Salvataggi in mare: il caso della Iuventa e l’attacco alle ong
di Benigno Moi
«…siamo solo un gruppo di ragazzi che vuole dare una mano ed essere parte della soluzione, non del problema»
La Procura di Trapani ha aspettato solo un giorno. Il 31 luglio il ministero dell’Interno impone alle Organizzazioni Non Governative che operano nel salvataggio a mare nelle acque di fronte alla Libia di firmare il “Codice di condotta” che regolamenta, in 13 punti, le attività di salvataggio nel Mediterraneo.
La maggioranza delle ONG, fra cui Medici senza frontiere (Premio Nobel per la Pace 1999) dichiarano di non accettare molti dei punti contenuti nel codice e non firmano. Il ministero di Marco Minniti nel comunicato emesso alla fine dell’incontro con le ONG dichiara, fra l’altro: «l’aver rifiutato l’accettazione e la firma pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse» 1
Il 2 agosto la Procura di Trapani mette sotto sequestro giudiziario l’imbarcazione Iuventa, dell’organizzazione tedesca Jugend Rettet, impegnata da mesi nell’attività di soccorso davanti alle coste della Libia e fatta conoscere agli italiani da un servizio della trasmissione RAI 2 di Enrico Lucci e Valentina Petrini, «NEMO, nessuno escluso», proprio nella prima puntata del programma di Rai 2 http://www.raiplay.it/video/2016/10/Davide-e-Matteo-quotFilmmakersquot-030e5c17-3208-465c-8087-38b67cb43739.html
Tutto questo nonostante: «i più alti gradi della Marina militare, della Guardia costiera e della Guardia di finanza, escludono che siano mai emerse prove di rapporti tra Ong e trafficanti, sottolineando la piena collaborazione in quel tratto di mare tra organismi di coordinamento, imbarcazioni statuali e navi delle associazioni umanitarie. Anche la magistratura siciliana, nel corso delle audizioni, riconosce la sostanziale correttezza delle Ong».2
Quali sono allora le ragioni vere del “giro di vite” volute dal governo italiano e dalla comunità europea nei confronti delle ONG? Non si tratta solo di farsi dettare l’agenda dal populismo delle destre xenofobe, non si tratta solo del tentativo di forzare il coinvolgimento degli Stati di appartenenza delle stese ONG, come sembrerebbe indicare uno dei 13 punti del Codice.3 Di fatto siamo di fronte a qualcosa di più profondo, che va ad incidere su alcuni dei princìpi che davamo per acquisiti e scontati, e su cui si pensava si dovesse riconoscere la nostra civiltà giuridica e morale.
“Indurre a sospettare che il bene possibile, rappresentato da un’attività umanitaria, possa rivelarsi un male contagioso – i soccorritori alleati ai carnefici – contribuisce potentemente a ridurre in macerie princìpi fondamentali”.4 E si mette in discussione il valore della cosiddetta legge del mare, «quell’obbligo-diritto-dovere al soccorso e al salvataggio come valore irrinunciabile»5. Ma non solo: «È da un ventennio almeno che si assiste a forme di pressione sulle organizzazioni non governative da parte di diversi livelli istituzionali – europei, nazionali e internazionali – affinché il Diritto internazionale dei diritti umani venga ricondotto all’interno delle compatibilità politiche di Stati e governi (…)».
È dalla “guerra umanitaria” del Kosovo, infatti, che comincia questa tendenza che ha come obiettivo quello di far perdere progressivamente alle Ong le loro caratteristiche di base quali l’indipendenza e la neutralità, valori fondativi in coerenza anche con le Convenzioni internazionali che regolano queste attività. Chi non ricorda la progressiva sostituzione delle organizzazioni civili con i militari durante la campagna afgana seguita all’11 settembre o la scorta dei carabinieri alla Croce rossa italiana berlusconalizzata in Iraq?”.
Ed è sconfortevole l’unanimità, o quasi, con cui la stampa affronta la questione delle operazioni di salvataggio, agendo da megafono acritico dei luoghi comuni più beceri, delle accuse leghiste o di qualche giudice voglioso di protagonismo che poi ammette di non avere alcuna prova per le sue accuse. Non chiedendosi da dove stiano fuggendo le persone soccorse in mare e trovando la soluzione nel riconsegnarle a pseudo governi libici (quale Libia?) più o meno riconosciuti dai governi occidentali, scopertamente complici dei veri trafficanti.
