Bucciarelli, Carrisi, D’Andrea, De Cataldo, Gould (di Ottaviani), Manzi (con Farnè), Sgorbati Bosi e “Il quaderno dei conti di casa”

8 recensioni di Valerio Calzolaio

Giancarlo De Cataldo

«Un fitto mistero. Immagini e storie del crimine»

Contrasto

198 pagine, 22 euro

Gli ultimi 150 anni, circa. Cronaca nera e narrazione poliziesca. L’ottimo giudice, scrittore e sceneggiatore Giancarlo De Cataldo (Taranto, 1956) consegna ad accurate stampe “Un fitto mistero. Immagini e storie del crimine”, brevi saggi e grandi illustrazioni su memorabili delitti. L’introduzione ragiona sulle domande-chiave dietro i casi emblematici, mettendo in parallelo, dalla metà dell’Ottocento, supplementi feuilleton dei giornali della domenica e nascita del romanzo da noi poi chiamato “giallo”. Seguono 25 storie (in larga parte già pubblicate da quotidiani o settimanali) italiane o americane, distinte in sette sezioni (famiglia, complotti, mafia, affari, politica, mostri, luci rosse) perlopiù di vicende famose, spunto di riflessioni su fatti, tecniche, mode, stereotipi, logiche lombrosiane, segreti, false emergenze, con un ricchissimo apparato di coevi foto e disegni. L’epilogo è lungo la via Gradoli di oggi. Scritto benissimo, stimolante, godibile (se così si può dire).

 

Elisabetta Bucciarelli

«Chi ha bisogno di te»

Skira

142 pagine, 13 euro

Milano. Ora. Siamo insieme a una coppia appassionata dei Queen, una studentessa 17enne di seconda liceo e la Mamma 43enne, attraverso un diario di 51 scene. Nella prima la ragazza narra di sé chiusa nella propria stanza di casa, con le cuffie ad ascoltare Freddie Mercury e in testa pensieri convinti che è ora d’innamorarsi. Il suo nome è Mary (Meri), la compagna di classe e amica del cuore si chiama Sara, gira in bici, gioca a tennis, prende lezioni di piano e canta intonata all’interno di un coro, riesce a studiare solo con la musica ad alto volume (abbassa solo per matematica e scienze), pensa forse di iscriversi a Ingegneria Civile. La madre scrive, dopo aver studiato al Piccolo e aver insegnato molti anni ora fa la drammaturga (un suo personaggio è una grassa molto contenta, Olga), vive sola con la figlia e da sempre le spiega la vita con i testi delle canzoni, ben gestisce tante piante nei terrazzi e tanti libri dentro, mantiene una chioma lunga più di cinquanta centimetri, anoressica mentale di rado, per il resto sempre alla ricerca di qualcosa. Una svolta importante della loro vita ebbe luogo dieci anni prima, Meri era piccola ed esile con lunghi capelli chiari, il padre si trovava ancora con loro. Erano in vacanza a Berceto in provincia di Parma, per raccogliere semi e funghi, a fine agosto. Nello stesso bell’albergo c’era un gruppo di ragazzi appassionati di motocross, s’innamorò infantilmente di uno di loro, Davide; poi ci fu un incendio, si ustionò una mano, pur riacquistandone poi lentamente le funzioni; ebbe altri traumi uditivi, avendo poi maturato una maggiore sensibilità a ogni ronzio (soprattutto di mosche e api). E, dopo, i suoi si separarono. Meri e Sara sono carine e intelligenti; non si drogano, non fumano, non soffrono d’anoressia; si raccontano sempre (quasi) tutto. Ora c’è qualcuno che lascia fogliettini e messaggini anonimi per Meri, s’industriano per capirci qualcosa.

