogno di attivare mutui o prestiti .

Che si aspetta ? Che i sindaci si sveglino?

(*) Vito Totire per AEA, l’Associazione Esposti Amianto e rischi per la salute

 

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