Che poi, se vogliamo ragionarci un po’ con la mente serena, se dovessimo fare una graduatoria degli “autori delle nefandezze” coinvolti nel fenomeno delle migrazioni: fra le multinazionali che impoveriscono e avvelenano i Paesi di partenza dei profughi; la Banca Mondiale che strozza col debito i Paesi del “Terzo Mondo”; i produttori/venditori/utilizzatori delle armi che restano il motore della nostra economia; i dittatori grandi e piccoli che lasciamo a governare per conto dei nostri affari quei Paesi, dove esportiamo le nostre immondizie; i bravi cittadini europei che vanno in Africa, Asia e Sudamerica in cerca di ragazzini/ragazzine…. Siamo proprio certi che fra tutti i soggetti coinvolti in questa inumana catena, collocheremo proprio gli scafisti nel gradino più basso? Sono l’ultimo anello, arrivano quando l’unica operazione possibile è strapparli ai lager, danno quella speranza – o illusione di speranza – che invece dovrebbe essere assicurata con i canali ufficiali di accoglienza. Lo fanno per soldi, come lo facevano le mammane quando l’aborto era illegale. Figure che spariscono quando si elimina la domanda.
https://www.youtube.com/watch?v=Mh0DzhlGTyA
COLONNA SONORA CONSIGLIATA
WALTZ DEGLI SCAFISTI (le luci della centrale elettrica, dall’album «Terra»)
In una città cinese in Africa / una cometa è caduta in una zona disabitata / senti la distanza nel cammino / tra le tue origini e il tuo destino / senti le profezie i canti dei muezzin e delle tifoserie / in una città italiana in Argentina / il vulcano ha coperto di cenere le macchine della zona / tu sei l’unica con gli occhi chiari / non si sa da dove vieni parli di viaggi interstellari / senti sono mie tutte le cantilene le carte nautiche e le fantasie / gli scafisti si orientano con le stelle / le nostre storie sono troppo belle / non cercare di capirle / in una città indiana in Australia / guarda il sole tramontare in una cava mineraria / onde alte come una frontiera / mucche sacre energie rinnovabili ogni sera / senti le poesie è un canto di sirene e di suonerie / in una base americana sulla Luna / portano pesi leggeri portano fortuna / i bambini hanno nomi di divinità / anche i tuoi occhi chiari si abitueranno all’oscurità / senti sono mie le coperte termiche dorate le stelle sparpagliate e le tecnologie / gli scafisti si orientano con le stelle / le nostre storie sono troppo belle / non cercare di capirle.
ALTRI LINK UTILI (e sotto una piccola nota della “bottega”) RIPRESI DA “COMUNE INFO”
E COME MEZZO DI DISSUASIONE, LA MORTE
Dedicato a chi resta in città. Provate a leggere questa storia, e fate conto di essere sotto l’ombrellone a fare cruciverba, rebus ma soprattutto il gioco delle differenze. Pronti? La parola chiave è “dissuasione” e le due scene si svolgono tra i flutti del Mediterraneo e nell’arido deserto alla frontiera tra Usa e Messico. Nel sonnolento villaggio di Arivaca, 700 abitanti, non succedeva mai niente. Adesso, magari c’entra qualcosa Trump, è diventato un campo di addestramento per imponenti dimostrazioni di forza degli Stati Uniti: posti di blocco, elicotteri, camionette e fuoristrada pieni zeppi di uomini armati fino ai denti. Il problema è che quelli di Arivaca, attraverso Ong come No Más Muertes oppure nelle loro case, insistono a voler assistere i migranti che attraversano il deserto della Sonora. Offrono alimenti, acqua, primo soccorso e un luogo dove poter riposare. Sanno bene che questo fa la differenza tra la vita e la morte in queste zone assolate dell’Arizona, a 18 km dal confine col Messico, dove resti umani si trovano ogni tre giorni. Non garantire la sopravvivenza è invece parte della strategia migratoria Usa da diversi anni; il governo la definisce “prevenzione per mezzo della dissuasione”. Lisa Jacobson e altri volontari da questo lato del confine, la chiamano invece “dissuasione per mezzo della morte”. (Laura Carlsen )
L’EUROPA HA BISOGNO DI QUEI MIGRANTI
Scrive Guido Viale : ” L’Europa ha bisogno dei migranti e per “integrarli” deve innanzitutto offrire a loro e, insieme, ai 25 milioni di disoccupati creati con la crisi, un lavoro. Per mettere tutte quelle persone al lavoro ci vuole un grande piano di investimenti diffusi. Quel piano è la conversione ecologica, come prescritto dagli impegni presi al vertice di Parigi. Ma è un piano che non può riguardare solo l’Europa: deve coinvolgere anche i paesi di origine dei nuovi arrivati: non si tratta di “aiutarli a casa loro”, bensì di aiutarli qui in Europa (che non è “casa nostra”) ad aver voce e a rendersi parte attiva della pacificazione dei loro p aesi in guerra; e, quando potranno tornarvi (e molti non aspettano altro), della loro ricostruzione, del loro risanamento ambientale e sociale, della loro conversione ecologica, con progetti e interventi analoghi a quelli da sviluppare qui.”( Guido Viale )