La scrittrice di talento Elisabetta Bucciarelli continua la sua ricerca narrativa (amante della poesia) con trame di coppie, qui madre-figlia soprattutto, e accorto uso delle parole, riferite a fattori biotici chiave, qui semi e api, per sostanziose ragioni che emergono dal diario, e soprattutto qui il mitico cantautore compositore gay leader dei Queen, sentimentalmente Freddie (1946-1991). Non a caso, è il terzo volume della collana di musica narrata (curata da Biondillo e Tonti) “Note d’autore”, dedicata alle colonne sonore proprie di personalità del mondo della cultura letteraria: non saggi o biografie, racconti (anche) della storia d’amore di uno scrittore con la musica. Entrambe le protagoniste femminili hanno spunti autobiografici, anche se la prima persona è assegnata a chi ne ha meno. La libera ricostruzione della mappa emotiva riguarda perlopiù proprio Meri. Il titolo fa riferimento all’incontenibile bisogno d’innamorarsi e di amare, all’incontrollabile sentimento dell’amore (nell’aprirsi e nel chiudersi), alla reciprocità e singolarità di alcuni effetti. La dedica appunto consegue: “stimo solo chi ha molto amato”, una frase che a un certo punto Meri prende da Olga, uno dei personaggi “inventati” dalla Mamma, che ora sta scrivendo un testo teatrale, protagonista un adolescente che minaccia di farsi fuori nel bagno del liceo. Meri, dal canto suo, riflette intensamente sull’autore dei biglietti, il primo in una busta sigillata, frasi scritte a mano di qualcuno che la conosce bene, condivide gusti d’ascolto e di lettura. L’indagine la porta a creare occasioni d’incontro, a cercarlo, a farsi cercare, a produrre un movimento di imprevedibili svelamenti d’identità e di relazioni.

Francesca Sgorbati Bosi

«A tavola coi re. La cucina ai tempi di Luigi XIV e Luigi XV»

Sellerio

464 pagine, 20 euro

Francia. Seicento e Settecento del millennio scorso. La traduttrice e saggista Francesca Sgorbati Bosi (Cesena, 1958) continua a deliziarci su storia e cultura del XVIII° secolo, questa volta portandoci “A tavola coi re. La cucina ai tempi di Luigi XIV e Luigi XV”. Durante il regno del Re Sole la cucina iniziò ad assumere inaudita importanza, non più solo per la sopravvivenza ma anche per la cultura dell’intera Francia, da esportare nel mondo, con successo per molti decenni a venire. I due regali periodi sono trattati separatamente, seguendo l’identica sequenza degli argomenti: gusto, salute, morale, scienza, polemiche; cosa-dove-quando-come si cucinava e mangiava; reggia casa (e fuori) tugurio; ricettari e libri enogastronomici; politica letteratura filosofia arte aneddoti; con adeguato spazio per le bevande (più o meno alcoliche) e soprattutto per quel vino che già da secoli svolgeva funzioni dietetiche, igieniche, curative e simboliche.

 

Alberto Manzi

«Non è mai troppo tardi. Testamento di un maestro»

92 pagine per 7,50 euro

Rai. 1960-1968. Alberto Manzi (1924-1997) condusse il programma della televisione pubblica “Non è mai troppo tardi”, ideato in collaborazione con il ministero della Pubblica istruzione per contrastare l’analfabetismo. La trasmissione ebbe tale successo che riuscì a far prendere la licenza elementare a quasi un milione e mezzo di italiani e venne riprodotta all’estero in ben 72 Paesi. In precedenza Manzi aveva innanzitutto insegnato in carcere a Roma, poi intrapreso una promettente carriera universitaria, interrotta per fare il maestro a scuola, compiere ricerche internazionali (soprattutto in America Latina), preparare testi per ragazzi. Qualche mese prima di morire, il 13 giugno 1997 realizzò una video-intervista con Roberto Farné (oggi ordinario di Didattica a Bologna) che negli ultimi quindici anni molto ha scritto sul ruolo educativo della televisione e su Manzi. Dopo un’esplicativa introduzione, il volume raccoglie la trascrizione dell’intervista al bravissimo educatore.

