Bologna: contenzione fisica di minori all’Ottonello?

di Vito Totire (*)

Dopo la “psichiatria muscolare” emersa negli ultimi mesi da Budrio a Bazzano si parla di un altro evento inquietante: un caso di “contenzione fisica minorile” all’Ottonello. Pare sia accaduto che una ragazza sedicenne – minore non accompagnata proveniente dalla Tunisia – sia stata “ospitata” all’SPDC, sedata con psicofarmaci e contenuta fisicamente. A monte dell’evento, l’iptesi sarebbe auto-lesionismo oppure aggressività etero diretta.

L’evento evoca interrogativi e osservazioni:

  1. Evidentemente l’Ottonello usa ancora mezzi di contenzione fisica ; altrettanto evidentemente non ha aderito alla campagna «no restraint» lanciata dopo la morte di Elena Pasetto nell’ospedale di Bergamo
  2. Un ministro della Salute lanciò un appello a bandire la contenzione fisica ma la conferenza che fece da megafono a quell’invito fu disertata da vasta parte della psichiatria pubblica, in particolare quella accademica
  3. Se il bando dei mezzi di contenzione è prassi che risale a circa 230 anni fa (quindi ben prima della “scoperta” degli psicofarmaci, ad opera del quacchero Tuke, nel 1796) oggi aderisce a questa prassi solo una minoranza – circa il 10 per cento – degli spdc nazionali; esistono dunque esperienze significative in cui il bando della contenzione fisica è praticato (da San Giovanni in Persiceto a Ravenna, per citare i più vicini a Bologna) dimostrando peraltro numerosi vantaggi: riduzione dell’aggressività e dell’uso di psicofarmaci neurolettici;
  4. La giovane “contenuta” era «oggetto» di tso ? C’è una diagnosi psichiatrica? Si è ritenuto che non vi fosse nessun altro modo di contenere e accogliere la condizione di disagio e di malessere di un’adolescente “minore non accompagnata” eventualmente affidandosi anche a una mediazione linguistica e culturale?
  5. Chiediamo il massimo di trasparenza sull’evento e in particolare che si discuta su come evitare il ripetersi di episodi simili nel quadro del superamento di contenzione fisica e chimica: non per abbandonare a se stesse le persone in condizioni di disagio psichico e comportamentale ma per sviluppare una diversa capacità di accoglienza e di presa in carico.

Più volte abbiamo proposto e sollecitato la convocazione di un’istruttoria pubblica comunale su «disagio psichico e psichiatria«»; zero risposte dai Palazzi: dobbiamo raccogliere le firme?

Dopo l’episodio descritto (auspichiamo “chiarimenti” da parte della Ausl) è sempre più urgente avviare iniziative di contrasto.

(*) Vito Totire è portavoce del «Centro Francesco Lorusso per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria»

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