IL GOVERNO IDENTITARIO
È già fallita Defend Europe, la missione promossa dalla Generazione Identitaria dell’estrema destra europea per ostacolare il salvataggio dei migranti di fronte alle coste libiche. Non solo perché le proteste degli antirazzisti, da Catania a Tunisi, stanno rispondendo in modo adeguato a quel disegno criminale ma perché il governo italiano li ha preceduti, con ben altro spiegamento di forze, nello svolgimento di quella stessa funzione. Certo, per fregiarsi definitivamente del prestigioso primato europeo nell’abbandono di migliaia di persone nelle acque del Mediterraneo centrale – per non parlare dei migranti condannati per anni alle torture nei lager libici – c’è ancora da sbaragliare la temibile concorr enza di Macron. Ma il giovane avventuriero francese non ha né l’esperienza sul campo, né la fantasia per inventare un dispositivo letale come il Codice di Condotta Minniti (Fulvio Vassallo Paleologo )
UNA PICCOLA NOTA DELLA “BOTTEGA”
Chi oggi leggerà «il manifesto» e «Il fatto quotidiano» (cioè gli unici due quotidiani italiani che, pur pieni di difetti, non hanno padroni in redazione) vedrà che sulla questione Iuventa/ong dicono… l’opposto. Non solo gli editoriali di Luigi Manconi e Marco Travaglio si schierano su barricate contrapposte ma anche le cronache di questi due quotidiani (da sempre fuori dal “coro”, è bene ribadirlo) raccontano – o selezionano – notizie che sembrano appartenere a due mondi differenti. Così in questa grande cagnara è sempre più difficile distinguere i fatti (pochi) dalle interpretazioni (molte): la “bottega” ovviamente ci proverà ma sarà un lavoro lungo. Aiutateci: con articoli, proposte, commenti, link… Come abbiamo già scritto e come ribadisce qui sopra Benigno Moi qui non crediamo che le ong siano “il vero problema” e che dunque si parli tanto di loro – e si indaghi – per non dover ragionare su altre questioni, politiche, economiche e di umani diritti: nei Paesi di migranti e profughi ma anche qui dove viviamo, nell’Occidente che noi pensiamo giusto chiamare Uccidente. [db]
N O T E
Francesco Bechis, Ong e migranti, ecco chi firma e chi non firma, formiche.net, 01 /08/2017
Luigi Manconi, La velenosa tendenza a lordare tutto, il manifesto 1 agosto 2017
• Informare costantemente lo Stato di bandiera dell’attività intrapresa dalla nave.
Luigi Manconi, id.
Luigi Manconi, id.
per un “errore tipografico” è sparita la nota di riferimento ai seguenti due brani: È da un ventennio almeno che si assiste a forme di pressione sulle organizzazioni non governative da parte di diversi livelli istituzionali – europei, nazionali e internazionali – affinché il Diritto internazionale dei diritti umani venga ricondotto all’interno delle compatibilità politiche di stati e governi (…) “È dalla «guerra umanitaria» del Kosovo, infatti, che comincia questa tendenza che ha come obiettivo quello di far perdere progressivamente alle Ong le loro caratteristiche di base quali l’indipendenza e la neutralità, valori fondativi in coerenza anche con le Convenzioni internazionali che regolano queste attività. Chi non ricorda la progressiva sostituzione delle organizzazioni civili con i militari durante la campagna afgana seguita all’11 settembre o la scorta dei carabinieri alla Croce rossa italiana berlusconalizzata in Iraq?”. presi da: Raffaele K. Salinari, Giro di vite sul lavoro umanitario, il manifesto 3 agosto 2017
Valuto importante contribuire a diffondere il comunicato stampa di EMERGENCY che in maniera molto efficace denunzia la nuova e dirompente situazione che si vuole rendere operativa nel Mare Mediterraneo , di respingimento degli Umani che fuggono da guerre, carestie, e disastri ambientali:
LA DECISIONE DEL GOVERNO ITALIANO DI INVIARE NAVI MILITARI IN LIBIA È UN ATTO DI GUERRA CONTRO I MIGRANTI
Il codice di condotta per le ONG che operano nel Mediterraneo mette a rischio la vita di migliaia di persone e costituisce un attacco senza precedenti ai principi che ispirano il lavoro delle organizzazioni umanitarie.