 

Luca D’Andrea

«Lissy»

Einaudi

428 pagine per 19,50 euro

Inverno 1974. Sud Tirolo. La bella 22enne Marlene Taufer in Wegener, occhi blu malinconia, affascinante neo accanto alle labbra, sta derubando la cassaforte nella villa del 42enne marito Robert, potente crudele boss della zona, capo della malavita, ormai legato al temibile segreto Consorzio. Lo ha tradito pensando a Klaus, nonostante fosse pedinata ovunque. Prende gli zaffiri, ha l’inseparabile vecchio libro dei fratelli Grimm e fugge con la Fiat 130 avuta in regalo. Acquista una Mercedes W114 dallo sfasciacarrozze, però sbanda e vola fra gli alberi nella scarpata innevata. L’uomo di fede Simon Keller l’estrae viva dall’auto, la porta al secolare maso dove accudisce maiali; pulisce e ricuce le ferite, la cura con infuso di papavero; la nasconde all’ira funesta del marito che la cerca ovunque, con rabbia malvagia, con uomini di fiducia. Seconda buona prova per Luca D’Andrea (Bolzano, 1979), “Lissy”, in terza varia su fuggitivi e cacciatori, di ogni risma, Premio Scerbanenco 2017.

 

Donato Carrisi

«L’uomo del labirinto»

Longanesi

394 pagine, 19 euro

Un non-luogo: una città dove, a causa delle alte proibitive temperature, le autorità raccomandano alla popolazione di dormire di giorno e tengono aperti solo di notte uffici pubblici, tribunali e scuole, con conseguenti turni di ospedali, polizia e vigili del fuoco, orari di società private, negozi e centri commerciali; nomi e cognomi meticci, anglofoni perlopiù. Oggi: i giorni apocalittici dei cambiamenti climatici globali contemporanei. La 13enne Samantha Sam Andretti era stata rapita il 23 febbraio di quindici anni prima, faceva la seconda media, giocava a pallavolo e uno dei ragazzi più carini della scuola proprio quel giorno aveva chiesto di parlarle tramite interposti amici. Stava verificando fondotinta e capelli (castani) sui finestrini a specchio di un minivan bianco; qualcuno con una maschera gigante di coniglio l’aveva trascinata dentro, rinchiusa, tenuta poi in cattività in una specie di labirinto, con efferatezze varie (sevizie, abusi, inganni e giochi crudeli). Ora, non si sa come, è riuscita a fuggire, nuda, con tante escoriazioni e una gamba rotta; l’hanno portata in ospedale; gli immensi cumuli di farmaci ipnotici e la lunghissima durata di prigionia grigia (ha addirittura partorito?) renderanno lento e incerto il recupero fisico, psicologico, sociale. L’investigatore privato Bruno Genko ascolta la notizia, a suo tempo aveva cercato il sadico per conto del padre, era uno dei pochi casi che non aveva risolto. Ora è a fine corsa e ritira fuori le carte, cerca i poliziotti coinvolti nel caso. Sono appena scaduti i due mesi di vita che i medici gli hanno dato per la sua incurabile malattia (un batterio infetto nel pericardio). Ogni attimo in più è un’incognita e una sorpresa. Li dedicherà a indagare e, a fatica, troverà tracce per capire chi possa essere il coniglio, uno fra i tanti che purtroppo si dedicano a schiavizzare i figli del buio.

