Cesena, come passare da veranda ad arroganza in 100 giorni

Villa Silvia di Lizzano: la diffida di Davide Fabbri al sindaco Paolo Lucchi

Sono passati più di 100 giorni dalla mia prima segnalazione (*). Nessuna risposta è arrivata dal Comune di Cesena. Siamo alle solite. Non sopporto l’assenza di trasparenza e i ritardi nel dare le opportune risposte ai cittadini, dimostrazione di un esercizio di potere autoritario e arrogante. Inqualificabile il comportamento del sindaco Paolo Lucchi: sono passati più di tre mesi dalla mia prima segnalazione e nessuno dell’amministrazione comunale è stato incaricato a rispondere. Tace il sindaco, zitti gli assessori, muti i dirigenti, silente il Comandante della Polizia Municipale, ai quali è stata consegnata la mia prima comunicazione il 19 aprile scorso.

Oggi ho presentato una diffida. Non mi faccio prendere dalla stanchezza e chiedo al sindaco di adoperarsi affinché gli uffici comunali competenti e il Corpo di Polizia Municipale facciano una verifica puntuale sulla regolarità della costruzione della veranda identificata come «sala polivalente», utilizzata prevalentemente per la ristorazione.

Questo il testo della diffida odierna inviata al sindaco Paolo Lucchi:

Premesso che:

  • In data 19 aprile 2017 ho presentato segnalazione come da mail posta in fondo alla presente;

  • a distanza di oltre 100 giorni non ho avuto nessuna risposta scritta in relazione alla suddetta segnalazione;


    DIFFIDA

    il responsabile del procedimento del competente servizio a compiere gli atti oggetto del dovere del suo ufficio, ad esporre le ragioni del ritardo della risposta al sottoscritto entro il termine di 7 giorni dalla ricezione della presente comunicazione, inviando mail alla mia casella di posta elettronica, con l’espresso avvertimento che, in difetto, sarà presentato un esposto alla competente autorità giudiziaria.

Cesena, 2 agosto 2017

LA MAIL PRECEDENTE

Gestione privatistica di bene storico vincolato: Villa Silvia-Carducci di Lizzano di Cesena: irregolarità e gestione allegra di denaro pubblico. Come fa ad essere regolare il “pavillon” usato per attività di ristorazione in assenza del parere della soprintendenza?

Lettera aperta di Davide Fabbri al sindaco di Cesena Paolo Lucchi. Chiedo al primo cittadino di adoperarsi affinché gli uffici comunali competenti e il Corpo di Polizia Municipale facciano una verifica puntuale sulla regolarità della costruzione di una struttura denominata “pavillon”, “sala polivalente”, utilizzata prevalentemente per la ristorazione.
Pare che non sia stato rilasciato idoneo permesso di costruire da parte degli uffici tecnici competenti del Comune di Cesena.
Nei fatti vi sarebbe un aumento importante e irregolare di cubatura in assenza di concessione edilizia.
Tale struttura viene utilizzata soprattutto per attività di ristorazione, essendo collegata alla cucina interna alla Villa Silvia Pasolini Zanelli di fondazione settecentesca: ultimo pranzo organizzato, quello di Pasqua 2017, con menù a 30 euro a persona.
Nei depliants pubblicitari-turistici dei gestori di Villa Silvia – AMMI cioè Associazione Musica Meccanica Italiana del presidente Franco Severi – si afferma che «è offerta la possibilità di organizzare pranzi, cene, buffet e altri appuntamenti enogastronomici». Il tutto all’interno di una struttura che non ha ricevuto le necessarie autorizzazioni da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali, Architettonici e Storici.
Gli immobili di Villa Silvia fanno parte di un complesso monumentale. Sono un bene pubblico comunale, storico e vincolato. Le leggi vigenti in questo Paese – Cesena ne fa comunque parte – affermano che l’esecuzione dei lavori e le opere di qualunque genere sul complesso monumentale di Villa Silvia sono da sottoporre a preventiva autorizzazione della competente Soprintendenza. Normative disattese, ancora una volta con questa amministrazione comunale.
Altro aspetto inquietante. L’associazione AMMI del potente presidente Franco Severi (ex imprenditore della Mase, uomo dell’influente Davide Trevisani, del Gruppo Trevi ed ex presidente di CRC) ottiene una barca di soldi – per me ingiustificati – dal Comune di Cesena: 70.000 euro nel triennio 2016-2018; di cui 40.000 euro per spese utenze e manutenzione ordinaria e 30.000 euro per sostegno ad attività culturali, molte delle quali sono a pagamento per i cittadini utenti! Il tutto avviene attraverso una convenzione approvata dalla Giunta comunale nel febbraio del 2016, concessione di beni pubblici che scade nel 2025. Il gestore di Villa Silvia riceve tanti soldi da sponsor privati, che supportano l’iniziativa dell’intraprendente democristiano Franco Severi: le aziende che fungono da sponsor sono il Gruppo Trevi di Davide Trevisani, la holding della carne Amadori spa, Cassa Risparmio Cesena spa, Fondazione Cassa Risparmio Cesena, Romagna Iniziative, Mase, Assicurazioni Generali, Credito di Romagna, Jolly Service, Confcommercio, San Vittore Costruzioni.
La gestione allegra di danaro pubblico da parte della Giunta comunale del sindaco Paolo Lucchi è evidente: vengono elargiti al gestore di Villa Silvia ben 70.000 euro in tre anni come sostegno economico alle attività gestionali “socio-culturali” (sic) di Villa Silvia. Attività che prevedono persino un pagamento da parte dell’utilizzatore del servizio: la tariffa d’ingresso è 4 euro a persona, per animazione guidata alla stanza del Carducci (quante visite in 1 anno?) e per una mostra permanente di strumenti musicali meccanici – che nulla hanno a che vedere con il lascito degli eredi Pasolini Zanelli – che fanno parte della Fondazione Franco Severi onlus. L’eclettico Franco Severi ha infatti una Fondazione intestata … a Franco Severi!
Chiudo con una annotazione storico-culturale. La Villa Pasolini-Zanelli è famosa per essere stata salotto della borghesia fra il 1800 e il 1900, possedendola i conti faentini Pasolini-Zanelli, per aver ospitato intellettuali come Giosuè Carducci e Alessandro Bonci. Ne sono certo: entrambi si rivolteranno dalla tomba dopo aver letto questa mia inchiesta. E non credo che gli eredi tuttora viventi siano contenti di questa attuale gestione del bene pubblico, donato da un privato al Comune. Il lascito di donazione del bene al Comune di Cesena parla chiaro. Il lascito ha preso una brutta piega. E’ completamente disatteso. Ma su questo spinoso aspetto, ne riparleremo, dato che oggi son stato prolisso.

Cesena, 19 aprile 2017

(*) cfr Cesena, la veranda inveroconda

LE FOTOGRAFIE SONO DI DAVIDE FABBRI.

Davide Fabbri

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