Emergency è impegnata da anni nell’assistenza a migranti, profughi e sfollati in paesi in guerra come in Italia; pur non essendo attualmente coinvolta in operazioni di ricerca e salvataggio in mare, Emergency ritiene inaccettabile il codice di condotta imposto dal Governo Italiano alle organizzazioni umanitarie impegnate nelle azioni di SAR.
In particolare, la richiesta di consentire l’accesso a bordo di personale militare, presumibilmente armato, è di fatto un’aperta violazione dei principi umanitari che sono il pilastro delle azioni delle ONG in tutto il mondo.
Tale concessione rischia di creare un pericoloso precedente che potrebbe essere mutuato in altre realtà dove da anni siamo riusciti a far accettare il principio per cui le nostre strutture di ricovero e cura sono aperte a tutti coloro che hanno bisogno di assistenza, e dove nessuna persona armata può avere accesso. Ciò non ha mai impedito a governi e istituzioni di vigilare sulla correttezza e sulla trasparenza del nostro operato.
Questo codice di condotta è la foglia di fico di un’Europa che continua a dimostrarsi indisponibile, ancora prima che incapace, a gestire questa crisi con responsabilità e umanità. Lo stesso coinvolgimento delle ONG nelle attività di ricerca e salvataggio in mare si è reso necessario principalmente per colmare una lacuna dei Governi europei, che hanno la responsabilità primaria di queste operazioni.
L’unica risposta sembra essere, ancora una volta, quella militare, sia nel Mediterraneo che nei Paesi di origine e transito. Sempre più spesso i fondi italiani ed europei destinati a progetti di sviluppo vengono deviati verso il potenziamento dei sistemi di sicurezza e degli apparati militari di paesi africani per arginare i flussi migratori. Inoltre, per blindare le proprie frontiere, l’Europa non esita a chiudere gli occhi davanti a gravissime violazioni dei diritti umani, in Libia e non solo.
L’invio di navi militari in Libia, approvato oggi dal nostro Parlamento, è l’evidente negazione dei diritti umani fondamentali di chi scappa dalle guerre e dalla povertà. Migliaia di persone verranno respinte in un paese instabile e saranno esposte a nuovi crimini e violenze, senza alcuna tutela.
Solo con un massiccio impegno in politiche di promozione della pace, di cooperazione e di sviluppo si affronteranno le vere cause delle migrazioni. Solo aprendo canali di accesso legali e sicuri per chi cerca rifugio nel nostro continente si garantirà il rispetto dei diritti contrastando la piaga del traffico di esseri umani. Solo proseguendo con le politiche di accoglienza e integrazione che il Governo italiano ha avviato in questi anni, seppur senza un reale sostegno dell’Unione Europea, si potrà assicurare la gestione dei flussi migratori in maniera lungimirante e sostenibile.
COMUNICATO DI FTDES – FORUM TUNISINO PER I DIRITTI ECONOMICI E SOCIALI – RIGUARDO LA NAVE C-STAR DI “DEFENDE EUROPE”
Il Forum Tunisino per i Diritti Economici e sociali FTDES ha lanciato l’allarme, con un comunicato diffuso venerdì, per denunciare la presenza nelle acque tunisine di un “battello razzista”.
Il mezzo in questione , “C-Star”, è una imbarcazione di militanti di estrema destra che vogliono estirpare l’immigrazione clandestina. Si propone di riportare nei porti libici e tunisini i migranti naufragati in mare, all’insegna della “difesa dell’Europa contro l’arrivo dei migranti”.
L’imbarcazione è organizzata dalla rete europea Generazione Identitaria (GI), composta da francesi, italiani e tedeschi per condurre l’operazione “Defend Europe”.
Secondo il comunicato del FTDES il mezzo si sta avvicinando alle coste tunisine: l’organizzazione dichiara di opporsi al suo attracco presso i porti tunisini e chiede al governo di non collaborare con l’equipaggio, razzista e pericoloso. Fa appello a tutte le imbarcazioni e mezzi marittimi affinché denuncino la missione di questo natante, l’appello è rivolto a tutte le associazioni e alle singole persone per una mobilitazione contro l’accesso nelle acque territoriali e in tutti i porti tunisini.
Dall’inizio della sua “operazione” il 7 luglio, la C-Star è stata già bloccata due volte, nel Canale di Suez dalle autorità egiziane perché il capitano non ha fornito l’elenco completo dell’equipaggio (l’obiettivo era quello di attraversare il Canale di Suez per arrivare in Sicilia, dove altri militanti anti migranti attendono di salire a bordo), poi a Cipro dove il capitano e il suo secondo sono stati accusati di detenzione di falsi documenti, come riportato dalla stampa cipriota.