L’ottimo sceneggiatore – originariamente – Donato Carrisi (Martina Franca, 1973) ha avuto enorme mondiale successo dal suo peculiare modo di raccontare il lato oscuro della mente umana, sia con i premiati romanzi (dal 2009, questo è l’ottavo) sia con il recente film (del 2017, tratto dal sesto). I protagonisti sono i due sopravvissuti, narrati in terza varia (talora in prima la ragazza che non è certa di poter e voler davvero ricordare quanto accaduto) anche se vien presto fuori che anche Mila, Maria Elena Vasquez (eroina di due precedenti libri), stava indagando sul caso e che “l’uomo” del titolo è il rapitore carceriere, evidentemente uno di quelli con una vita normale, in apparenza. Pare siano tanti nel mondo i casi di bambini segregati in tane sotterranee, sepolti vivi da sadici “virtuosi” che non si accontentano di uccidere, si nutrono della paura permanente che inducono, vogliono costringere le vittime ad atti abominevoli, tenerle plagiate, consolandole (e consolandosi così) per il fatto di essere dei mostri. Alla lunga, il grigio rende mansueti. Come nelle opere precedenti, il mostro genera mostri, il meccanismo è a terribili scatole cinesi, si è sempre dentro una pessima matrioska russa più grande, anche se non è possibile rendersene conto ogni volta. L’ambientazione è di edifici, strade, ponti, paludi, campagne, neve, pioggia, sole; niente di denominato geograficamente, niente mappe, niente che consenta di rassicurarci. Il primo autentico “labirinto” è sempre nella nostra mente, lì l’autore vorrebbe portarci, dove i nomi non hanno alcuna utilità e, come dice la suora, “Dio è un bambino, non lo sapeva? Per questo quando ci fa del male non se ne rende conto”. Bruno si diletta ancora un poco con la tequila e il Bach di Glenn Gould.

«Il quaderno dei conti di casa. Lo zen e l’arte del risparmio ecologico e solidale»

Altra Economia edizioni

192 pagine per 13.90 euro

Italia. Di giorno in giorno. I “conti” hanno almeno duplice significato: sono entrate e uscite in quantità di ciascun nucleo (anche collettivo pubblico, o individuale), indicano qualità e priorità pratiche ed etiche delle merci usate. Ispirandosi al kakebo giapponesi, sottolineando consumi equi e solidali, la cooperativa che da quasi venti anni edita il mensile Altreconomia ha realizzato un utilissimo volume per tenere in ordine il bilancio (consapevolezza, puntualità, squilibri) e creare le condizioni per rendere più sagge e sostenibili alcune abitudini (autodisciplina, stile di vita, indipendenza dalla pubblicità, opzioni ecologiche, meditazione). Dal 2018 in avanti ogni anno è buono; ciascuna doppia pagina indica mese e settimana (spese, scadenze, eventi, consigli); ogni tanto alcune schede compilate da esperti dell’associazionismo intervallano la sequenza (risparmio, denaro, vestiti, igiene e pulizia, cibo, viaggi, cultura, tecnologia, mobilità, salute, energia, ambiente).

 

Alessandro Ottaviani

«Stephen Jay Gould»

Ediesse

216 pagine, 12 euro

New York, 10 settembre 1941 – 20 maggio 2002. Consiglio di approfondire la conoscenza di Gould, uno dei grandi scienziati del Novecento, straordinario divulgatore scientifico. Famiglia laica (ebrea non osservante), padre stenografo marxista e madre artista di origini ungheresi, “graduato” nel 55, diplomato nel 58, buon corista e fanatico del baseball, laureato nel 63 in geologia, mogli e figli. Paleontologo per vocazione e professione, dal 71 teorizzò con Eldredge gli “equilibri punteggiati” (in alternativa al “gradualismo filetico”) per connettere evoluzione della biosfera, selezione naturale, speciazioni. Dal 73 ottenne la cattedra ad Harvard, formatore di tanti nuovi zoologi, biologi, scienziati, protagonista del dibattito culturale internazionale anche attraverso meravigliosi libri (alcuni tradotti in italiano). Il giovane filosofo della scienza Ottaviani ha scritto una chiara e utile biografia intellettuale con finestre di approfondimento, ottimo glossario, curata bibliografia.

Redazione
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