( dalla stampa tunisina, traduzione di “newsletter MEDITERRANEA” a cura Carla Pecis)
** IMPORTANTE ARTICOLO DI FAMIGLIA CRISTIANA. ” CAOS MEDITERRANEO: LE MANOVRE OCCULTE DI DEFEND EUROPE SULL’INDAGINE IUVENTA
http://www.famigliacristiana.it/articolo/caos-mediterraneo-quel-link-occulto-tra-defend-europe-e-l-operazione-iuventa.aspx
Libia. La Lega accettò la guerra solo fino al 30 settembre. Ma se ne dimenticò e il 20 ottobre Gheddaffi fu barbaramente assassinato.
Nel maggio-giugno 2011, quando le sorti della guerra Nato alla Libia erano ancora incerte, la Lega dopo qualche tentennamento accetto’ il rinnovo della partecipazione italiana al conflitto, ma solo fino al 30 settembre 2011.
Nel decreto missioni varato a inizio luglio e votato dal Parlamento prima delle vacanze di agosto, tutte le missioni militari italiane furono prorogate fino al 31 dicembre, meno la missione libica che fu autorizzata fino al 30 settembre. La partecipazione italiana alla guerra, fondamentale perché dalle nostre basi partivano anche bombardamenti di aviazioni di altri paesi Nato, per continuare dal 1 ottobre avrebbe dovuto avere il consenso in un nuovo passaggio parlamentare.
Ma cosi’ non fu, nessuno si accorse della cosa e il governo, Lega compresa, fece finta di niente.
A meta’ settembre lessi il decreto missioni di inizio luglio e segnalai come potevo la scadenza della missione, senza conoscere ancora bene i meccanismi legislativi.
Scrissi una lettera ai giornali pubblicata solo dal Manifesto e, tramite la Rete No War, soprattutto grazie a Marinella Correggia, mandammo messaggi a qualche deputato e senatore del Pd. In quella legislatura non erano presenti in Parlamento ne’ la sinistra ne’ il M5S.
I senatori Pd a meta’ ottobre si accorsero della missione scaduta al 30 settembre, denunciarono la cosa e usci’ una pagina su Repubblica a cui il ministro La Russa rispose che comunque dal 1 ottobre l’ Italia non aveva più svolto operazioni militari e per questo motivo non aveva speso fondi non autorizzati dal Parlamento. Ma fu smentito dal quotidiano che pubblico’ un comunicato del ministero della Difesa che davi i dettagli delle missioni aeree svolte nelle prime due settimane di ottobre.
Era previsto al Senato un dibattito parlamentare al 23 ottobre, ma il 20 ottobre Gheddafi fu barbaramente assassinato dalle milizie libiche sostenute dalla Nato.
Gli ultimi tre mesi del 2011 dell’ intervento italiano in Libia furono autorizzati retroattivamente nel decreto missioni per il 2012 varato dal governo Monti, sostenuto da Forza Italia e dal Partito Democratico.
M.P.
Segnalo l’ hastag twitter #iostoconmsf
UNA PRECISAZIONE, un commento di Salvatore Palidda e alcuni aggiornamenti.
Mi sono dimenticato di scrivere che la vignetta è del sempre bravo DILEM (cioè l’algerino Ali Dilem): grazie all’amico Arezki che me lo ha segnalato.
Salvatore Palidda (la “bottega” pubblicherà DOMANI un suo intervento) mi chiede di postare questo commento. «Dalla pseudo-sinistra al M5S alle destre : tutti sodali contro l’immigrazione; un Paese di fascisti-razzisti nell’Europa proibizionista e protezionista sempre più a destra contro i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani. L’on. ministro Minniti: una logica fascista che agisce per conto dell’Europa probizionista e non a caso si premura di dire: “non è un atto unilaterale di un governo fascista”; ma chi mette le mani avanti così non ha la coda di paglia? “Niente porti a chi non firma!” e così la sua definizione delle ONG che non accettano il suo protocollo di assoggettamento al potere di polizia è: “estremismo umanitario”! La stessa cosa che ha detto il suo amico piddino torinese on. Esposito affermando che “le ONG hanno l’ideologia di salvare vite umane”… come dire che invece chi non ce l’ha fa morire! Tutto chiaro! Da quando Renzi ha scritto la sua nel suo libro (“aiutiamoli a casa loro”) si gioca all’alzo zero. Forse il ministro Minniti aspira a fare le scarpe allo stesso Renzi per imporsi come il nuovo astro politico fra la pseudo-sinistra e anche la destra … Come avrebbe voluto fare quel Violante il quale disse che “i ragazzi di Salò sono uguali ai partigiani”. Da parte sua il M5S non smette di inseguire Lega e destre nella concorrenza fra chi è più anti-immigrati. Così il parlamento italiano è ormai quasi totalmente coerente a difesa del proibizionismo europeo rispetto alle migrazioni… Non resta che organizzare dove si può e quando si può RESISTENZA, solidarietà agli immigrati … senza bisogno di parlarne… PS – Ricordiamo che i signori Minniti e Renzi (come chi li ha preceduti nei governi di destra e di sinistra e con i vari presidenti della Repubblica) hanno sempre violato l’articolo 11 della Costituzione favorendo la produzione e la vendita di armamenti anche di offensiva-strategica sia per volere degli USA via NATO, sia soprattutto per i profitti della lobby militar/poliziesca italo-americana-europea; è noto che questi armamenti -indirettamente – sono arrivati all’ISIS… e ora il signor Minniti pretende erigersi a difensore dell’etica e della difesa del patrio suolo contro le ONG che accusa di complicità con trafficanti e sospetti terroristi! Invece l’Arabia saudita e gli Emirati (con cui trafficano il governo e la Finmeccanica presieduta dal celebre De Gennaro) sono entità morali ineccepibili. Proprio il 2 agosto “Le Monde” ha pubblicato la notizia – quasi ignorata in Italia – che il Qatar ha commissionato sette navi da guerra all’Italia: http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2017/08/02/le-qatar-commande-sept-navires-de-guerre-a-l-italie_5167904_3218.html».
POI.
– Domenico Stimolo segnala giustamente il comunicato di EMERGENCY. Ma oltre alla presa di posizione di MEDICI SENZA FRONTIERE (qui il link: Le ragioni per cui non abbiamo firmato il Codice di Condotta) vale segnalare anche due comunicati di Amnesty: quello del 31 luglio (numero CS190-2017) intitolato: «ITALIA, AMNESTY INTERNATIONAL: “INVIARE NAVI DA GUERRA PER PATTUGLIARE LE ACQUE LIBICHE ESPORRÀ I RIFUGIATI A TERRIBILI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI”» e quello del 2 agosto (CS194-2017): «MISSIONE NAVALE ITALIANA, AMNESTY INTERNATIONAL: ITALIA PRONTA A DESTINARE RIFUGIATI E MIGRANTI VERSO ORRIBILI VIOLENZE NEI CENTRI DI DETENZIONE DELLA LIBIA».
– Purtroppo «Il fatto quotidiano» si sta schierando senza esitazioni (o quasi) con il codice del ministro Minniti che è stato anche intervistato senza un minimo contraddittorio. Assai significativo il botta e (non) risposta fra Loris De Filippi, presidente di MSF, cioè Medici senza frontiere, e Marco Travaglio pubblicato il 5 agosto. Infatti MSF spiega che «l’azione umanitaria non può che essere indipendente e va tenuta distinta da attività militari o di polizia…» e Travaglio non capisce (o finge di non capire) e dunque risponde fischi per fiaschi: frasette a effetto del tipo «ufficiali italiani di polizia giudiziaria che non sono le SS del Terzo Reich» … e dunque bisogna firmare e rispettare in toto quello che ha deciso Minniti.
LA DISCUSSIONE ovviamente RESTA APERTA, grazie A CHI INTERVERRA’ ANCHE IN “BOTTEGA”
Grazie, grazie, grazie per avere scritto tutto questo. E’ fascismo questo che italia ed europa mettono in campo contro i migranti, tutti d’accordo “anneghiamoli a casa loro”, ed è insopportabile. Siete una delle poche voci fuori dal coro
TRE BREVI NOTE PER ULTERIORI RIFLESSIONI
•
Ieri domenica forte mobilitazione a ZARZIS, località portuale nel sud-est della TUNISIA contro l’eventuale approdo della nave razzista C-STAR. Sono scese in mare tre imbarcazioni per effettuare le azioni di contrasto necessarie. L’appello è stato promosso dal “ Collettivo dell’Africa del Nord”. Il Presidente della locale Associazione dei pescatori, nell’evidenziare la grande sensibilità dei pescatori nelle azioni di salvataggio a mare e contro il razzismo, ha svolto un’ importante azione coinvolgendo moltissimi pescatori che hanno partecipato alla protesta. La C—STAR è rimasta la largo.
http://www.tunistribune.com/2017/08/06/la-tunisie-a-un-navire-de-militants-anti-migrants-dextreme-droite/
http://time.com/4889234/tunisia-migration-libya-italy/
• Giorno 6 agosto il quotidiano la Repubblica ha pubblicato i risultati di un sondaggio effettuato nel periodo 21-26 giugno, con un articolo espositivo di Ilvo Diamanti. Tra l’altro viene esposto il risultato di “ Orientamento politico e “simpatia” verso le ONG. La domanda posta era: “ può dirmi quale sentimento suscita in lei la parola ONG”? Il voto poteva essere espresso in una scala da 1 a 10 ( 1 molto negativo, 10 molto positivo).
Ebbene la percentuale di quanti hanno espresso una valutazione uguale o superiore a 7 è la seguente:
PD 39
Sel e altri sinistra 45
FI 27
Lega 16
Fdl e altri destra 13
M5s 17
TUTTI 26
Ebbene il dato, a maggior ragione chiaro per l’estensione e nella formulazione politica ( orientamento e scelta), è proprio disastroso. Il verbo razzista, subdolo e martellante, tramite tutti gli strumenti disponibili è stato distillato in maniera molto proficua, introiettato dai cittadini in maniera velenosa. In poco tempo sono state cancellati i valori fondamentali di solidarietà e rispetto della persona umana ( sanciti dalla Costituzione) che dalla Liberazione hanno costruito la comune coscienza e pratica civile e democratica. Un danno gigantesco! I “valori” della destra sono diventati assolutamente prevalenti, anche con il forte contributo dei nuovi soggetti politici che hanno costruito la propria immagine con lo slogan “ non esiste più né destra né sinistra”.
• FAMIGLIA CRISTIANA continua la sua pregevole opera ( lo dico da laico) di indagine e sensibilizzazione con un nuovo articolo: “ Le ONG salvano le vite, stiamo smarrendo la nostra umanità”. Intervista al presidente della Comunità di S. Egidio:
http://www.famigliacristiana.it/articolo/le-ong-salvano-vite-stiamo-smarrendo-la-nostra-umanita.aspx
SEGNALO TRE ARTICOLI
1 di Marco Revelli su «il manifesto» di ieri [lo incollo sotto]
2 di Alessio Di Florio, intitolato «Migranti, scontro Governo-Ong su Codice di condotta». Lo trovate qui:
http://www.terredifrontiera.info/codice-condotta-ong/
3 di Raniero La Valle sul sito «Grillonews.it»: https://www.grillonews.it/migranti-genocidio-omerta/
—
Migranti, chi infligge colpi mortali al codice morale
Ong. Non era ancora accaduto, nel lungo dopoguerra almeno, in Europa e nel mondo cosiddetto «civile», che la solidarietà, il salvataggio di vi«»te umane, l’«umanità» come pratica individuale e collettiva, fossero stigmatizzati, circondati di diffidenza, scoraggiati e puniti
di MARCO REVELLI
Negli ultimi giorni qualcosa di spaventosamente grave è accaduto, nella calura di mezza estate. Senza trovare quasi resistenza, con la forza inerte dell’apparente normalità, la dimensione dell’«inumano» è entrata nel nostro orizzonte, l’ha contaminato e occupato facendosi logica politica e linguaggio mediatico. E per questa via ha inferto un colpo mortale al nostro senso morale.
L’«inumano», è bene chiarirlo, non è la mera dimensione ferina della natura contrapposta all’acculturata condizione umana.
Non è il «mostruoso» che appare a prima vista estraneo all’uomo. Al contrario è un atteggiamento propriamente umano: l’«inumano» – come ha scritto Carlo Galli – «è piuttosto il presentarsi attuale della possibilità che l’uomo sia nulla per l’altro uomo».
Che l’Altro sia ridotto a Cosa, indifferente, sacrificabile, o semplicemente ignorabile. Che la vita dell’altro sia destituita di valore primario e ridotta a oggetto di calcolo. Ed è esattamente quanto, sotto gli occhi di tutti, hanno fatto il nostro governo – in primis il suo ministro di polizia Marco Minniti – e la maggior parte dei nostri commentatori politici, in prima pagina e a reti unificate.
Cos’è se non questo – se non, appunto, trionfo dell’inumano – la campagna di ostilità e diffidenza mossa contro le Ong, unici soggetti all’opera nel tentativo prioritario di salvare vite umane, e per questo messe sotto accusa da un’occhiuta «ragion di stato».
O la sconnessa, improvvisata, azione diplomatica e militare dispiegata nel caos libico con l’obiettivo di mobilitare ogni forza, anche le peggiori, per tentare di arrestare la fiumana disperata della nuda vita, anche a costo di consegnarla agli stupratori, ai torturatori, ai miliziani senza scrupoli che non si differenziano in nulla dagli scafisti e dai mercanti di uomini, o di respingerla a morire nel deserto.
Qui non c’è, come suggeriscono le finte anime belle dei media mainstream (e non solo, penso all’ultimo Travaglio) e dei Gabinetti governativi o d’opposizione, la volontà di ricondurre sotto la sovranità della Legge l’anarchismo incontrollato delle organizzazioni umanitarie.
Non è questo lo spirito del famigerato «Codice Minniti» imposto come condizione di operatività in violazione delle antiche, tradizionali Leggi del mare (il trasbordo) e della più genuina etica umanitaria (si pensi al rifiuto di presenze armate a bordo). O il senso dell’invio nel porto di Tripoli delle nostre navi militari.
Qui c’è la volontà, neppur tanto nascosta, di fermare il flusso, costi quel che costi. Di chiudere quei fragili «corridoi umanitari» che in qualche modo le navi di Medici senza frontiere e delle altre organizzazioni tenevano aperti. Di imporre a tutti la logica di Frontex, che non è quella della ricerca e soccorso, ma del respingimento (e il nome dice tutto).
Di fare, con gli strumenti degli Stati e dell’informazione scorretta, quanto fanno gli estremisti di destra di Defend Europe, non a caso proposti come i migliori alleati dei nuovi inquisitori. Di spostare più a sud, nella sabbia del deserto anziché nelle acque del Mare nostrum, lo spettacolo perturbante della morte di massa e il simbolo corporeo dell’Umanità sacrificata.
Non era ancora accaduto, nel lungo dopoguerra almeno, in Europa e nel mondo cosiddetto «civile», che la solidarietà, il salvataggio di vite umane, l’«umanità» come pratica individuale e collettiva, fossero stigmatizzati, circondati di diffidenza, scoraggiati e puniti.
Non si era mai sentita finora un’espressione come «estremismo umanitario», usata in senso spregiativo, come arma contundente. O la formula «crimine umanitario». E nessuno avrebbe probabilmente osato irridere a chi «ideologicamente persegue il solo scopo di salvare vite», quasi fosse al contrario encomiabile chi «pragmaticamente» sacrifica quello scopo ad altre ragioni, più o meno confessabili (un pugno di voti? un effimero consenso? il mantenimento del potere nelle proprie mani?)
A caldo, quando le prime avvisaglie della campagna politica e mediatica si erano manifestate, mi ero annotato una frase di George Steiner, scritta nel ’66. Diceva: «Noi veniamo dopo. Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz». Aggiungevo: Anche noi «veniamo dopo».
Dopo quel dopo. Noi oggi sappiamo che un uomo può aver letto Marx e Primo Levi, orecchiato Marcuse e i Francofortesi, militato nel partito che faceva dell’emancipazione dell’Umanità la propria bandiera, esserne diventato un alto dirigente, e tuttavia, in un ufficio climatizzato del proprio ministero firmare la condanna a morte per migliaia di poveri del mondo, senza fare una piega. La cosa può essere sembrata eccessiva a qualcuno. E il paragone fuori luogo. Ma non mi pento di averlo pensato e di averlo scritto.
Consapevole o meno di ciò che fa, chi si fa tramite dell’irrompere del disumano nel nostro mondo è giusto che sia consapevole della gravità di ciò che compie. Della lacerazione etica prima che politica che produce.
Se l’inumano – è ancora Galli a scriverlo – «è il lacerarsi catastrofico della trama etica e logica dell’umano», allora chi a quella rottura contribuisce, quale che sia l’intenzione che lo muove, quale che sia la bandiera politica sotto cui si pone, ne deve portare, appieno, la responsabilità. Così come chi a quella lacerazione intende opporsi non può non schierarsi, e dire da che parte sta. Io sto con chi salva.
1
Nella pagina Facebook del cantautore Vasco Brondi (LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA), è stato messo il link ad un video, realizzato con immagini del film di Rosi Fuocammare, ad accompagnare la sua canzone “Waltz degli scafisti”.
Brondi ringrazia l’ignoto autore del video consigliando la visione del film. Io ho inserito un commento, raccontando che la canzone fu consigliata come colonna sonora di accompagnamento ad un articolo, su La Bottega del Barbieri, che raccontava la storia della Iuventa e parlava dell’attacco di quei giorni alle ONG. Inserendo il collegamento all’articolo e a questo benemerito blog…
questa la pagina: https://www.facebook.com/LELUCIDELLACENTRALEELETTRICA/
il posto e del 6 settembre, il commento del 7.
questo il link al video: https://www.facebook.com/LELUCIDELLACENTRALEELETTRICA/